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April 17, 2020
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Impreparazione alla pandemia: chi ha sbagliato? Alla ricerca dei colpevoli…

Coronavirus: un reporter-artista in conversazione "speciale" col Prof. Giovanni Rezza, Direttore Reparto Malattie Infettive Istituto Superiore Sanità italiano

David ColantonibyDavid Colantoni
Impreparazione alla pandemia: chi ha sbagliato? Alla ricerca dei colpevoli…

Il Prof. Giovanni Rezza (Immagine ripresa da youtube)

Time: 26 mins read

Sono riuscito a contattare per un’intervista il Professore Giovanni Rezza, attuale Direttore del Reparto Malattie Infettive Istituto Superiore Sanità  italiano,  scienziato e autore di oltre 320 studi e articoli  pubblicati su riviste scientifiche internazionali,  il quale mi ha pregato di esplicitargli attraverso un Whatsapp la questione che intendevo sottoporgli , così gli ho inviato il testo che segue e che può introdurre la conversazione che ne è seguita.

“Professor Rezza ci siamo sentiti poc’anzi,  lei mi ha detto di mandarle un WhatsApp e a questo punto,  direttamente per WhatsApp, le pongo la mie questioni: Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale. Dalla SARS  del 2003 in poi la comunità scientifica ha capito che una pandemia catastrofica era uno dei maggiori pericoli  che sarebbero stati corsi dall’umanità del ventunesimo secolo.

l’Italia recependo le raccomandazioni di molteplici  figure scientifiche e  istituzioni sovranazionali, soprattutto WHO, si dota del  piano di preparazione a una pandemia.

A pagina  6, versione scaricata da sito ISS,  questo piano recita che  l’operatività del Piano sarà valutata con esercitazioni nazionali e regionali, cui parteciperanno tutte le istituzioni coinvolte in caso di minaccia di  pandemia.

La domanda,  che pongo a lei  in quanto Direttore del Reparto Malattie Infettive Istituto Superiore di Sanità dal 2004, quindi da ben 16 anni, reparto che ha preso l’attuale nome solo nel 2009, è questa:  come mai, in 15 anni da che esiste il piano pandemico, queste importantissime esercitazioni nazionali non sono mai state fatte, a parte alcune regioni come Sicilia e Sardegna che le tennero autonomamente, ma specificatamente  in riguardo al pericolo Ebola?  

Esercitazioni  nazionali da cui dipendeva testare l’efficienza della macchina anti epidemica a livello nazionale e regionale,  e da cui dipendeva la verifica del fatto che, ad esempio, fossero stoccati dispositivi di protezione individuali negli ospedali di tutta Italia e impartito un addestramento a Medici e  infermieri,  quanto anche al  personale addetto alle pulizie negli ospedali, ma anche ai membri della protezione civile, come   ad altre forze della sicurezza e di protezione,  che generalmente  cooperano in ambito di crisi,  addestrandone i membri   ad  utilizzare al meglio i DPI  in presenza di patogeni trasmissibili in via  aerea,  cosa che, se fossero stati disponibili,  certamente avrebbe abbattuto drasticamente  la percentuale degli oltre 12000 sanitari che si sono infettati in meno di due mesi di questo evento della pandemia.

Lei in questi 16 anni a capo del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità,  ha mai inoltrato al Ministero della Salute, per esempio, una nota per osservare che appunto non si erano mai tenute queste esercitazioni?  Segnalando  che pertanto l’intero piano  era  negligente nei   suoi snodi strategici? Ad  esempio  che fosse   necessario che con calma L’Italia si preparasse ad affrontare una pandemia, accumulando preventivamente  i dispositivi di protezione individuale nei presidi ospedalieri e impartendo periodico addestramento tramite esercitazioni al personale sanitario?

Se lei lo ha fatto potrebbe darci delle copie di eventuali email con cui allertava negli anni scorsi  il Ministero della Sanità di questa grave negligenza del sistema sanitario nazionale in questo senso?

Le faccio queste domande in virtù della sua posizione dirigenziale nel  Dipartimento  Malattie Infettive,  per cui lei  ritengo  fosse da sempre  a conoscenza dei molti documenti sovranazionali  (WHO) che allertavano e indirizzavano  i governi degli Stati a rimediare alla situazione che vedeva i vari servizi sanitar occidentali,  il nostro in particolar modo,  assolutamente impreparati a uno scenario pandemico, penso ad esempio al Global Security Index.

