Napoli è la vera nemica di se stessa. Non stavolta però. Napoli è la meraviglia fatta in terra, è lo stupore negli occhi di chi la scopre, è la magia che resta nel cuore di chi la vive. Napoli è la poesia di chi la racconta quando la lascia. Napoli è la grandezza di chi ha fatto la sua storia, che ancora riecheggia tra i vicoli di un passato che in realtà passa mai.
Ma Napoli è anche la vera nemica della sua straordinaria bellezza. Dalla Gomorra vera, che spara e fa “stese” tanto per far capire chi comanda, allo scippo al turista, passando per il gioco all’imbroglio continuo, alla furbizia del più furbo, al sotterfugio del disonesto. Regole, da queste parti, più che eccezioni. Napoli è nemica di se stessa quando deturpa il suo territorio, quando le foto che fanno il giro del Mondo raccontano di monnezza, quando le terre limitrofe sono Terre dei Fuochi. Napoli è nemica di se stessa quando la politica sfrutta i suoi figli, padre-padrone della sua gente, di chi vende un voto. Tutto il mondo è paese. In tutto il mondo succede. Ovunque c’è un ramo di quella camorra o di quella politica corrotta.
Ma Napoli, Napoli con la sua bellezza sarebbe in grado da sola di incantare il mondo intero. Ditemi un’altra città, un altro pezzo di questa Terra che ha insieme tutto ciò che ha Napoli: i sapori del più prelibato Mediterraneo, la musica che riecheggia da secoli come se fosse la prima volta che la si ascolta, il mare, meravigliosa distesa di infinito senza tempo, il Vesuvio, protettore pericoloso di queste terre. E poi la convivialità, la gioia, la comicità, il teatro, il mito del campione indiscusso del calcio di tutti i tempi, legato indissolubilmente a Napoli. Tutto qui, tutto insieme.
È per questo che Napoli è nemica di se stessa, quando vanifica la sua magnificenza. Ma non stavolta. Non stavolta. Non durante le celebrazioni per i 30 anni di Dolce&Gabbana che hanno catapultato Napoli sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Hanno scelto Villa Pignatelli e Castel dell’Ovo, hanno scelto i vicoli del centro storico e la bellezza del lungomare. Hanno fatto sfilare la loro moda, la loro storia, la loro tradizione italiana in questi luoghi e loro stessi hanno vissuto la città. Non si sono lasciati intimidire da chi ne parla male o peggio, scredita Napoli colpevolmente. E, soprattutto, Domenico Dolce e Stefano Gabbana, l’hanno amata. Di un amore profondo. L’hanno celebrata. E le hanno reso omaggio. Così come Napoli merita. È vero, è stata moda, è stato glamour, è stato il jet set mondiale, a permettere che Napoli fosse riconosciuta nella sua straordinarietà. E allora? Napoli c’è, c’è stata. Ha raccolto l’invito e lo ha fatto suo: ha conquistato i divi del mondo, ha reso Sophia sua figlia per sempre.
Ecco, stavolta Napoli è stata la migliore amica di se stessa. Al di là delle polemiche, al di là di chi ha criticato, al di là di chi ha parlato di una Napoli “blindata-ostaggio-nel-caos”, al di là dei media Made in Italy che si sono trovati in serie difficoltà a non poter parlare solo di morti ammazzati, Napoli ha saputo accettare il regalo che le è stato fatto, la vetrina che le è stata offerta, il tappeto rosso su cui le è stato concesso di sfilare da protagonista. E ha vinto. Napoli ha vinto. Ma le luci che per quattro giorni hanno illuminato Napoli si sono spente. Ora tocca a Napoli mantenere alto il livello raggiunto, tocca a Napoli usare quella luce e il suo riflesso per brillare ancora. Napoli non deve essere nemica di se stessa: Napoli è l’unica amante di sé e se non lei, chi potrà farla ancora grande? È Napoli che deve amare se stessa. Certo, non bastano quattro giorni per cambiare. Ma bastano per iniziare. Bastano per aver voglia di cambiare. E, stavolta, la strada giusta pare sia stata tracciata.