Il governo italiano, da tempo, recita un mantra apparentemente inattaccabile. “Siamo un esempio per tutti i Paesi del mondo nella gestione della pandemia”. Lo abbiamo sentito dire talmente tante volte da averci iniziato persino a credere. Ma è davvero così che stanno le cose?
Più passa il tempo, più sembra di no. I numeri dei decessi continuano la loro corsa sfrenata, le terapie intensive oscillano tra valori vicini al livello di saturazione, i tracciamenti saltano rendendo impossibile una vera prevenzione del contagio. Tutto questo ha un motivo, una spiegazione che lascia pochi spazi ai dubbi. L’Italia non ha un piano pandemico adeguato a fronteggiare il coronavirus e non ce l’ha perché, negli ultimi quattordici anni, il suo aggiornamento è sempre stato rimandato. Lo ha scoperto un gruppo di dieci ricercatori europei coordinati dall’Italiano Francesco Zambon.
Tutto ha inizio a Venezia, in un distaccamento dell’OMS, dove gli scienziati scrivono un report sulla situazione d’emergenza intitolato “Una sfida senza precedenti; la prima risposta dell’Italia al covid”. Sono 100 pagine dettagliate e documentate, che vengono pubblicate il 13 maggio dall’OMS e che mettono evidenza un aspetto preoccupante: il piano pandemico italiano è fermo al 2006, perciò vecchio, insufficiente e inadeguato. Rimangono online pochissimo e, dopo soltanto qualche ora, vengono cancellate.

Chiaramente, il dossier sparisce per effetto di qualche pressione. Si cerca dunque un mandante per la misteriosa scomparsa e i riflettori si puntano su Ranieri Guerra, numero 2 dell’OMS, ex direttore generale per la salute preventiva del Ministero della Salute e revisore del dossier dissoltosi nel nulla. Sarebbe stato lui, tra il 2014 e il 2017, il responsabile dell’aggiornamento del piano pandemico. Aggiornamento che però, purtroppo, non c’è mai stato.
Secondo il documento, la gestione italiana della pandemia era “improvvisata e caotica”. Un giudizio che si discosta molto da quello ufficiale espresso dal direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, che ha definito l’Italia, nel contrasto alla pandemia, “un esempio scintillante di come con unità nazionale e solidarietà, impegno comune e umiltà, anche la situazione peggiore si può invertire”, esprimendo poi apprezzamento “al Presidente Mattarella, al Primo Ministro Conte, al Ministro Speranza, all’interno governo e al popolo italiano”.

Pareri dicotomici che portano a una conclusione semplice: delle due, l’una. Non possono essere vere entrambe. Certo, il fatto che ora i vertici dell’OMS neghino l’esistenza del documento redatto dalla compagine di Zambon fa pensare che, sotto sotto, ci sia qualcosa da nascondere. Se così non fosse, sarebbe difficile spiegare il velo di omertà disceso sul caso. Il silenzio accompagna i movimenti sospetti dell’Organizzazione che governa la salute globale e collega con un filo rosso i suoi vertici internazionali al governo italiano.

Sì, perché dal vaso di Pandora, aperto oggi dopo quasi dieci mesi dallo scoppio della pandemia, emergono notizie preoccupanti anche per l’attuale esecutivo. I fatti risalgono a inizio febbraio, quando un tecnico che risponde al nome di Stefano Merler studia il virus con i dati messi a disposizione dalla Cina ed elabora un modello matematico con il quale riesce a creare tre scenari possibili per l’Italia. Nel terzo, il più pessimista, viene predetto un numero di morti che oscilla tra i 35 e i 75 mila. Numeri paurosamenti affini alla realtà, se si pensa che oggi i decessi a causa del covid, nel nostro Paese, sono poco più di 62 mila. Lo studio viene girato a inizio febbraio all’Istituto Superiore della Sanità, che lo passa al Comitato Tecnico Scientifico, a cui viene dato il compito di creare un piano pandemico nuovo basandosi su queste prospettive. Il piano arriva, ma il governo lo giudica impraticabile per i numeri di cui dispone la sanità italiana. Lo declassa a semplice scenario, lo infila in un cassetto e vi appone il sigillo di riservatezza. Di nuovo, l’omertà regna sovrana.
La procura di Bergamo sta indagando su tutta la vicenda e sul banco del giudice pendono accuse importanti. Per ora, i più coinvolti sembrano essere Ranieri Guerra e l’attuale Ministro della Salute Roberto Speranza. Sulle loro spalle grava il peso della gestione di una pandemia e, di conseguenza, della vita di migliaia di persone.
Non certo cose da poco.