A questo punto svelato l’arcano. A Sanremo prendevi il compenso solo se ti commuovevi. La lacrima è stata il motivo conduttore di tutto il Festival, fin dall’apertura.
Amadeus si commuove perché in sala c’è il pubblico, il pubblico si commuove perché c’è Morandi, Morandi si commuove perché c‘è Amadeus, la Zanicchi si commuove perché è la Zanicchi, il pubblico si commuove perché c’è la Ferragni che fa il suo monologo sulle donne, la Ferragni si commuove perché la applaudono anche se il monologo è così così. E via.
Addirittura “Ama” ha rivelato che Mattarella al telefono si è commosso (sì, vale anche via telefono). Insomma, doveva spuntare la lacrima. Sennò non ti pagavano. La cosa funzionava così: c’era in Rai un “Commoscion Manager” che spuntava, alla fine di ogni puntata, l’elenco dei protagonisti. Chi non si era commosso veniva depennato, chi invece aveva fatto uscire la lacrima veniva regolarmente retribuito.
Senza commozione non è Festival, c’è poco da fare. Ci sono stati anche dei controlli a casa, degli addetti venivano a controllare se le famiglie piangevano. O delle macchinette speciali, tipo quelle degli ascolti, per registrare l’indice di commozione. Qualcuno a Sanremo ha piantato la grana e ha detto agli organizzatori: “Un momento, io mi sono commosso e voi non mi avete pagato”.
Ma la RAI aveva pensato anche a quello. La Var. L’hanno risolta così. A Sanremo il “Commoscion Manager”, chiuso in una stanzetta dell’Ariston, aveva a disposizione la Var per vedere e rivedere la scena. Se spuntava l’occhio lucido, anche solo per un attimo, il “gol” era buono. Zalone, per esempio, ha rischiato di non prendere una lira, poi col Var ha dimostrato l’occhio lucido ed è stato bonificato subito. Poi il Web. Il Web si è commosso continuamente: “La frase che ha commosso il Web”, “L’immagine che ha commosso il Web”, eccetera.
E non è finita. Fino a sabato va così e quando Sanremo non ci sarà più, a tutti, nelle case, spunterà una lacrima. Tanto per dare continuità. Evviva.
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