Lei saprebbe indicarmi chi,  o quale ufficio, nella costellazione degli organismi nazionali giuridicamente obbligati ad impedire o a tentare con tutti i mezzi di impedire un evento epidemico/pandemico, aveva la competenza e dunque il dovere di indire le esercitazioni nazionali per testare il Piano anti pandemico?

Attendo una sua risposta che ovviamente è libero di non darmi,  oppure attendo una sua telefonata su questa questione,  Le porgo fin da ora i miei più sentiti ringraziamenti e resto in attesa di un suo cordiale riscontro”.

Il  giorno dopo il Professor Rezza, persona di grande cordialità, dopo un mio sollecito, mi ha risposto quanto segue

“Non capisco bene il senso della domanda. Sono direttore del Dipartimento Malattie Infettive da fine 2009 e ho fatto diverse indagini su focolai epidemici, dal Chikungunya, che io stesso ho diagnosticato nel 2007 e nel 2017,  alla pandemia influenzale del 2009. L’ultimo corso su outbreak investigation per le Regioni lo abbiamo organizzato lo scorso autunno. I piani pandemico invece sono di pertinenza del Ministero.  Comunque se vuole può telefonarmi anche ora”.

Cosi ci siamo sentiti per telefono e abbiamo fatto questa conversazione-intervista che si articola in maniera leggermente  più ampia rispetto al topic delle mie originali domande, sull’ambito   della Pandemia e sulle risposte istituzionali a tale evento,  sia a livello nazionale che internazionale.  Vista   la sua autorevolezza  scientifica, nonché  l’importanza   della  carica istituzionale  da egli  ricoperta,  strategica nel pieno della crisi pandemica, quanto da egli detto  è un  prezioso  contributo da aggiungere a un pubblico dibattito  certamente destinato a intensificarsi e a durare a lungo nel tempo, in cerca di comprendere come e perché tutto ciò sia potuto accadere, portandoci in questa catastrofe socio-sanitaria,  nonché economica,  in un  XXI secolo fornito di immensi strumenti tecnologici e di enormi capacità  scientifiche predittive.

Grazie Professor Rezza,  dunque la mia domanda era per cercare di capire come mai queste esercitazioni non sono mai state fatte a livello nazionale cosi come recita il piano.

“Ma quale piano?”

Il Piano di risposta a una pandemia influenzale.

“Ma non lo deve chiedere a me, mica siamo noi dell’istituto … insomma il Piano pandemico lo fa il Ministero,  non l’Istituto Superiore della  Sanità”.

Ho capito però io l’ho scaricato dall’ISS.

“Dal sito, però il piano pandemico spetta al Ministero non all’Istituto”.

Come competenza?

“Certo”.

Quindi lei mi sta dicendo che il Ministro della Salute…

“Il Ministero”.

Che avrebbe dovuto impartire l’ordine di fare queste esercitazioni giusto?

“Penso di si, non lo so, però sinceramente l’ultimo piano pandemico risale ad anni e anni fa effettivamente”.

Si, l’ultimo risale al 2007 anche se aggiornato l’ultima volta al 2016, prima c’era quello multifase del 2002.

“E non  è che nel 2008 sia stata fatta una esercitazione o nel 2009”.

Si, non è stata mai fatta.

“E infatti non è una cosa di oggi”.

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio col ministro della Sanità Roberto Speranza (Foto Wolgang Achtner)

Assolutamente.

“E credo oltretutto che è un discorso generalizzato un  po’ in tutti i paese occidentali, nel senso che solo i Cinesi, i Coreani e Singapore mi sono piaciuti per come hanno risposto alla epidemia”.

Anche perché loro ci sono stati costretti.

“Si, dalla SARS poi dai vari outbreak di influenza aviaria e un po’ perché un regime può rispondere molto bene,  come ha fatto quello cinese,  perché ha fatto esemplarmente i cordoni sanitari , quarantene, isolamenti, sono stati eccezionali nella risposta i Cinesi, come sono stati  bravissimi i Coreani e  Singapore con approcci diversi, tramite l’uso di app,   un controllo del territorio fenomenale, i tamponi mirati, sono stati bravissimi , mentre i paesi occidentali hanno dimostrato una impreparazione abbastanza spiccata, dopo, non lo dico per carità di patria, ma l’Italia ha qualche attenuante, quella di essersi trovata una epidemia dentro casa a Gennaio, gli altri sorprendenti proprio”.

