Viviamo in un mondo in cui si può morire sia di fame che per il troppo cibo ed entrambi questi due fenomeni appaiono in crescita. Da un lato abbiamo un incremento di povertà in molte parti del mondo, dall’altro un “eccesso” di ricchezza altrove che spesso non coincide necessariamente con un miglioramento della civiltà umana. Oggigiorno le patologie dovute alla sovranutrizione tipica dei Paesi occidentali sono in aumento.
La letteratura scientifica da diversi anni sta ponendo l’accento sul legame tra cancro e obesità, una relazione difficile da indagare perché si tratta di una causalità di tipo multifattoriale in cui sono coinvolti fattori genetici, ormonali, infiammatori, alimentari e psicologici. Gli studi epidemiologici sembrano però confermare che l’aumento di peso corporeo predispone fortemente al rischio di sviluppare diverse neoplasie. Uno studio recente condotto su 5,2 milioni di cittadini inglesi seguiti per circa 7 anni ha dimostrato che esiste una relazione tra obesità e sviluppo di ben 11 tipi di cancro sui 22 oggetto dello studio: le neoplasie dell’utero, colecisti, rene, fegato, colon, cervice, tiroide, ovaio, seno, pancreas, retto e alcuni tipi di leucemie sono correlate all’aumento di peso corporeo anche se la “forza” di questo legame differisce da tumore a tumore. Per almeno 6 di queste neoplasie (utero, colecisti, rene, cervice, tiroide, leucemia) l’indagine epidemiologica è riuscita anche a “quantizzare” l’entità dell’aumento ponderale che sarebbe responsabile del rischio: circa 15 chilogrammi in eccesso in un adulto sarebbero già sufficienti ad aumentare significativamente il rischio di sviluppare cancro. Un dato estremamente allarmante perché non stiamo parlando di obesità grave: se pensiamo che nella nostra società è assolutamente endemico riscontrare nella popolazione un sovrappeso di una decina di chili possiamo comprendere la “gravità” di questo dato emerso dagli studi.
Secondo il Cancer Research UK, entro il 2035, ci saranno nel mondo circa 700.000 malati in più di cancro dovuti all’obesità, quindi urgono interventi seri di sensibilizzazione delle persone per favorire un tipo di alimentazione più sana e responsabile. La situazione per alcuni aspetti sembra “incontrollabile” se riflettiamo, ad esempio, sulla crescente diffusione del cibo “spazzatura” come quello dei fast-food, sempre più di moda soprattutto tra le giovani generazioni, cosa che ha fatto riaprire il dibattito sulla possibilità di arrivare ad una tassazione di alcuni cibi che oggettivamente non rispondono a criteri nutrizionali di salute e benessere pubblico.
Sovrappeso e obesità tra l’altro sono fattori di rischio ben noti da tempo per lo sviluppo di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e ipertensione arteriosa, patologie che a loro volta creano un ambiente “favorevole” per lo sviluppo di neoplasie. Sembra ormai evidente che tutte queste malattie di tipo cronico, estremamente diffuse nei Paesi ricchi (e per questo tra le cause principali di morte) condividono meccanismi patogenetici comuni che si influenzano e “rafforzano” l’un l’altro. La spiegazione scientifica di questo collegamento così significativo sta anche nel fatto che la massiccia presenza di cellule adipose crea numerosi scompensi nel nostro organismo soprattutto per ciò che riguarda la comunicazione cellulare con secrezione di ormoni e numerose sostanze di tipo infiammatorio che nel caso del cancro facilitano la moltiplicazione cellulare, ma influenzano anche il bilancio idroelettrolitico, l’aterosclerosi e l’insulino-resistenza.
Decisioni di politica sanitaria atte ad arginare il problema cancro-obesità possono quindi avere numerosi vantaggi perché potrebbero apportare benefici multipli in termini di prevenzione combinata di patologie che vanno ben oltre il cancro. Non sarà facile impostare campagne efficaci di prevenzione sanitaria perché i costumi, le mode alimentari e la manipolazione mediatica delle masse vanno spesso in una direzione contraria alla scoperte scientifiche, ma è una delle sfide che la medicina moderna deve tenere tra le sue priorità assolute per i prossimi decenni.