Il virus dell’HIV responsabile dell’AIDS, sindrome da immunodeficienza acquisita, è scomparso da 18 mesi in un paziente inglese sieropositivo. È il secondo caso clinico al mondo da quando, all’inizio degli anni ’80, l’AIDS, ha colpito 37 milioni di persone. Il paziente inglese infettatosi nel 2003, ha subito una remissione prolungata del virus dell’HIV; questo è avvenuto grazie al trapianto di cellule staminali provenienti dal midollo osseo di un donatore che ha una rara mutazione genetica, che lo rende resistente al virus.
Lo studio della equipe britannica, dell’University College e dell’Imperial College di Londra, guidati dal professor Ravindra Gupta, è stato pubblicato sulla rivista Nature.
La diagnosi di infezione da HIV nel paziente di Londra risale al 2003; nel 2012 l’uomo ha iniziato la terapia antiretrovirale. Sempre nel 2012 ha ricevuto una diagnosi di tumore in fase avanzata: linfoma di Hodgkin, che colpisce il sistema linfatico, ovvero i tessuti che difendono l’organismo da agenti esterni e malattie, per questo è stato sottoposto al trapianto di cellule staminali ematopoietiche di un donatore con una specifica mutazione genetica del gene CCR5. Sembra proprio che questo recettore modificato abbia reso immune le staminali dall’HIV; in effetti CCR5 è un co-recettore per l’infezione da Hiv-1 e i portatori omozigoti di questa mutazione sono resistenti alle infezioni da virus Hiv-1 con questo co-recettore. Il trapianto ha così cambiato il sistema immunitario del paziente dandogli la stessa resistenza all’HIV del donatore. Il paziente sembrerebbe guarito, il condizionale in questi casi è d’obbligo; saranno necessari molti anni di monitoraggio, per capire se il paziente sia definitivamente libero dal virus, perché, com’è noto, il patogeno resta latente all’interno delle cellule ed è pronto a scatenare una nuova infezione quando si abbassano le difese immunitarie.
Sicuramente gli entusiasmi sono alti, ma bisogna essere cauti perché, ad oggi, non si può affermare che sia stata trovata una vera cura contro l’AIDS. Il paziente, cosi come definito dai medici, è “funzionalmente curato ed in remissione ”ma hanno anche sottolineato come sia, ancora, troppo presto per dire che sia definitivamente guarito.
Il trapianto, come specificato dal professore Ravindra Gupta, team leader di questo intervento, è andato relativamente bene, dato che il paziente ha sviluppato il cosiddetto “trapianto contro l’ospite”, condizione in cui le cellule immunitarie donatrici aggrediscono quelle del paziente ricevente. Secondo i medici sarebbe stato questo processo a liberare il paziente dal virus dell’HIV
Il nuovo caso arriva 10 anni dopo il primo, quello dell’americano Timothy Brown, il cosiddetto paziente di Berlino, che subì nel 2007, in Germania, un trattamento identico di trapianto di cellule staminali. Anche lui da allora non ha presentato segni di contagio.
Una notizia che lascia ben sperare, in un momento in cui l’AIDS, ancora oggi, colpisce 37 milioni di persone al mondo, con oltre 1 milione di morti all’anno e molti nuovi casi all’anno, soprattutto tra i giovani tra i 25 e 30 anni.