Si uno spettacolo abbastanza incredibile e assurdo.

“È assurdo perché un conto e avere sotto gli occhi Wuhan, e pure noi ci eravamo preoccupati, tanto è vero che il Ministro della Sanità  Speranza, ha detto ‘che dobbiamo fare ragazzi?, cerchiamo di  stare  un passo avanti a quello che fa il resto d’Europa, magari blocchiamo i voli’ perché comunque c’era una preoccupazione”.

Certo.

“Questi altri invece  hanno visto la  Lombardia e non si sono preoccupati, è mancata una risposta europea univoca, e ancora manca, è mancata la solidarietà fra Stati, è incredibile da noi sono arrivati Russi, Cinesi i Cubani e non sono arrivati gli europei ( risata di incredulità) gli albanesi e i rumeni  sono stati forse gli unici Stati europei a mandare personale sanitario,  mentre la Germania  solo recentemente ha ospitato alcuni  malati, la Germania che  poi  ha una rete ospedaliera formidabile chiaramente, un numero di…”

Si, di 30 mila terapie intensive …c’è anche un problema di allocazione di fondi, per esempio  noi abbiamo la quarta spesa militare europea e la 12 spesa sanitaria e quindi come su un equalizzatore gli alti e bassi , parliamo di sovra e sotto finanziamenti..  ricordiamo solo che nel 1980 avevamo 600.000 posti letto ospedalieri oggi appena 160 mila … lasciamo perdere.

“Certo,  anche al livello di medicina del territorio,  dipartimento di prevenzione, sono oberati,  hanno una popolazione anziana di lavoratori, per cui, è chiaro che questo naturalmente non fa bene, no? Dopo c’è ovviamente difformità da regione a regione, i Veneti hanno mostrato un controllo del territorio maggiore rispetto a quello di altre regioni, la Lombardia ha un sistema più  ospedale centrico,  con ospedali molto buoni rispetto ad altre regioni, però il territorio risponde meno rispetto al  Veneto,  quindi ci sono anche differenze dopo, da regione a regione”.

La mappa della John Hopkins University con i contagi e morti per Covid-19 nel mondo aggiornata al 17 aprile, 2020: l’Italia detiene ancora il triste primato dei deceduti: 22745; New York City da sola ne ha 11477.

Su questo siamo d’accordo ma il mio problema è un altro scusi,  ovvero che la democrazia senza responsabilità diciamo non esiste ..è una delle sue conditio sine qua non.

“Però non la aiuta nel controllo delle epidemie”. (ride)

Si forse, però …

“Ma vede ogni cosa ha un problema, addirittura il problema della privacy sulle app e quindi come dire.. non aiuta…”.

“Si ma vede io sto preparando una ricerca  sulla responsabilità,  mi interessa questa cosa,  allora lei mi dice il Ministero della Sanità è il responsabile di questo piano pandemico, dunque l’autorità decisionale, a questo punto la domanda che mi faccio è: a questo Ministero sono afferenti tutta una serie di figure, come lei ad esempio, che possiedono competenze strategiche, sulle quali il decisore  politico si forma una idea per decidere, e dunque queste figure ad un certo punto dovrebbero dire al Ministero, “qui sono quindici anni che non si fa una esercitazione”, no?  Insomma  professore ci sono una serie di importanti documenti che da anni avvisavano che gli Stati non erano preparati ad affrontare una pandemia, ad esempio quelli del WHO”.

“Ma il WHO non è che abbia spinto tantissimo, adesso sono tutti buoni”.

Ha perfettamente ragione infatti al netto di quei suoi stessi documenti  il WHO ha poi fatto delle cose assolutamente incomprensibili, noi abbiamo un bollettino …

“Ha avuto anche paura di dichiarare lo stato Pandemico… siamo seri!”.

Infatti noi abbiamo un bollettino degli avvisi epidemiologici del 9 gennaio che è stato diramato a 6 ministeri e ad altre istituzioni fra cui la Protezione Civile al Consiglio dei Ministri,  dove si da notizia di queste polmoniti da eziologia sconosciuta già dal 31 dicembre in Cina,   e in questo bollettino, in calce,   è citato il WHO che dice di non prendere provvedimenti, di non limitare assolutamente  i viaggi per e dalla Cina.

