Per festeggiare l’Italia durante la giornata che celebra la proclamazione della Repubblica, l’Italian Trade Agency (Istituto del Commercio Estero, ICE) a New York ha organizzato un evento in cui erano in mostra alcune eccellenze italiane cha vanno dal design, alla moda e al cibo. Le varie celebrazioni ed eventi sono stati stati già documentati su La VOCE. Vorrei soffermarmi qui sulla storia della sartoria Curiel che negli spazi dell’ICE era rappresentata a fianco della moda maschile. Si potevano ammirare, le stupende giacche della sartoria Attolini indossate da Toni Servillo/Jep Gambardella nel film di Paolo Sorrentino La grande bellezza. Nella stessa stanza, accanto alla disinvolta eleganza maschile e al lavoro artigianale della sartoria napoletana, famosa in tutto il mondo, erano esposti abiti eleganti della collezione di Raffaella e Gigliola Curiel, madre e figlia che lavorano sia nella couture partecipando alla fashion week romana AltaRoma, sia nel pret-a-porter e gli accessori di cui si occupa soprattutto Gigliola.

il direttore Pier Paolo Celeste mostra agli ospiti l’installazione all’ICE dedicata alla sartoria Attolini che ha realizzato gli abiti di Toni Servillo per La grande bellezza
Un marchio, quello di Curiel con una lunga storia che comincia ai primi del Novecento. È Ortensia Curiel ad aprire la prima sartoria nella Trieste mittleuropea e intrisa di cultura e arte internazionale che ha la vicina Vienna come punto di riferimento. La sartoria di Ortensia Curiel era situata a fianco della libreria dello scrittore Umberto Saba. Gigliola Curiel, nipote di Ortensia e madre di Raffaella, continua la tradizione sartoriale della prozia triestina quando si trasferisce a Milano. Nel dopoguerra, sarà la prima stilista di moda italiana a stipulare un contratto per produrre in esclusiva una collezione con Bergdoff e Goodman a New York e Harrods a Londra. Erano anni di ricostruzione e nel 1948 il Centro Italiano della moda, creato a Milano, organizzava molte sfilate nei grandi magazzini milanesi per promuovere la moda italiana soprattutto negli Stati Uniti. Gli show venivano presentati dopo la couture parigina come del resto facevano le altre città in Italia, Firenze e Roma.
Sono questi gli anni in cui cominciano il made in Italy e la creatività cominciano ad essere lanciati come simboli dell'Italia, durante il complesso processo di modernizzazione seguito alle rovine lasciate dalla seconda guerra mondiale.
La moda e il tessile diventano tra i motori più importanti non solo per la ricostruzione economica del paese ma anche per la sua riconquista e diffusione di un'immagine attraente, dinamica, di buon gusto. La creatività sarà la base del successo del made in Italy. È dalla ricca tradizione di famiglia che la sofisticata eleganza della figlia d’arte Raffaella Curiel lancia la sua moda e soprattutto il suo famoso taielleur soprannominato “curiellino” mai passato di moda perché unisce l’eleganza classica a uno spirito semplice e fresco adatto ad essere indossato sia per la mattina che per la sera.
Dicevamo della lunga storia della moda italiana e della sua cultura e arte. Raffaella Curiel rappresenta eminentemente questo ricco tessuto di cui è composta l’identità della cultura italiana. Firma la sua prima collezione nel 1961. Raffaella, per i suoi interessi culturali e artistici, è stata anche chiamata intellettuale della moda, nella sua famiglia infatti ci sono anche illustri nomi della cultura antifascista come Eugenio Curiel, morto durante la resistenza. Dagli inizi degli anni Novanta, Raffaella è affiancata dalla figlia Gigliola (il nome della nonna) che si occupa delle collezioni pret-a-porter, di accessori e gioielli.

Gigliola Curiel davanti all’installazione dedicata alla sua casa di moda, il 2 giugno all’ICE
Nel 2010, la città di Trieste ha offerto un omaggio a Raffaella, organizzando una mostra che intreccia moda e arte, promossa dalla F.I.D.A.P.A. (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) e ideata e curata dall’architetto Marianna Accerboni. Agli abiti si affiancano quadri di grandi pittori a cui le sue stesse collezioni si sono ispirate dagli anni ottanta in poi. Tra i pittori figurano Klimt, Matisse, Degas, Vermeer, i futuristi Balla e Depero e altri. Infatti la mostra triestina è tutta concentrata sui rapporti tra moda e arte e le suggestioni cromatiche e visivo-spaziali di Klimt, Picasso e Balla. Si è molto parlato di Balla, i futuristi e futurismo negli ultimi tempi grazie anche alla ricca e grande mostra al Guggenheim come anche ai convegni organizzati a New York da CIMA (Center for Italian Modern Art). Non abbastanza però si é parlato del rapporto tra futurismo, moda e design e di come questa avanguardia continua ad ispirare artisti e designer ancora oggi. Ma se il futurismo é diventato quasi di moda oggi, non lo era certo nel 1981, o per lo meno non in maniera evidente, quando Raffaella Curiel realizza un modello ispirandosi alle compenetrazioni iridescenti di Giacomo Balla che studiava gli effetti di luce legati al movimento.

Raffaella Curiel, omaggio a Frida Khalo, collezione 2008
Il primo studio sul futurismo e la moda di Enrico Crispolti appare nel 1988. E naturalmente in occasione del primo centenario della pubblicazione del primo manifesto del futurismo del 1909 sono proliferate molte pubblicazioni e ispirazioni che si sono tradotte nelle passerelle della moda da Laura Biagiotti, a Prada a Etro oppure nella collezione uomo del designer belga Walter Van Beirendock (2012) con evidente riferimento alle compenetrazioni di Balla. Raffaella Curiel dunque possiede una sensibilità artistica che va oltre le mode ed è attenta alle molteplici suggestioni che vengono dall’arte e la cultura che spazia molte lingue e luoghi. Infatti la collezione di Alta Moda presentata ad AltaRoma è tutta intrisa di viaggi e territori che vanno oltre il paesaggio italiano e combinano la sontuosità dei colori, delle stoffe e delle decorazioni con la leggerezza dello stile elegante e sciolto.
Questa multidimensionalità cromatica e di forme racconta storie di viaggi e di donne che pensano e sognano con radici aeree profonde e segnano nuove frontiere e creatività.
*Eugenia Paulicelli, Professor of Italian, Comparative Literature and Women’s Studies, Queens College and Graduate Center, The City University of New York