Vi è differenza sostanziale tra prevedere e prevenire. La previsione, anche al meglio delle sue possibilità (modello matematico, strumentazione, validità dell’orizzonte temporale, capacità professionali), può anche fallire. E se, nei suoi limiti, si dimostra buona e certamente utile per la vita normale, può scontrarsi con tutto quanto va a intersecare le nostre realtà, compreso il pensiero che il meteo è una specie di oroscopo.
La prevenzione, al pari di quella per la salute, non impedisce che si verifichi un evento o un problema, ma ti mette comunque il più possibile al riparo. E questo, naturalmente, vale per il clima come per una pandemia.
Il nocciolo della prevenzione è quanto si è disposti per averla e quanto invece puntiamo sul rischio. Vale a dire, in pratica, quanto vogliamo spendere. Non esistono per questo solo le assicurazioni.
Torno sulla previsione. Se ora prevediamo che New York non avrà molto da temere per un caldo soffocante e che invece gli USA del Pacifico e intorno alle Montagne Rocciose hanno ora e in vista questo problema, non riusciremo per questo a evitare alcunché. In un primo tempo, al massimo, i media diranno di bere, di tenere gli anziani a casa e, se possibile, di evitare di uscire nelle ore più calde. Ma nulla potrà impedire che, a cascata, si verifichino poi le conseguenze più pesanti. Il calore, bellezza, è energia che si libera, sul terreno come in atmosfera.
In quel momento, negli USA come in Europa, si impiegheranno tutti i mezzi e gli uomini disponibili per affrontare e contenere gli eventi. E certamente, in quei frangenti, a parte possibili incapacità organizzative, tutti coloro che sanno lavorare e aiutano e si spendono fino allo stremo, professionisti e volontari, tutti daranno il meglio. L’umanità può e sa ancora essere meravigliosa. Intanto e purtroppo qualcuno ci rimette la pelle o tutto quello che ha.
Poi tutto passa, e se non passa presto ”la colpa è tua, no è tua (in questo momento, non so perché, mi viene in mente la politica), no, erano 8 secoli che non si verificava questo, ma no facciamo dai presocratici, ma no da quando l’uomo camminava a quattro gambe, ma che dite, è tutta colpa del cambiamento climatico, che comunque è indipendente dalla nostra volontà, ma che stai dicendo, no, che stai dicendo tu, vabbè facciamo un convegno e diciamo che entro 10, 20, 30, 50, 100 anni siamo fritti, sì poi se non ci metteremo d’accordo è perché voi fate i virtuosi mentre qui dobbiamo pensare a noi, be’ intanto facciamo una foto di gruppo e stabiliamo la data del prossimo convegno”.
Morale: l’opinione pubblica è sconcertata, qualche titolone mediatico e autorevoli corsivi per far vedere che…, poi speriamo che non si verifichi e qualcuno, sotto sotto o sopra sopra, fa pure gli scongiuri, e che diamine!
E se i più giovani, a milioni e in tutto il mondo, sono invece sensibili, lasciamo che a loro passi, e se c’è Greta, ”ma sì hai visto, ha parlato pure all’ONU, che brava, vedi piange e si arrabbia, merita i titoli… ma poi basta, che palle e la ragazzina non sta bene…Toh, un po’ di fango”.
La prevenzione pulisce pure il fango, è un’altra cosa, è fatta di cervello e resilienza. Ma la domanda base è quella: quanti soldi, pubblici e privati, si è disposti a spendere per contenere al numero più basso la possibilità che accadano certi eventi? Quanto vogliamo investire e mettere una bella fetta di torta sul piatto della vita?
Non si deve pensare che il passaggio dall’epoca del carbonio a quella dell’energia rinnovabile sarà una faccenda semplice, non basteranno a spaventarci le spie rosse sul cruscotto del mondo, non basteranno ghiacci fusi, colossali incendi (molti appiccati), bombe d’acqua e onde anomale. Non ci vorrà solo il tempo per attraversare questo guado di civiltà, né basterà trivellare sempre più nella buccia della Terra per tirarle fuori i micro-organismi di milioni di anni fa e per farne un succo oleoso. No, occorre da subito spendere intelligenza, buonsenso e fantasia inventiva, e molto denaro per scienza e tecnica. E, che dico mai, senza imbrogli e speculazioni!
L’industria, quando è industriosa, mercato sì ma non solo business, ci sa pure fare, arriva spesso prima della politica che è più lenta e macchinosa. Già esistono e si vedono progetti per prevenire, contenere, attraversare la strada sulle strisce pedonali guardando anche bene e senza telefonare. Poi, certo, non puoi prevedere che arrivi a cento all’ora un’auto fuori controllo. Ma intanto stai attento e poi fai altro, vivi.