“Ecco,  le sembra normale?”

No assolutamente, è una cosa veramente assurda.

“Questa è la difesa della Globalizzazione, una cosa così”.

La Madonnina di Milano nella illustrazione di Antonella Martino

Assolutamente vero,  anzi  a  mio avviso questo atteggiamento contraddittorio getta un’ombra di una qualche vaga  dimensione “corruttiva”,  in senso lato,  nel senso che  la logica,  e la consuetudine osservata  in altri noti contesti, ci dicono che intorno al WHO,  da cui dipendono molte limitazioni sanitarie o meno, con evidenti enormi  conseguenze nell’economia, pensiamo solo in campo alimentare, sicuramente girano e agiscono parecchi potenti  lobbysti che difendono interessi, e capiamo bene che anche un solo giorno di arresto di movimentazione dalla Cina verso e dal mondo, rappresenti volumi di capitali enormi, ecco  non posso non immaginare che alle prime avvisaglie, il 31 Dicembre, se non prima,  qualcuno  non abbia alzato immediatamente i telefoni  per esercitare pressioni di questo genere  sui propri contatti  nel WHO e  abbia magari  persuaso della possibilità  di  procrastinare fino all’estremo il non intervento dell’OMS nel senso di limitazioni ai movimenti per e dalla  Cina, ovviamente questa è solo  la mia personale lettura,  ma insomma capiamo di cosa parliamo, pero a me come cittadino Italiano ora interessa capire bene una cosa:  il mio Stato ha  pubblicato un documento che è  il Piano Pandemico Nazionale che, fra le varie cose, nelle sue 75 pagine,  dice che dovevamo  stoccare i DPI in tutti gli ospedali e fornire un addestramento ai sanitari, perché ovviamente non tutti i medici sono degli infettivologi, come anche ai membri della  protezione civile etc, ecco insomma questo non è stato fatto e non è stato fatto da almeno 16 anni  che io sappia, allora la domanda che mi faccio è, gli epidemiologi, i virologi, cosi presenti oggi,   si sono mai lamentati con il Ministero della Salute, o  con il Consiglio dei Ministri dicendo “ragazzi qui bisogna fare queste esercitazioni, qui bisogna stoccare i mezzi” , proprio  come si deve mettere un estintore in un edificio pubblico,  visto che un piano dello Stato lo prevedeva?

“Guardi io faccio l’epidemiologo non posso sapere come siamo messi sui DPI a questo ci deve pensare qualcun altro”.

Certo,  però osservo che lei come epidemiologo dovrebbe essere molto legato alla necessità di  strumenti di profilassi fondamentali come i DPI.

“Guardi le dico addirittura che noi addirittura abbiamo fatto, nostra sponte, lo scorso autunno, un corso per addestrare le Regioni, perché noi poi questo facciamo, outbreking investigation,  proprio su questo, nemmeno la avessimo pensata la cosa , proprio perché chiedevamo di formare personale regionale all’investigazione di outbreking, quindi non è che non ci pensassimo, per cui, anzi, la cosa è stata quasi preveggente, e non si facevano da un po’ di tempo, poi abbiamo ricominciato con le Regioni a dire “ehi ragazzi qua bisogna preparare personale a investigare le epidemie”, naturalmente non siamo noi a, come dire,  decidere se sostituire o meno il personale delle ASL  a ringiovanirlo ( ride) a vedere se ci sono sufficienti igienisti o altri operatori diciamo a livello delle ASL”

Certo quella è la Politica che decide quelle cose.

“La  Politica, certamente sono altri, non noi, le Regioni”.

Ecco,  ma io comunque vorrei capire  proprio un  fatto,  in questo momento i virologi e gli epidemiologi sono saliti alla ribalta nella sfera pubblica e io mi chiedo come cittadino: ma questi epidemiologi che ormai tutti i giorni vediamo  spiegarci  lo stato delle cose, penso a Burioni, a Lopalco, alla Gismondi, la Capua etc,  solo per fare dei nomi a tutti noti, ecco io mi chiedo,  ma queste persone negli anni passati  si sono mai preoccupate, alla luce del fatto che una pandemia era ritenuta imminente da anni , non so penso agli allarmi di Bill Gates di far pressioni per far partire  questi piani?

