Le fondamenta della ricerca scientifica si basano sull’accurata raccolta di dati e sulla loro valutazione con metodologie rigorose; solo così si è in grado di validare tesi ed ottenere informazioni attendibili. La circolazione del coronavirus ha spiazzato la popolazione mondiale e l’intera comunità scientifica per la celerità con la quale si diffondeva e mieteva vittime. Gli studiosi, compresa la gravità, si sono messi immediatamente all’opera per contrastarlo ma alcune informazioni necessitano di tempi precisi per poter essere valutate. In una prima fase, infatti, ci si è maggiormente concentrati sull’origine di Sars-Cov-2 e, successivamente, si è passati ad effettuare studi epidemiologi. La ricerca epidemiologica si basa su dati ottenuti da esseri umani ed ha lo scopo di mantenere o ripristinare la salute umana.
Ricerche in tal senso hanno dimostrato che, sia in Italia che in Cina, il virus circolava già prima di dicembre.
I dati ospedalieri parlano chiaro: anomali ed eccessivi casi di polmonite erano stati registrati già tra metà ottobre e inizio novembre.
Per quanto riguarda la situazione italiana, la valutazione dei dati ospedalieri ha messo in evidenza polmoniti anomale prima della scoperta del paziente 1 di Codogno e prima della zona rossa dei 10 Comuni del Basso Lodigiano. Dato ancora più allarmante riguarda Piacenza, dove in una sola settimana, a dicembre, furono registrati 40 casi di polmonite e oltre 102 casi di Covid a Piacenza prima del 21 febbraio, secondo le stime di qualche quotidiano.
Oggi questi numeri, dovrebbero farci riflettere.
Se ci spostiamo in Cina possiamo ricostruire i primi mesi di vita della Covid-19 sulla base di uno studio italiano firmato da scienziati dell’università Statale di Milano. I ricercatori di questo studio epidemiologico-molecolare hanno valutato 52 genomi virali del nuovo agente patogeno e ritengono che la diffusione del virus sia da collocare tra la seconda metà di ottobre e la prima metà di novembre 2019, quando il coronavirus avrebbe cominciato a diffondersi, sebbene avendo effettuato un salto di specie, non si era adattato bene nel nuovo ospite.
Implementata l’efficienza di infezione, la vera accelerazione nella capacità di propagazione del virus sarebbe stata evidente e, quindi datata, nel dicembre 2019. Ulteriori studi su genomi isolati in un periodo più recente sono certamente necessari al fine di confermare tali dati ma anche l’utilità di questa metodica.
In conclusione, possiamo ribadire, ancora una volta, che ulteriori indagini sono in corso per ricostruire la diffusione del coronavirus. Ma oggi, possiamo affermare, quasi con certezza, che Covid 19 sia iniziata settimane o addirittura mesi prima che venissero identificati i cosidetti “pazienti zero”.