Il carrello al supermercato è un simbolo, una fotografia famigliare. Domanda: dov’è il marito al sabato pomeriggio? Quasi sempre all’Ikea, in tuta, dietro a un carrello.
Lo capisci con una telefonata. Tu chiami l’amico al sabato e gli chiedi dov’è. Lui risponde con una vocina flebile: “All’Ikea”. Quello è il posto dove si infrange la risacca dei mariti, iscritti a una pole-position di secondo piano. Parte in seconda fila il marito, perchè la scena, nella griglia di partenza, è questa: la moglie davanti al carrello, col blocchetto e la matita che esamina scaffali, prova letti o divani, prende nota di lampade, insomma comanda la corsa.
Lui è dietro, con il carrello, non la può superare, è una gerarchia di corsa preordinata. Al sabato all’Ikea si vedono decine di coppie che tengono questo assetto per tutto il pomeriggio. L’uomo spesso è appoggiato con le due braccia al manico del carrello, come a un davanzale, e procede così. A volte è dietro a dei manifesti o a dei pannelli che lo paraventano alla vista del mondo. In questo modo non ha voce in capitolo. Ma non l’avrebbe comunque, perchè quello è il momento che la donna sogna dai primi approcci con un fidanzatino, la soluzione finale, la sublimazione del rapporto coniugale.
E cioè marciare davanti a un carrello spinto dal marito. Spesso dentro al carrello c’è anche un figlio che si diverte, perchè per lui è un piccolo luna-park, ma non può essere ancora consapevole del dramma che si consuma lentamente negli occhi del babbo. Avete mai visto, in una di quelle situazioni, l’assetto inverso e cioè l’uomo davanti al carrello e dietro la moglie che lo spinge? Mai. Da nessuna parte del mondo o dell’universo. È una questione di gerarchie sociali e famigliari che sono codificate da secoli e probabilmente anche ai tempi delle caverne c’era una donna davanti e dietro un uomo che spingeva un carrellino con quattro legni e con ruote quadrate.
Forse già da allora, come oggi, dal carrello si alzava un sommesso: “Che due maroni” che è un linguaggio universale nato dall’istinto dell’essere umano. C’è solo un momento in cui l’uomo in quei pomeriggi del sabato va davanti: è alle casse, quando deve estrarre la carte di credito per pagare. Solo lì. Poi, passate le casse, si va verso il parcheggio con lo stesso assetto classico. Alla macchina lui carica il bagagliaio, ma in fondo lo fa da contento. Gli è tornato il sorriso. Perchè è finita.
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