“Guardi le devo dire una cosa i Piani Pandemici, anche quello che lei mi ha citato,  erano indirizzati alle pandemie influenzali, che non sono proprio la stessa cosa, per esempio, molte cose in questa pandemia ce le siamo dovuti inventare, ora in una pandemia influenzale uno la prima cosa che pensa è:  sostituisco un antigene a un altro e ho un vaccino abbastanza pronto, poi  a quel punto chi vaccinare? Invece in questo caso ci siamo ritrovati in una situazione in cui, ecco una pandemia di coronavirus, se  lei lo chiede a 100 persone magari 99 le dicono che se la potevano  immaginare”.

Se la potevano immaginare?

“Lo diranno, ma  in verità nessuno si immaginava una pandemia da coronavirus, le dico la verità, ho appena scritto un libro sulle epidemie”

E perché?

“Perché…  ma perché c’era stata la SARS!”.

Ma la SARS non era un coronavirus?

“Era un coronavirus, era stata controllata anche abbastanza facilmente, perché, pur dando una sintomatologia molto grave, il picco di escrezione virale veniva dopo una settimana della comparsa dei sintomi quindi con isolamento e quarantena si poteva arginare, ora pensare a un altro coronavirus che uscisse di nuovo fuori da un pipistrello,  di nuovo da un mercato di animali umidi,  di nuovo dalla Cina, non era proprio la cosa più probabile del mondo… tanto è vero che il piano pandemico,  quello… perché per pandemia si intende quella influenzale, tutti quanti si aspettavano la pandemia da H5N1 piuttosto che H7N9 tanto è vero che la pandemia c’è stata,  quella da H1N9, una pandemia piuttosto farlocca”

Nel 2009 giusto?

“Si, e tutti si sono lamentati perché è stata troppo moscia, dicevano “avete comprato tutto questo vaccino”, il piano pandemico ha fatto delle stime totalmente sballate, si ricorda? Ci dovevano essere decine di milioni di casi, e di morti, invece, non ha nemmeno sfiorato gli anziani, quindi i piani pandemici diciamo la verità sono pure carta, quando non li cala nella situazione reale no?,  perché dopo tutti si accorgono che il piano pandemico non era stato  attuato, bisogna vedere come sono fatti i piani pandemici, sono carta”.

Professore resta il fatto che approntare una minima scorta dei DPI quello mi sembra che restasse comunque una priorità inderogabile.

“Guardi le dirò di più l’Italia è uno dei paesi in cui c’è più antibiotico resistenza in Europa, insomma, se c’è antibiotico resistenza vuol dire che il controllo delle infezioni non funziona  un gran che,  giusto?”.

Certo.

“E il primo Piano per l’antibiotico resistenza è stato fatto nel 2017 giusto?”.

Si giusto.

“Autunno 2017, dopo che il paese è stato bastonato malamente da alcuni organismi internazionali va bene? Questo sull’antibiotico resistenza, quindi il controllo delle infezioni in questo paese, da anni e anni, non è il  massimo, tanto è vero che ora con  il Covid19 abbiamo visto il dieci per cento dei casi verificarsi fra i sanitari, questo in parte è  stato dovuto alla mancanza di Dispositivi di Protezione Individuali,  dall’altro a uno scarso   training”

Si infatti è incredibile il numero delle scene viste di medici o infermieri, come di personale delle amministrazioni pubbliche, assessori, sindaci,  etc, che parlano, ancora oggi, nelle interviste con le mascherine scese sotto il collo o tirate sulla fronte, che è esattamente quello che non si dovrebbe fare mai.

“Insomma il problema è antico e complesso”.

Certo,  infatti dobbiamo parlare di responsabilità storiche ancor prima che di altro.

“Ah, certo!”.

Ecco io dividerei prima responsabilità storiche e politiche e poi, a seguire, le altre responsabilità.

“Dopo di che, nella fattispecie, dall’altro canto si sono meravigliati tutti che l’Italia abbia preso dei provvedimenti cosi coraggiosi, perché poi alcuni dicono  “cacchio per primi avete fatto ‘sto lockdown”  che a confronto di quello Cinese è diciamo uno scherzetto, però rapportato all’Europa e all’Occidente è stato, come dire, una cosa sorprendente,  tant’è vero che è stato timidamente copiato dopo dalla maggior parte dei paesi europei, qualcuno si ostina ancora a non farlo,  parlo della Svezia in particolare… vediamo che cosa deciderà nei prossimi giorni”. 

