“Le misure adottate dagli Stati Uniti sono le migliori per poter contenere il virus. E’ un modo che consente di non farsi scappare quei pazienti che hanno magari dei sintomi non gravi ma che possono trasformarsi in untori nella società, cioè dei soggetti infettanti. Sicuramente fare il tampone a tutti quanti presentano sintomi influenzali è una misura vincente, certo è un grandissimo impegno per un sistema sanitario” .
La professoressa Maria Rita Gismondo, che dirige il laboratorio di microbiologia, virologia e bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano il cuore della lotta al coronavirus nel Nord, commenta in modo positivo le nuove linee guida del CDC rese pubbliche giovedi sul sito del Centro. E’ un cambio di strategia dei ricercatori americani, visto che prima venivano controllate solo le persone rientrate dalla Cina o che avevano avuto contatti diretti con soggetti infetti. Ora tutti coloro che presentano sintomi da influenza vanno esaminati.

“Concordo con questa nuova indicazione americana. E’ molto impegnativa, ma sicuramente vincente. Per fare un esempio, al momento in Italia noi stiamo testando secondo le indicazioni del Ministero della Salute, tutti i sintomatici che però presentano anche un fattore di rischio. Amplificandosi l’epidemia questo fattore di rischio però potrebbe essere vanificato perché il contatto con una persona malata, anche se non grave, fra poco forse l’avremo tutti”.
Maria Rita Gismondo non si sbilancia sull’evolversi dell’epidemia in Italia, soprattutto dopo la scoperta del nuovo focolaio nel Lodigiano. “Non si può determinare in maniera assoluta l’andamento del contagio e la verità non ce l’ha nessuno. Se guardiamo alla Cina che ha adottato misure rigide, simili a quelle decise nel Lodigiano, io presumo che questa epidemia possa veramente finire prima dell’estate e potremo parlarne come di un ricordo. La temperatura che aumenterà e il clima che migliorerà ci aiuteranno sicuramente a tornare alla normalità. Nel frattempo serve però procedere con fermezza, senza incertezze. La quarantena va fatta, dove ci sono nuovi casi la zona va isolata, altrimenti non ne usciremo”.

Per la scienziata, che non è alla sua prima emergenza e già si era occupata di Ebola e della Sars, le prossime 2 settimane non saranno facili. “Ci sarà ancora un picco di positivi che emergeranno con i controlli a tappeto che si stanno effettuando. Ci saranno purtroppo anche altri casi gravi di pazienti che si sono infettati e che sono deboli per altre cause. Solo dopo potremo cominciare a vedere l’effetto ottenuto dalle misure contenitive adottate in precedenza”.
La professoressa insiste molto sull’importanza di non avere incertezze nell’agire con severità. L’economia ne soffrirebbe ugualmente se non si agisse con provvedimenti forti. “E’ fondamentale limitare la diffusione del virus perché non esiste un vaccino e le conseguenze per gli immunodepressi e gli anziani possono essere letali”.

A digital illustration of the coronavirus shows the crown-like appearance of the virus.
Non ama le polemiche Maria Rita Gismondo e non rilancia quando provo a farla tornare sulla recente diatriba con il virologo Roberto Burioni che l’aveva chiamata con tono dispregiativo la Signora del Sacco e poi si era scusato. “Ho avuto un chiarimento personale telefonico con il collega, ma posso dirti che ho passato una vita a combattere contro un potere maschilista che dilaga nel nostro paese e nel mondo della scienza. Nel mio laboratorio il contributo delle donne è enorme.Ci sono oltre una ventina di ricercatrici e biologhe e gli uomini sono in minoranza una decina. Eppure la visibilità è sempre degli uomini che si aiutano tra loro. Ma lo sai che io vengo abitualmente chiamata Dottoressa mentre gli uomini sono tutti Professori? Succede anche in tv”.
La scienziata che ha dato vita anche alla Fondazione donna Milano che da tempo si batte per i diritti delle donne più deboli, ne approfitta per togliersi un sassolino dalla scarpa.“Oggi alla conferenza stampa del pomeriggio sul coronavirus in Regione al tavolo c’erano tutti uomini dall’assessore Gallera al mio Direttore Sanitario. Io che sono in prima linea ero in platea. Nessuno mi aveva invitata al tavolo. Mi sono alzata e me ne sono andata. Mi sono sentita offesa nella mia dignità. Sto dando l’anima ma non mi sono sentita rispettata”.
Sono scene di vita quotidiana da un paese maschilista dove anche un’emergenza sanitaria diventa l’occasione per certi baroni di mettersi in mostra. C’è ancora tanto da fare per costruire una società più equilibrata in Italia. E allora Buon lavoro Professoressa Gismondo! Noi siamo con Lei.