
A Milano questo fine febbraio, l’idea di rinascita era palpabile in ogni collezione della stagione autunno-inverno 22-23, dettata da brillanti, luccichii, multicolore nonché tessuti pregiati e costruiti. Dopo due anni di sfortuna e sacrifici causati da un virus maledetto arriva un altro colpo di scena che apre la mattina della terza giornata di fashion week: l’attacco in Ucraina.
Nei giorni antecedenti Prada e Fendi avevano celebrato la leggerezza: il primo brand con il ritorno di VIP come Kim Kardashian, Kendall Genner, Hunter Shafer, Guadagnino e Rita Ora e una sequenza di sottovesti con cristalli, cappotti con piume, gonne plissettate e maxi-bomber con applicazioni floreali.
D’altro canto, Fendi è frivolo con tessuti diafani, impalpabili e trasparenti con decostruzioni e un omaggio agli anni 2000. Immancabile è la presenza dell’iconica baguette proposta in cashmere, pelle foderata in shearling e visone intarsiato. E poi c’è un interessante Marco Rambaldi, sensibile sulle questioni LGBTQIA+ e alfiere della generazione Z: futuro e progressismo contrapposti allo step-back di quello che sta succedendo nel mondo.

Questa stagione è dedicata all’adolescenza, all’ingenuità, all’emozionarsi e alle prime volte con tanti pizzi, teddy e cuori. Il corpo viene mostrato con orgoglio, qualunque ne sia la forma, senza taglie, genereed età. Sunnei è consapevole e inscena un défilé con modelli che corrono frenetici appena scesi dai taxi, l’abbigliamento è tecnico e pratico con tanto colore, materiali stretch e jersey.
Effettivamente questa catwalk rispecchia la frenesia, la preoccupazione e le problematiche che non sono mai andate via. Infatti, la mattina del 24 febbraio divampa su ogni rete di telecomunicazione la notizia di un’operazione militare speciale da parte della Russia all’attacco dell’Ucraina. E la moda reagisce come può, casualmente la collezione di Max Mara si ispira alla pittrice Sophie Taeuber-Arp che ha vissuto due guerre mondiali e la volontà di creare mondi onirici in cui non esistono conflitti con giochi di opposti tra mini e maxi, micro e macro, skinny e oversize; nulla ha una specifica misura. Canadian propone giubbini avvolgenti, perlati e multicolore, un arcobaleno e un messaggio di speranza.
E infine la presenza di re Giorgio con la sua sfilata silenziosa senza alcun tipo di musica in rispetto delle prime vittime di guerra che mostra mini-blazer, pantaloni jodhpur, flapper dress anni Venti e tante paillettes. Il signor Armani ha dimostrato come sempre classe ed eleganza non solo nel ready-to-wear ma anche nei modi. Un simile déjà-vu inverno 2020?
Milano era pronta per la ripartenza con una stagione di joie de vivre sabotata dagli eventi mondiali che non possono passare inosservati. Si troverà mai pace?