Sembra di vedere una grossa inadeguatezza dei decisori politici a livello occidentale, perché insomma anche l’America..

“Si, sta’ facendo molto male, e uno non può immaginare come un paese con tante risorse e capacità di ricerca e sviluppo come l’America possa mettersi in ginocchio cosi di fronte a una pandemia”.

Trump al tempo del coronavirus nell’illustrazione di Antonella Martino

Forse perché ogni tre dollari dell’intero  bilancio federale uno va in spese militari?  E quindi questo va a determinare un definanziamento di tutta una serie di cose strategiche civili?  Non dimentichiamo che hanno una spesa militare annua di quasi 1000 miliardi di dollari.

“Lo so, però c’è anche una inadeguatezza culturale delle democrazie occidentali ad affrontare con decisione certi fenomeni epidemici no? Perché gli strumenti anche, come dire , la sensibilità al consenso della popolazione, l’impossibilità nel forzare  troppo, il rispetto eccessivo anche di fronte a tematiche di sanità pubblica della privacy, sono tutti fattori che si possono giudicare positivamente o negativamente, io sono epidemiologo, sono pragmatico, non sto a giudicare politicamente, dopo se andiamo al bar possiamo anche parlare di politica, se ancora mi va, ma non lo so, però effettivamente sono fattori che creano ostacoli più che facilitare, poi dicono “ah solo nelle democrazie si possono affrontare” non è vero,  perché pensano che la trasparenza sia un valore, ma non è detto che la trasparenza sia –il-  valore nel momento in cui si affronta una  epidemia”

Osservazione da tenere in considerazione, soprattutto alla luce del fatto che poi  svendiamo le nostre privacy per aver una semplice app con cui giocare sul cellulare senza farci nessun problema.

“Si, infatti, prima del lockdown, tutti guardavano in quale negozio erano stati o in quale ristorante dal proprio telefonino e lo vedono  tutti… per cui (ride di gusto) i segreti di pulcinella… insomma si tratta di un livello di inadeguatezza”.

Il problema è che ormai in politica entrano  persone che a volte sembrano  quasi degli analfabeti  funzionali, parliamoci chiaro.

Ride – “Questo lo dice lei”

Lo dico io certamente e lei non deve dirlo per ovvi motivi istituzionali ma io lo dico.

“Però guardi, lungi da me avere simpatie politiche di qualsiasi tipo, ma il Ministro Roberto Speranza si è dimostrato sensibile, in grado di ascoltare,  ed era molto  scaramantico e preoccupato su quello che succedeva”.

Roberto Speranza, ministro della Sanità (Foto Wolfgang Achtner)

Ma io infatti non faccio un discorso in particolare, io dico in generale, io parlo di cose storiche pregresse, di cose che da decenni sono diventate prassi, un vero costume di negligenza.

“Si si,  però l’occidente ha dei limiti culturali e una certa tendenza alla decadenza insomma”.

Però io voglio tornare su una cosa, che è quella che mi interessa veramente capire: Bill Gates 5 anni fa…

“Si lui era stato bravissimo, in un Ted talk”.

Esatto.

“Aveva predetto queste cose,  si è vero,  però noi abbiamo avuto scienziati che dall’Italia o da altri paesi sentenziavano che questa era una influenza, che era un raffreddore”.

Resta da capire una cosa professore, che è la mia originaria questione e che voglio riprendere, ovvero se gli epidemiologi, gli infettivologi e virologi che ora indirizzano, rimproverano,  ammoniscono o si ergono a maestri  di salute pubblica, anche alla Robespierre talora,  negli anni passati abbiano  mai sollecitato  e cercato di coinvolgere il Ministero della Salute a prepararsi a un evento che era stato ampiamente annunciato , pensiamo al WHO  e ai tanti  e reiterati indirizzi agli Stati sulla inadeguatezza dei loro sistemi sanitari ad affrontare una  pandemia, capire questa cosa mi pare cruciale.

“Ma è chiaro che la paura c’è sempre stata,  anche quando abbiamo visto la SARS anche dopo H1N1, all’inizio eravamo molto preoccupati , dopo quando abbiamo visto che effettivamente era come dire abbastanza gestibile ecco… però  in questo caso, quando si è visto camminare cosi velocemente il virus a Wuhan, le preoccupazioni sono state tante”.

