“Mi mette la password per favore?”. E’ la domanda che fa crollare migliaia di persone. Occhi che si sbarrano, bocche semichiuse in espressione catatonica, mani nei capelli o sulla fronte. La disperazione. Uno su dieci ricorda una password. Anche perché adesso ognuno ne ha almeno una decina e allora salta fuori un caos inenarrabile.
Password è una parola tremenda. Insieme allo “userneim” (user name). Il vecchio pensionato italiano barcolla quando una di queste parole gli arrivano, come si dice, nella coppa. Sono come delle mazzate. Qualcuno risponde scherzandoci su per alleggerire il dramma: “Password? Domenica vado a pesce”. “Userneim? Cos’è un campo di concentramento?”. Ma intanto ognuno ha cassetti con dei foglietti pieni di password. Solo che quando quel foglio servirebbe uno è fuori, alla deriva di un modulo o di un bancomat. C’è chi le tiene nel telefonino e quando glielo fregano diventa matto perchè non solo deve cambiare le carte di credito, i bancomat eccetera, ma anche vita.
Si balbetta davanti ai famosi tre tentativi. “Ma cazz, l’ho sempre saputa…adesso ho un vuoto”. E al terzo tentativo alè, conto bloccato, fila in banca, richiesta di una nuova password che ti arriva a casa due o tre volte perché è una raccomandata e te non ci sei e allora devi andare all’ufficio postale, ma non quello vicino, quello che sta in Culonia, e cioè in quel quartiere clamorosamente lontanissimo da dove sei.
Poi è finita l’epoca delle password semplici, tipo la data di nascita tua o dei figli, o della moglie o del marito. Adesso quando la inserisci ti chiedono che ci sia almeno una lettera maiuscola, almeno un numero e tra un po’ sicuramente ci vorrà nella parola (che dev’essere almeno di otto lettere e non si sa perché), un disegnino tuo di quando eri alle elementari, un’equazione e una caccola di naso. Gente che mette il nome del suo carrozzaio pensando di fare una genialata, poi la macchina non ha problemi di carrozzeria per dieci anni, e si va in officina perché non ci si ricorda più il nome dell’uomo ma si scopre che sono già cambiate tre gestioni e adesso il carrozzaio si chiama Anatoly.
Password con nomi di animali che non vengono usate per un tot e quindi dimenticate, con l’aggiunta del fatto che poi l’animale è morto e uno, quando gli torna in mente la password si ricorda anche di “Sbillo” e fa un piantino davanti al bancomat, con gli altri in coda che pensano a un conto corrente prosciugato.
Alcuni siti poi sono perfidi. Ti consigliano di mettere una password un po’ difficile, tu inventi “Taroz**23urc6%_caz&???^” e compare la scritta: “Attenzione! Difficoltà della password molto bassa”. Sorge il vago sospetto che ti stiano prendendo per i fondelli. Peccato! Peccato perché quella lì che ti eri inventato l’avevi anche imparata a memoria. Con sforzi disumani.