“Scusi, va via?”. Dal finestrino, col ditino alzato. Un classico. In qualsiasi punto del mondo saliamo su una macchina parcheggiata, dopo non più di dieci secondi, sentiremo un colpetto di clacson e vedremo qualcuno, in un’altra macchina, che ci chiede se stiamo andando via. A volte anche quando siamo appena arrivati, abbiamo parcheggiato e stiamo per scendere. Tac.
“Va via?”. “Sì, vado via, ma a piedi”, è la risposta, in quel caso. La gente è alla disperata ricerca di un parcheggio. A volte il dialogo è soltanto mimato, a gesti, con tempi perfetti. Chi chiede se andate via, fa il movimento con la mano chiusa a scatto, da destra verso sinistra, due o tre volte. Significa “va via’” nel linguaggio dei mestieri muti. La risposta è quasi sempre col ditino che si alza e si muove brevemente a tergicristallo. Di solito lo si fa col sorriso beffardo, con un pizzico di crudeltà di chi detiene un potere e può decidere della tua vita.
Chi riceve quella risposta, di solito sorride anche lui, ma si vede lontano un miglio che è un sorriso con un sottinteso chiarissimo: vai a quel paese o in altri luoghi un filino più scabrosi. Il mondo degli automobilisti è un mondo difficile, un mondo in cui il desiderio generale è che tu sparisca. La casistica comprende anche la bizzarra soluzione della domanda con successiva risposta affermativa, cioè il sì con la testa: “Sì, vado via”, con immediata conseguenza che quello che ha detto che andava via in realtà non va via e sta lì un tempo infinito a controllare una chat su Whattsapp o a girare una fotina su Istagram.
E lì si entra nel campo della bastardaggine quotidiana di gente che è in guerra. Altra cosa curiosa e misteriosissima: perchè quando vi fermate due secondi in una strada deserta, davanti a un cancello, a un passo carraio o in seconda fila, ci sarà. dopo pochi secondi, qualcuno che deve uscire o che deve entrare? Si materializzano dal nulla. Ogni volta puntuali. Perchè? E questa è materia per scienziati.