Quando voi avete scoperto queste polmoniti da eziologia sconosciuta potrebbe essere che vi siete sentiti “tranquilli” perché condizionati dalle aspettative deluse, nel senso della pericolosità attesa, da precedenti eventi , ovvero magari avete pensato questa è come la SARS… o addirittura come H1N9?

“Allora devo dire questo, all’inizio ai primi di Gennaio quando vennero riportati i primi quaranta casi, sembrava anche meno della SARS,  perché meno letale,  e comunque sia sembrava essere  dovuta a un episodio di quel benedetto ..maledetto mercato del pesce.. mentre il problema è che per alcuni giorni i Cinesi non hanno detto che c’erano altri casi, o non li hanno visti o non li hanno detti, o dal distretto di Hubei non li hanno comunicati a Pechino, e quindi sembrava finita lì,  dopo di che…”

Questo dunque ha messo in inganno gli epidemiologi?

“Beh questo ha messo in  inganno tutti , quando si è capito che invece qualche operatore sanitario si stava ammalando, le catene di trasmissione c’erano, la paura è venuta a molti di noi, i più avveduti”.

Ma era tardi ormai?

“Era tardi, però c’era la speranza”.

Di che periodo parliamo ? Quando vi siete iniziati a spaventare davvero?

“Parliamo di metà Gennaio”

Dunque prima del decreto del 31.

“Si si, la paura era tanta perché si vedevano catene di trasmissione, però la speranza era che il pattern di  trasmissione fosse come quello  della SARS, quando si è visto che questo virus cominciava ad essere contagioso prima che cominciassero i sintomi, quindi più simile all’influenza che alla SARS,  li io ho cominciato a pensare che non fosse più arginabile,  dopo di che i cinesi l’hanno comunque arginato , però i voli da Wuhan, probabilmente per non beccarsi il provvedimento più pesante da parte dell’OMS, sono stati bloccati dalla Cina  diciamo  solo verso fine gennaio,  da quello che ricordo, l’Italia dopo ha bloccato i voli,  gli altri paesi europei no”

Ma l’Italia ha bloccato i voli a Febbraio.

“No no,  abbastanza presto , mi faccia vedere ,  un attimo, ecco, l’Italia ha bloccato i voli il 27  Gennaio”

Be siamo li…appena prima del Decreto di Emergenza.

“Ma si, il ministro era preoccupatissimo, molto presto, però gli altri paesi non li hanno bloccati, le compagnie di bandiera li hanno bloccati,  gli altri paesi no, poi tutti a mangiare nei ristoranti cinesi,  se si ricorda,  perché faceva politically correct- e non vedrà una mia fotografia li-, ma senza nessuno spirito di razzismo, anzi, e ci stanno anche aiutando, però ormai il virus era già entrato, e probabilmente era entrato già nella seconda metà di Gennaio,  ed è entrato nel momento del picco influenzale quindi praticamente…”.

Si è mimetizzato.

“Esatto”.

Praticamente è stato scambiato per influenza, intendo i primi casi.

“Si,  penso proprio di si”.

Bene, grazie per questa lunga conversazione e delle cose importanti che mi ha detto, tuttavia mi è rimasto questo vuoto nel  comprendere la mia questione… insomma lei personalmente ha mai scritto nella sua lunga carriera a un qualche  Ministro della Salute  per dirgli che bisognava fare le esercitazioni?

“Non sono il presidente di istituto, non ho un incarico politico tale da scrivere direttamente al Ministero, posso dire a un funzionario ministeriale “ma lo fate questo piano pandemico?” ma più di questo no, non sono il rappresentante legale dell’istituto”.

Quindi diciamo questa cosa eventualmente avrebbe dovuta farla il,  come ha detto?

“Ho  detto che il piano pandemico spetta al Ministero, perché è il Ministero che ha i rapporti diretti con gli organismi internazionali”.

Il Prof. Giovanni Rezza in un fermo immagine ripreso da youtube, del Tg1 del 17 Aprile 2020

Allora il famoso Ufficio 5 delle Malattie Infettive no? Giusto?

“Giusto. Dovrebbe  chiedere a loro tutto ciò che riguarda, l’adeguamento,  l’approvvigionamento,  queste cose qua non riguardano noi che siamo missione scientifica, dirigenti di ricerca, tanto e vero che il mio stipendio è adeguato a quello di un dirigente di ricerca purtroppo..( ride) e non a un dirigente dello Stato”.

