Succede quando si esce dai ristoranti. Il problema è salutarsi e andar via.
Già ci si è salutati prima di uscire, con quelle due chiacchiere mentre si infilano i cappotti. Col ristoratore che ti guarda male perché, in quel modo, sei già in pieno assembramento, cosa che fa un po’ da contrasto col fatto che lui non fa neanche più i menù da leggere ma ti costringe a usare il sistema del “quer cod”, che è quel triangolino di neve che devi inquadrare col telefonino. Cosa che getta nella depressione migliaia di persone, perché non ci riescono. In quei casi ci si sente dei poveracci: o nulli tecnologicamente o in possesso di un cellulare del medioevo. “Adesso questo cesso lo butto via”, dicono.
Bene. All’uscita dicevamo. Si sta in piedi delle ore al freddo, in quei capannelli in cui non si dice niente di più di quello che si è già detto a tavola. Lasciarsi è impresa durissima. Poi tutti parlano, secondo la modalità corrente che è quella in cui si sovrappongono i “pipponi” su tutto, mentre nessuno ascolta quello che sta dicendo l’altro, ma si sta solo pensando a cosa dire per creare più interesse. Questo è un classico del nostro tempo, e la gente che parla tanto sembra vada in erezione psichica.
I ristoranti sono pieni, all’uscita, di gruppi di persone che cercano il modo di salutarsi. Ma ci sono le ultime cartucce da spendere, in modo che dopo si dica: “Bè però son simpatici Mirko e la Giovanna no?”. Perché Mirko e la Giovanna hanno giocato tutte le loro carte perché si arrivi a queste conclusioni, da parte degli altri presenti.
Ma la cosa strepitosa è questa. “Ciao eh, ciao allora, va bè ci sentiamo…”. E poi tutti vanno dalla stessa parte. “Io ho parcheggiato di là”. “Eh anch’io”. Quindi ci si è già salutati e allora che succede? Si continua a camminare, con qualcuno che riprende il discorso di prima o ne lancia un altro. Anche perché andare tutti dalla stessa parte, sullo stesso marciapiede, senza parlare, in un silenzio di imbarazzo micidiale, sarebbe bruttissimo
Il “risaluto” successivo è di solito più spiccio. “Allora ciao!”. Ma qualcuno usa molto anche il “riciao!” Che ti viene di tirargli una pacca nel coppino, perché “riciao” lo dici poi a tua sorella.