Estate strana. Non porta con sé la spensieratezza delle vacanze, ciò che ci spetta dopo un anno di faticoso lavoro. Sarà perché abbiamo fatto tre mesi di vacanza, a casa? Ma quelli non valgono – affermano tutti – perché non siamo andati altrove. Andare, viaggiare è vacanza. Stare a casa chiusi, non è divertimento. E il divertimento è d’obbligo. Quindi a casa non si ride, non si ama, non si vive. Ci si annoia a morte. Con i propri cari e pure con se stessi. L’unica soluzione è andare lontano, scappare. Una finta fuga in verità, con termine temporale, poi si torna all’ovile.
Per un po’ si vive nella condizione di essere vacante: al di fuori di sé. Con le persone che incontriamo in vacanza fingiamo di essere un’altra persona: di successo, emancipata, libera. Chi non ha marito, chi non ha moglie, i figli non esistono, i genitori sono solo un bancomat; insomma gli adulti fanno i ragazzini e i ragazzi fanno i grandi. Ognuno recita la parte che gli piace di più per sfoggiare la propria virtuale indipendenza.

Non è una novità, Achille Campanile scrisse Agosto, moglie mia non ti conosco nel lontano 1930, quasi un secolo fa, sugli sciocchi costumi della piccola borghesia fascista che si stava emancipando scoprendo le vacanze. Ne succedono di tutti i colori perché Campanile è maestro del teatro dell’assurdo. L’elenco dei libri che hanno messo a nudo la nostra miseria umana sarebbe molto più lungo: da Flaiano a Longanesi a Pavese a Calvino; eppure già le commedie del greco Aristofane e del latino Plauto facevano ridere fino alle lacrime. Ma ormai non si ride più di se stessi: i protagonisti dei reality show che mettono in scena le proprie grettezze, meschinità, bassezze in diretta tv, senza vergogna perché non hanno gli strumenti culturali per rendersene conto, sono diventati un esempio per spettatori fatti a loro immagine e somiglianza. Succede allora che per evadere dalla propria vita che ritengono squallida e di cui, sì, si vergognano, sono disposti a tutto. E la società va realmente a puttane.

Così c’è chi sta in vacanza tutto l’anno. Abbiamo politici che gestiscono la res publica come fossero in eterna vacanza, blogger che ti mostrano che devi vivere come in vacanza, stilisti che ti svestono come se andassi in spiaggia, chirurghi estetici che ti pompano le labbra per non farti annegare… Sì, ti salverai su qualche letto di fortuna per una notte, ma l’anima annegherà di certo. E c’è il professionista che lavora tutta l’estate per sentirsi in vacanza dalla moglie: va a pranzi di lavoro con giovani collaboratrici, illudendosi di essere ambito e ammirato, nonostante il mezzo secolo di differenza e il fisico in sofferenza. Uno usa l’altro, classico rapporto di prostituzione: il vecchio si pavoneggia sfoggiando la giovane, che lo sfrutta per fare carriera. Se il primo è patetico, la seconda fa pena. Pena deriva dal greco poiné, che significa castigo, in questo caso proprio autoinflitto. Ma nessuno dei due strappa le lacrime e la gente ridacchia dietro commentando: “Com’è caduto/a in basso”.
Anche se ti rialzi e sei giovane, porterai sempre una ferita visibile, un segno per tutta la vita. E se dirai: chissenefrega di cosa pensano gli altri, io sono arrivato/a, lo dirai proprio perché saprai di non essere a posto con te stesso, perché quella ferita ti brucerà sempre. Perché non ti sei meritato quello che hai ottenuto, l’hai carpito con il raggiro, non sei quello che ostenti di essere.
Argomentando sulle vacanze ci siamo allontanati dalle vacanze, ma solo apparentemente. Perché il must collettivo è “Una vita in vacanza”, titolo del tormentone dell’estate 2018, portata a Sanremo dalla band bolognese Lo Stato Sociale. Finisce così: “E nessuno che dice se sbagli, sei fuori…” Come si fa ad essere fuori dalla società, se tutti sono fuori, fuori di testa? Ma è arrivato il covid e ci ha chiuso dentro a meditare. Pochi ci sono riusciti. Provane sia che chi può permetterselo corre in vacanza, senza mascherine, tanto è già la maschera di se stesso. Per paura del contagio quest’anno niente estero, tutti al Sud: a continuare la recita nei patri lidi. Vacanti da noi stessi, non troveremo l’amore in vacanza.
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