Quindi le insomma non ha mai fatto  diciamo osservare questa cosa, occupandosi  solo di ricerca e pensando  giustamente che ciò competesse a qualcun altro.

“Ma non è che non se ne è mai parlato di questo piano pandemico, io sinceramente ho dei dubbi che se uno mette un piano pandemico sulla carta dopo ne consegua necessariamente qualche cosa”.

Si certo però, faccio un esempio,  il fatto che noi ci siamo trovati completamente sguarniti di mascherine per i sanitari stessi …

“Però questo,  se  permette : dove stanno le Regioni? Dove sta il ….?  E’ un problema del sistema”.

Un problema di disarticolazione del sistema certo.

“ah be,  certo,  perché dopo le mascherine le comprano le regioni,  credo, dopo di che il Ministero potrà chiedere avete o non avete?”.

Ma infatti il  Ministero dovrebbe far fare le esercitazioni  indicendole a livello nazionale proprio per verificare che le Regioni abbiano ottemperato a questo importante dovere, a questo serve  no? E proprio questo il punto.

“Si  si, Comunque  il ministero, sia l’USMAF, faceva delle esercitazioni , non è che non abbiano mai fatto delle esercitazioni”.

Guardi   a me sinceramente non risultano, non sono riuscito a trovarne traccia, tranne quelle autonomamente  fatte dalle regioni Sicilia e regione Sardegna, nel 2014, riguardo alla questione ebola, ma non nazionali, mi corregga se sbaglio.

“Ma  guardi a qualcuna ci ho partecipato anche io”.

Quali?

“In  cima all’OMS o il SDS hanno fatto delle esercitazioni”

Non nazionali.

“Be sicuramente con la partecipazione di personale delle Regioni, dopo addirittura c’era in piedi un programma che il Ministero aveva affidato a qualcuno dei miei anche ,  sa? su questi early warnings,  ovvero   di riuscire a capire anche dai giornali se c’è qualcosa di pericoloso in corso.  Hanno  fatto una formazione i regionali su questo,  ma anche da noi, ce lo aveva affidato  il Ministero,  non è che non sia stato fatto nulla, il problema è che se nel corso degli anni si depaupera il patrimonio umano dei presidi territoriali, dei dipartimenti di prevenzione, e dentro pochi medici e tutti 64enni,  insomma … e? Quello pure è un problema”.

Certo, assolutamente.

“Dopo l’Italia  è un paese complicato, perché c’è il centro, poi la periferia, poi ci sono le Regioni, quindi le responsabilità talvolta vengono rimpallate”.

Assolutamente.

“Comunque io sono impressionato , ma questo non vuol essere un mal comune mezzo gaudio, ma una nostra collega che è andata a lavorare all’European Centre for desease Prevention and Control, a Stoccolma, sono un paio di settimane che sta male, dopo dieci giorni di febbre e tosse l’hanno portata in ospedale, aveva dei dolori toracici,  e le hanno fatto un elettrocardiogramma e delle analisi del sangue, non le hanno fatto ne una tac né un tampone, l’hanno rimandata a casa dicendole puoi anche andare a piedi sotto la neve, con diagnosi di sospetto Covid19,  adesso sta un po’meglio,  oggi le è tornata febbre e tosse, ha chiamato il numero verde e le hanno detto se non hai difficolta respiratorie stattene a casa, allora.. ecco questa  è la Svezia.. non le hanno nemmeno fatto un tampone, allora quello è un non-caso, allora finché succede a quei poveretti in Lombardia dove hanno avuto una cosa scoppiata  in mano.. ma questa è la civilissima Svezia!”.

Certo,  la Svezia che aveva visto quello che sarebbe potuto accadere con un mese di anticipo.

“Se una cosa così accadesse in Italia uno scriverebbe pure ai giornali, ecco questa è l’Europa”.

La  ringrazio Professore.

“Grazie  arrivederci”.

 

 

Dello stesso David Colantoni sulla questione potete leggere:

Coronavirus – Lo Stato delle Cose

Coronavirus – i punti fragili nella difesa dalla contaminazione

Coronavirus: Mani Infette, le atroci verità di una Pandemia evitabile. Necessario nuovo storico “Processo di Norimberga”

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