Non c’è niente da fare. Non ce la facciamo. A teatro o al cinema, appena comincia lo spettacolo, accendiamo il cellulare. E guardiamo. Nel caso, digitiamo. E osservando la platea si vedono tante belle faccine illuminate, che magari ridono perché si sta guardando un videino buffo, di quelli che girano sui social.
E chi se ne importa se lo spettacolo è iniziato, se ci sono gli attori che stanno recitando e che si sono fatti giorni di prove per presentare il loro lavoro. Loro facciano pure, che noi abbiamo da fare. Guardare il cellulare è nettamente più importante. Soprattutto è un bisogno impellente.
Il rispetto? Macché rispetto. Rispetto è una parola antica, di una volta, erano altri tempi quando si usava. Anche al cinema, stessa cosa. Non solo, la gente mostra pure al vicino, all’amico, alla compagna, o al marito, lo smartphone per condividere la tal cosa. Quello che avviene sullo schermo (o sul palco) è completamente ininfluente. Tanto succede anche a casa, sul divano, mentre sta andando un film o una serie, tutti sono col cellulare in mano, coi ditoni che spasmodicamente toccano i tasti.
A teatro poi è curioso. Dal palcoscenico, guardando la platea, si vede questa enorme distesa di lucciole; è un’immagine molto romantica, che sa di sere di prima estate. Le luccioline a volte, a turno, si spengono, e se ne accendono altre. A volte c’è qualche trillo, viene da una lucina che si lamenta teneramente e richiama l’attenzione.
È uno spettacolo meraviglioso quello che si presenta. Gli attori vengono rapiti da quella grande magia e spesso, si distraggono, ma felicemente. Un superbo spettacolo della natura. La natura di oggi, naturalmente.
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