Ormai è chiaro, gli animali parlano. E anche i neonati. Sono due categorie che per secoli sono state sempre cosiderate non dotate dell’uso della parola e invece non è così. Sono ventriloqui. Prendiamo i cani per esempio. Tu sei accanto a un Chihuahua e a un certo punto dici: “Ciao Puffino, hai mangiato?”.
Lì attorno c’è sempre una voce che risponde: “No”. Oppure: “Sì e la pappa era molto buona”. Se vuoi puoi continuare il dialogo col cane che continuerà a guardarti fisso, o a guardare anche da un’altra parte ma non conta, e a rispondere perfettamente. Il cane stesso è stupefatto, almeno così sembra dallo sguardo, dalla precisione delle sue risposte.
C’è il sospetto però che a rispondere sia un altro famigliare, una mamma, la padroncina del cane stesso, un nonno, ma forse è solo un sospetto. Come succedeva con Topo Gigio che parlava con la voce di Peppino Marzullo che era lì a due metri, ma i bambini erano certissimi che a rispondere fosse Gigio. Sono rarissime le case dove questo fenomeno viene sconfessato e smontato. Casi in cui cioè, uno chiede al cane se ha fatto la cacca, risponde la mamma dalla cucina: “No! Non mi avete ancora portato fuori…” e il nonno ribatte: “Lascia che risponda lui”), smascherando il ventriloquo.
Ma di solito è il cane, non c’è dubbio, che è dotato di ragionamento raffinatissimo e di eloquio perfetto. Alcuni cani, se in famiglia c’è qualcuno che fa il classico, può anche rispondere in latino. Tipo: “Sei già andato a fare i tuoi bisognini Alfredo?” (Alfredo è il cane ovviamente). Risposta che arriva dall’esterno: “Ibo primum sole ponam…”. Al che qualcuno ribatterà: “Accidenti Alfredino, sappiamo il latino adesso…”. E il cane prontissimo: “Non: sed hic admodum stultus homnes”. “In pratica sta dicendo – traduce il babbo che ha alcune reminiscenze classiche – che siete degli imbecilli”.
Insomma i cani, ma anche i gatti, vengono costantemente doppiati da qualcuno. Non si conosce casa in cui un animale domestico, interpellato, stia zitto. Discorso che vale per tutti gli animali. Anche allo zoo. C’è la tigre in gabbia, la gente dalla recinzione dice: “Poverina, sei triste a stare lì dentro?”. E la tigre (per voce che viene da un punto indistinto del gruppo): “Vorrei vedere te qua dentro, idiota”. Dal punto di vista degli animali, il fenomeno sembra suscitare molte preoccupazioni. Spesso cani e gatti fra loro ne parlano fitto fitto. “Ma avete sentito che ci fanno il verso?”. “Capite la gravità della cosa? Ci fanno dire quello che pare a loro”.
“Questa è una violenza vera e propria, ma come si permettono?”. “Come fanno questi cretini a essere così sicuri di come sarà la nostra risposta?”. Qualcuno, fra i cani di Central Park, pare abbia proposto uno sciopero.
Dicevamo all’inizio che la cosa è estesa anche ai neonati che vengono continuamente interpellati e che danno immediatamente risposte articolatissima. Un passeggino per strada e le due signore che guardano dentro un bimbo che sta dormendo della grossa. “Hai mangiato la pappina?”.
Risposta immediata dell’altra, con la vocina in falsetto: “Macchè, la dada non me l’ha ancora data. È brutta brutta la dada”. Sarebbe fantastico se un giorno il neonato aprisse gli occhi e dicesse: “Ma io stavo dormendo, vi sembra che avrei mai potuto rispondere quella boiata lì? E con quella voce da effemminato?”.
Stiamo comunque degenerando. Ieri vista una signora chinarsi sul suo cagnolino per strada e chiedergli: “Hai ancora il pancino gonfio?”. Passava di lì un pensionato, che ha sentito, si è fermato e ha tentato di emettere una flatulenza per doppiare il cane. Ma non ha funzionato. E si è allontanato lentamente a gambe strette, perchè aveva combinato un disastro.