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February 17, 2017
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Qual è il segreto della felicità? La risposta viene da Harvard

Uno studio rivela che le persone maggiormente connesse sono quelle più serene

Antonio GiordanobyAntonio Giordano
Il segreto della felicità
Time: 2 mins read

Le buone relazioni interpersonali sono il segreto per vivere una vita serena, longeva e felice. È quanto è emerso da uno studio dell’università di Harvard, negli Stati Uniti, durato 75 anni, il cui obiettivo era comprendere cosa realmente ci renda felici.

Sebbene l’80% delle persone creda che la felicità derivi dal denaro e il 50% dalla fama e dal duro impegno nel lavoro, studi scientifici hanno dimostrato che ad essere più felici e più sani, mentalmente e fisicamente, sono coloro che negli anni sono riusciti a creare reti di rapporti interpersonali positivi.

Lo studio, iniziato a Boston nel 1938, ha preso in esame 724 allora ragazzini, provenienti da zone disagiate. Dagli anni ’30, il gruppo è stato monitorato ogni due anni attraverso test scritti, colloqui frontali e analisi sulle condizioni psico-fische. Si è chiesto ai 724 volontari quali fossero le proprie relazioni, i propri successi o insuccessi, familiari e lavorativi e quali le loro condizioni di salute. Dallo studio è emerso che non sono i beni materiali o la posizione sociale a determinare uno stato di serenità e, soprattutto, una vita migliore e più sana e longeva, ma le relazioni interpersonali di qualità.

L’attuale direttore della ricerca Robert Waldinger, psichiatra americano, ha evidenziato i risultati più evidenti dello studio. In primo luogo, le relazioni solide fanno molto bene alla salute mentre la solitudine è altamente tossica: le persone maggiormente “connesse” sono più felici, vivono di più e meglio, mentre la loro mancanza peggiora lo stato generale di salute. In secondo luogo, a determinare una buona vita non è la quantità delle relazioni, ma la loro qualità: un matrimonio litigioso, spiega Waldinger, è più dannoso di un divorzio e a parità di malattia risulta che chi ha un sano rapporto a due, avverte meno il senso di dolore. Le relazioni amorose, infatti, rappresentano un punto importante nella vita di ogni individuo e non abbandonarle alla prima difficoltà e, soprattutto, non sostituirle con superficialità, rappresenta un importante impegno che, alla lunga, permette di creare solidi punti di riferimento indispensabili al benessere. Troppo spesso, infatti, i rapporti vengono vissuti con superficialità e abbandonati alle prime difficoltà. Infine, le buone relazioni proteggono non solo il corpo, ma anche la mente, mantenendola attiva e aiutandola a mantenere una buona memoria.

Allo stesso tempo va sottolineato che le relazioni — e con questo temine intendiamo quelle amorose, familiari e/o di amicizia — sono difficili e complesse, richiedono notevole impegno e non tutti sono disposti a sacrificare tempo ed emotività per curarle. Il segreto per vivere sane relazioni consiste nel dedicare ad esse tempo, cercare nuove e stimolanti esperienze, come ad esempio chiamare un vecchio amico o un familiare con cui si era litigato.

Per Robert Waldinger, infatti, tra le cause più forti di una cattiva salute fisica e mentale, ci sarebbero proprio le “faide” familiari. I legami di sangue sono fondamentali per l’essere umano e la loro cattiva qualità provoca effetti devastanti: “I conflitti minano la nostra energia e la nostra salute”, la conclusione di Waldinger, laddove, citando Mark Twain, “la vita è troppo breve per litigare. C’è tempo solo per amare”.

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Antonio Giordano

Antonio Giordano

Sono nato nel '62 a Napoli dove mi sono laureato in Medicina e Chirurgia. Sono direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine della Temple University di Philadelphia dove vivo con la mia famiglia. Dal 2004 sono professore per “chiara fama” all’Università di Siena. Di me dicono che abbia una certa esperienza nella genetica del cancro e nella regolazione del ciclo cellulare. Di sicuro c'è che i miei studi hanno contribuito alla comprensione di alcuni dei meccanismi alla base dello sviluppo del cancro e al disegno di una nuova generazione di farmaci. Ho all'attivo oltre 600 pubblicazioni e più di 30 premi. Sono appassionato della squadra di calcio del Napoli. www.drantoniogiordano.com www.shro.org Antonio Giordano is Professor of r Biology at Temple University in Philadelphia where he is also Director of the Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine. He is also ‘Chiara Fama’ Professor of Pathology at the University of Siena, Italy. His research interest includes both molecular and translational mainly focused on cell cycle deregulation in cancer. Dr Giordano identified a tumor suppressor gene, Rb2/p130, that has been found to be active in lung, endometrial, brain, breast, liver and ovarian cancers and also discovered Cyclin A/p60, Cdk9, and Cdk10. Cdk9 is known to play critical roles in HIV transcriptions, inception of tumors, and cell differentiation,[3] They also play a part in muscle differentiation and have been linked to various genetic muscular disorders. He has published over 600 articles and received over 40 awards for his contributions to medical research.  www.drantoniogiordano.com www.shro.org

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