Sono stati mesi impegnativi. Il 2021 si è chiuso soffocato tra le feste di Natale, incombenze familiari, ansie da Covid, febbri notturne e sciroppini per i mal di gola invernali.
Il 2022 è letteralmente iniziato il giorno dopo la festa della Befana, l’albero disfatto e gli addobbi inscatolati pronti da conservare; una ripresa del lavoro lunga e faticosa e responsabilità inderogabili e non delegabili. Giorni trascorsi ad assolvere a ogni dovere, indossando sorrisi e tacchi alti, dietro interminabili impegni, notti insonni passate troppo velocemente, immobilizzata da tutto un da farsi che sembrava non finire mai.
E in tutto questo scalpitio di affanni, il mio pensiero ha cercato per giorni una tregua, una via d’uscita, un’ora d’aria con l’altra me, quella che non piace a nessuno, manuela con la m minuscola, più cupa, forse stanca… e di cui mi prendo cura solo io. Perché tra i vari doveri di donna, lavoratrice e madre, ho mancato tutti i miei appuntamenti notturni tra me e lei, manuela noir, la clandestina spiazzata in una terra di nessuno e che più che moglie e mamma, è solo la figura difforme della sua immagine quotidiana, stropicciata e disillusa come un’attricetta di periferia o un bisonte abbattuto a tradimento da un colpo di fucile.
Non c’è molto da aggiungere quando la scrittura prende il sopravvento e decodifica i segnali più celati, quelli appesi a un attimo di verità che, da un momento all’altro, cadrà per sempre nel niente, privo di un inizio e di una fine; come lo scatto incastrato in una fotografia senza storia e inevitabile come una cicatrice che ti porti addosso, che non vorresti mai vedere.
Mi hanno detto che quando la mia scrittura diventa sporca è più bella. Ma “scrivere sporco” non è una scelta. Se quando scrivi non ti fai sconti, affiora tutto. Affiora in tutti, nessuno escluso. Con parole rudi, dirette. Può sembrare crudele; è crudele. Ma è anche vero. Per questo è la parte più bella. Bella… se si volesse capire cosa è la bellezza, senza ridurla a un’immagine che, prima o poi, chiunque saprà riprodurre. Perché l’arte non è mimesis. Non più, almeno.
Oggi finalmente ho incontrato l’altra manuela e, anche se per poco, è stato tutto. Tutto il male e tutto il bene in quella manciata di minuti. Non ci sono commenti da lasciare, né frasi da impacchettare al fine di smussare gli spigoli dei significati più scomodi: le parole diventano specchi che non lasciano scampo ad altre interpretazioni e quello che riflettono non è l’idea che hai di te. Sei tu. E quando al tuo fianco, in quel riflesso, compare qualcun’altro, vuol dire che c’hai da fare i conti con lui…
Venticinque righe per spiegare un’intuizione sono troppe, ma mettere a fuoco quella intuizione non è da tutti, perché nudi, davanti agli specchi, non ci vuole stare nessuno. E scommetto quello che volete che, di intuizioni così, ne vivete tutti i giorni.
Che sia un Buon Anno per tutti.