Con un videomessaggio, oggi il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha esaminato e affrontato l’impatto di COVID-19 sulle persone che già prima della pandemia, si trovavano in una situazione precaria, come migranti, sfollati, rifugiati, donne e bambini.
Nel brief politico, intitolato “COVID-19 and People on the Move“, il Segretario Generale presenta oltre alle sfide affrontate da queste categorie di persone, anche le possibili soluzioni per alleviare i loro problemi.
In effetti, queste persone costrette “a fuggire dalle loro violenze o dai loro disastri”, si trovano ad affrontare tre gravi crisi contemporaneamente: la crisi sanitaria, la cui assistenza è spesso difficile da trovare, la crisi socioeconomica e la crisi di protezione.
Queste crisi sono più pesanti per le persone che vivono nei paesi meno sviluppati.
Intanto il Brasile si è collocato al primo posto del Sud America, dove si contano più di 31 mila decessi, seguito dal Messico con 10 mila decessi. In Africa il numero dei casi ha superato i 150 mila.
Ma c’è da considerare un altro aspetto, la paura di COVID-19 ha portato ad un aumento della xenofobia, del razzismo e della stigmatizzazione.
“Insieme manteniamoci uniti contro la discriminazione e per il diritto di tutti a vivere liberi e uguali in dignità e diritti”, aveva già affermato il Segretario, il 17 maggio, in occasione della Giornata Internazionale contro l’omofobia. Più volte aveva parlato della pandemia come un’occasione per evolvere i temi in materia di diritti umani. Parole che oggi rimbombano, alla luce delle proteste negli USA contro il razzismo, scaturite dalla morte dell’afroamericano George Floyd per mano di un agente di polizia bianco. Un’altra inconfutabile dimostrazione di comportamento che COVID-19 ha contribuito ad estremizzare. Sembrerebbe che la pandemia abbia portato alla luce molte sofferenze dell’umanità. Un grido di dolore si avverte da più parti del mondo.
Anche la situazione delle donne è peggiorata, che a causa della quarantena, si sono trovate a dover “affrontare maggiori rischi di esposizione alla violenza, all’abuso e allo sfruttamento di genere”. Anche in questo caso, il capo delle Nazioni Unite aveva già condannato questi comportamenti e aveva sostenuto i “principi condivisi”, quali partenariato, uguaglianza, rispetto e comprensione.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite afferma che “la crisi del COVID-19 è un’opportunità per reinventare la mobilità umana”. A questo proposito espone quattro importanti considerazioni che il mondo deve tenere a mente e utilizzare come guida.
In primo luogo, bisogna considerare che “l’esclusione è costosa e l’inclusione paga. Una risposta socio-economica inclusiva aiuterà a sopprimere il virus e a far ripartire le nostre economie.”
In secondo luogo, è necessario “difendere la dignità umana di fronte alla pandemia” e imparare dai paesi che hanno attuato restrizioni di viaggio e controlli alle frontiere, nel pieno rispetto dei diritti umani e dei principi internazionali di protezione dei rifugiati.
Terzo, ricordare che “nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro”. Dunque la diagnostica, il trattamento e i vaccini devono essere accessibili a tutti.
In ultimo bisogna eliminare “le barriere ingiustificate” e regolarizzare i percorsi per i migranti.
Il Segretario, Antonio Guterres è “grato ai paesi, in particolare a quelli in via di sviluppo, che hanno aperto le loro frontiere e il loro cuore ai rifugiati e ai migranti, nonostante le loro sfide sociali, economiche e ora sanitarie”. Aggiunge che questi paesi “offrono una lezione commovente agli altri in un periodo in cui le porte sono chiuse. È essenziale che a questi paesi venga fornito un maggiore sostegno e la piena solidarietà”.
Nessun paese può combattere la pandemia o gestire la migrazione da solo, “ma insieme, possiamo contenere la diffusione del virus, tamponare il suo impatto sui più vulnerabili e recuperare meglio a beneficio di tutti” conclude il Segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.