Che la barba sia di moda è un fatto. Che la barba hipster stia diventando un’ossessione maschile è altrettanto certo. Ma c’è qualcuno che della barba vuole mostrare altri aspetti, quelli meno trendy e più legati a ciò che un uomo sceglie di raccontare di se stesso. La barba come biglietto da visita, come storytelling, come modo per riappropriarsi di una cura del sé che non è esclusiva femminile. E se è vero che New York, dove il movimento hipster è nato, ha trasformato la barba in una moda inarrestabile, stavolta lo stile è inconfondibilmente italiano: lunedì 14 marzo ha inaugurato alla Wook Choi Gallery di Manhattan Your Shape, mostra fotografica che ruota attorno al tema della barba. Le immagini sono del fotografo Roberto Chierici, la mostra è curata da Erika Arosio e le barbe dei protagonisti degli scatti sono state sistemate dai due barbieri Giovanni Cibin e Robert Briscolini di Italian Style.

Il fotografo Roberto Chierici spiega come tutto sia nato da una ricerca estetica personale: “Un anno fa ho iniziato a farmi crescere la barba e mi sono sentito diverso. Ho capito che la gente mi percepiva in modo differente. La barba mi ha dato autorevolezza”, dice accarezzandosi la lunga barba alla Sigmund Freud. Ed è proprio il caso di tirare in ballo Freud perché Erika Arosio, curatrice della mostra ci parla di un fenomeno che potrebbe essere l’invidia del pene 2.0 ovvero, appunto l’invidia della barba: “La barba è una cosa che noi donne non abbiamo e in tante situazioni farebbe comodo perché serve per affermare la propria personalità, come dimostrano le fotografie che abbiamo raccolto”.
Si tratta, infatti, di ritratti di uomini, la cui personalità è fortemente definita dalla barba. Non sappiamo che lavoro facciano, non ci è dato sapere nemmeno il loro nome. Ciò che li definisce è la barba. Questo è il senso del titolo della mostra: la barba come elemento di una ricerca di forma estetica e personale. La barba che dà forma al volto come alla personalità, esaltando la virilità.
Quanto c’è di hipster in tutto questo? Pochissimo, dice il fotografo. Qui parliamo di una ricerca estetica e di genere più profonda che va ben oltre una moda che si sta esaurendo e ha invece a che fare con un riavvicinamento degli uomini a una vecchia abitudine che era stata in parte abbandonata, quella di prendersi del tempo per sé per andare dal barbiere.

Giovanni Cibin, barbiere di Italian Style che è nato a Monza come salone unisex, ma si è presto sviluppato in tanti e diversi progetti tra cui la realizzazione di un brand di rasoi old style, ci parla di come la cura settimanale della barba sia una “coccola” per gli uomini, un modo per ritagliarsi del tempo per sé e di coltivare la propria virilità, magari sorseggiando Jack Daniel’s. Durante l’inaugurazione lui e il suo socio Robert Briscolini hanno dato una dimostrazione pratica del loro particolare metodo di barberia, servendosi di una poltrona vintage e dando vita a una performance davvero originale, quasi artistica.
Insomma, sarà poco pratica, impegnativa da curare, difficile da gestire, ma sembra proprio che la barba sia al centro di una riscossa di costume e culturale alla base di una ridefinizione di genere, per una volta al maschile. La mostra è aperta dalle 11 alle 18 fino a sabato 19 marzo.