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May 14, 2015
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May 14, 2015
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In difesa della sperimentazione animale, contro le vuote ideologie

Antonio GiordanobyAntonio Giordano
Time: 4 mins read

In questi ultimi anni si è acceso un ampio dibattito sulla questione dei diritti degli animali in relazione soprattutto all’utilizzo che ne fa la ricerca scientifica, sia per la sperimentazione di nuovi farmaci, sia nella ricerca di base.

Il Parlamento Europeo discuterà a breve di un’iniziativa promossa da numerosi movimenti vivisezione che ha tra i sostenitori  associazioni di diversi paesi (tra cui le associazioni italiane LAV, OIPA, LEAL, LNDC) e che vuole abrogare norme fissate nel 2010 che regolano la sperimentazione sugli animali. In verità l’obiettivo degli animalisti è ad ampio raggio e prevede l’adeguamento dell’Italia al Trattato europeo che riconosce gli animali come “esseri senzienti”, la difesa dei cani randagi e dei gatti vaganti dall’uccisione, la tutela degli animali domestici e altre misure del genere. Oltre la richiesta di queste norme, obiettivamente di buon senso, gli animalisti chiedono una sostanziale revisione/eliminazione della sperimentazione animale e ciò sta sollevando un forte allarme nel mondo scientifico.

La rivista Nature è intervenuta nel dibattito con un editoriale firmato dalla genetista Kay Davies dell'Università di Oxford, secondo cui l'abrogazione della direttiva europea “sarebbe un notevole passo indietro per il benessere degli animali nell'Unione Europea”, colpendo significativamente quel ruolo "guida" che l'Europa ha nella promozione della salute umana e animale. Sarebbe in pericolo la libertà della ricerca scientifica e il benessere degli stessi animali, considerando che l'attuale legislazione già limita il numero degli animali utilizzabili nei test, cercando di favorire strade alternative di sperimentazione. 

Anche in Italia il mondo scientifico è sul piede di guerra: secondo Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri, sarebbe molto grave eliminare la direttiva del 2010 che, ha detto lo scienziato all'ANSA, “è stata il frutto di una forte interazione tra governi, ricercatori e associazioni animaliste”. Per Garattini si tratta di “una provocazione estremista, un movimento ideologico puramente antiscientifico”.

Per quanto sia nostro dovere tutelare gli animali e riconoscere loro una "dignità" di esseri viventi, attualmente non esistono strade alternative alla sperimentazione animale che non intralcino il percorso della scienza o comunque sono estremamente limitate. Sarebbe come prescrivere una dieta ad un individuo obeso pretendendo di farlo dimagrire impedendogli di fare sport e di mangiare frutta e verdura.

Occorre certamente una legislazione ferrea che garantisca da un lato la salvaguardia della ricerca scientifica che deve essere libera, dall'altro eviti abusi e violenza gratuita su altri esseri viventi. Ma qui è in gioco la conoscenza dell'uomo e la salute delle persone inclusa quella degli stessi animalisti. Nel voler difendere i diritti degli animali si rischia di porre sullo stesso piano i maltrattamenti e quella sperimentazione "sana" che al momento è l'unica a poter garantire lo sviluppo di nuovi farmaci e terapie per numerose malattie come quelle neurodegenerative e il cancro. Occorre pertanto riflettere e andare oltre le emozioni suscitate da video diffusi dagli animalisti come il salvataggio dei cagnolini beagle dalla vivisezione. La sperimentazione animale non è la sezione o il taglio di un essere vivente fatta da persone senza scrupoli, in questo caso i ricercatori. Nella realtà ogni esperimento prevede l’approvazione di un comitato etico, sotto la supervisione di un medico veterinario che ha il compito di valutare che l’animale soffra il meno possibile. I laboratori non sono lager nazisti per cavie e i cittadini, spesso confusi da propagande fuorvianti, finiscono per abbracciare una causa senza sapere bene di cosa si tratta.

Viene da chiedersi dov'erano gli animalisti quando è stato recentemente sperimentato su scimmie un farmaco per la cura dell'Ebola con percentuali di guarigione  pari al 75%.  Coloro che si battono contro la sperimentazione animale, sanno che oggi grazie all'uso degli animali le terapie antiretrovirali dell'HIV hanno reso la sieropositività una condizione di vita quasi "normale", con ridotto rischio di sviluppo dell'AIDS conclamato? Quanti farmaci che oggi curano il cancro sono merito di ricerche scientifiche che hanno richiesto la sperimentazione animale? Cosa sarebbe la medicina di oggi se in passato fossero state impedite le sperimentazioni animali?

La storia per fortuna ci insegna moltissimo e proprio per evitare gli errori medici si è giunti ad un sistema di norme molto rigoroso, di cui la sperimentazione sugli animali è un anello fondamentale per la tutela dei pazienti, allo scopo di evitare che siano proprio gli esseri umani ad diventare "cavie", come nel caso della talidomide che negli anni ‘50 causò malformazioni in migliaia di bambini, proprio perché non ne era stato analizzato l’effetto mutageno negli animali. Oggi, proprio grazie alla sperimentazione sugli animali, la talidomide sembra essere un promettente farmaco antitumorale. Solo una corretta divulgazione delle informazioni scientifiche potrà garantire lo sviluppo della medicina.

Per quanto nobile possa essere battersi per la difesa degli animali, non è forse inopportuno un tale investimento di "energie" a favore dei diritti degli animali e contro la salute dell'uomo e il progresso scientifico di fronte a violazioni di diritti umani ancora oggi perpetrate in tutto il mondo (incluso quello "civile") per motivi legati alla razza, l'etnia, l'orientamento sessuale, la religione, il genere di appartenenza? Il pericolo dell'ideologie vuote basate sulla disinformazione e su un'infondata ostilità nei confronti della scienza è sempre dietro l'angolo e va arginato rendendo il sapere scientifico più accessibile a tutti.

 

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Antonio Giordano

Antonio Giordano

Sono nato nel '62 a Napoli dove mi sono laureato in Medicina e Chirurgia. Sono direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine della Temple University di Philadelphia dove vivo con la mia famiglia. Dal 2004 sono professore per “chiara fama” all’Università di Siena. Di me dicono che abbia una certa esperienza nella genetica del cancro e nella regolazione del ciclo cellulare. Di sicuro c'è che i miei studi hanno contribuito alla comprensione di alcuni dei meccanismi alla base dello sviluppo del cancro e al disegno di una nuova generazione di farmaci. Ho all'attivo oltre 600 pubblicazioni e più di 30 premi. Sono appassionato della squadra di calcio del Napoli. www.drantoniogiordano.com www.shro.org Antonio Giordano is Professor of Biology at Temple University in Philadelphia where he is also Director of the Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine. He is also ‘Chiara Fama’ Professor of Pathology at the University of Siena, Italy. His research interest includes both molecular and translational mainly focused on cell cycle deregulation in cancer. Dr Giordano identified a tumor suppressor gene, Rb2/p130, that has been found to be active in lung, endometrial, brain, breast, liver and ovarian cancers and also discovered Cyclin A/p60, Cdk9, and Cdk10. Cdk9 is known to play critical roles in HIV transcriptions, inception of tumors, and cell differentiation,[3] They also play a part in muscle differentiation and have been linked to various genetic muscular disorders. He has published over 600 articles and received over 40 awards for his contributions to medical research.  www.drantoniogiordano.com www.shro.org

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