Cari napoletani,
Gonzalo Higuain è andato via. Ha cambiato squadra. Non è più un giocatore della società calcistica club Napoli. Non veste più la maglia azzurra. La Juventus ha pagato la più alta clausola rescissoria di sempre forse: 94,7 milioni di euro. E se lo è preso. È il calcio, lo sport più amato dagli italiani. Quello che li tiene incollati alla TV per la finale di scudetto più del discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, per capirci.
Gonzalo è andato via. Sì, lo so che lo sapete già. Lo sapete perché siete tifosi del Napoli. E lo sapete anche se non lo siete, perché un parente tifoso in casa ce lo avete di sicuro. E poi a Napoli si è tutti tifosi, anche se non si distingue un cross da una rimessa laterale, per capirci.
Non è un luogo comune. È la verità: a Napoli il calcio invade e pervade. O’ pallon’ è il credo di un’intera città. Che ama, che è geneticamente predisposta all’innamoramento senza limiti né paura. A Napoli si ama. E si ama il calcio. E si amava Gonzalo Higuain. Lo si è amato prima ancora che mettesse piede sul terreno di gioco dello Stadio San Paolo di Napoli, prima ancora che da giocatore ufficialmente del Napoli, indossasse la maglia azzurra. Perché il napoletano è così, ama per partito preso.
Sarà perché era timido, sarà perché si presagiva fosse un campione, sarà perché è argentino come un certo indimenticato e indimenticabile Diego. E sarà per quanto lo si è amato che adesso la delusione è tanta, ma tanta. La delusione di perdere un campione certo, ma soprattutto la delusione di ritrovarselo dall’altra parte della barricata, nella Juventus, che è la squadra calcisticamente più odiata di Italia, perché, dicono, vince perché in campo per essa di giocatori ne scendono sempre 12. 11 più l’arbitro. Dicono. Lo ha detto una volta anche Higuain, dopo Udinese-Napoli, dopo che fu espulso e squalificato per 4 giornate (poi ridotte a 3). Lo ha detto anche suo fratello, il suo procuratore.
Cari napoletani,
Cosa succederà il 2 aprile del 2017, quando Gonzalo tornerà al San Paolo vestendo una maglietta senza i colori del cielo e del mare di Napoli? Cosa succederà quando entrerà nello stadio che è stato suo, letteralmente? Che lo ha osannato come un Dio, perché lui Dio di quel campo lo è stato, per i 50mila tifosi e per i suoi compagni di squadra. Per il suo allenatore, Mister Sarri. Un Dio. Che tornerà al San Paolo da traditore. Saprà reggere la delusione dei suoi ex tifosi? Saprà reggere il dolore che un intero stadio proverà e gli dimostrerà, nel vederlo con una maglia senza nessun colore, lui che era il Dio di una Napoli che è mill’culur?
Cari napoletani,
voi restarci male solo se ne vale la pena. Non vi curate di lui ma guardate e tifate la maglia, se la pena non la vale. E in questo caso, no, non la vale. E chiariamo, non perché un giocatore non possa cambiare squadra e casacca, non possa ambire a più trofei o a più soldi. Niente è per sempre. Nessuno è per sempre azzurro. Ma i modi… “Defiendo la città”, cantava col suo accento argentino Gonzalo sotto la curva B dello stadio napoletano. Eh, già: Napoli ha bisogno di essere difesa e Higuain era il suo eroe. Lui che con la maglia n. 9 del Napoli, di gol ne ha segnati quest’anno 36, battendo il record di 35, entrando nella storia. Con la maglia azzurra. Nello stadio di Napoli. Si può andare via. Ma non così, non alla Edinson Cavani per capirci. Alla Lavezzi, magari si. Ma non così. Non saltando ancora sotto quella curva. Non così. Non volando a Madrid per superare le visite mediche in fretta e furia per non andarci proprio nel ritiro di Dimaro del Napoli. Per non affrontare i tifosi. Quei tifosi che se lui avesse usato altri modi, forse avrebbero capito. Se fosse andato in una squadra straniera avrebbero sicuramente capito. Ma così…
Così! Veramente lo ha fatto così? E perché? Per i soldi? Per la voglia di vincere di più? Di vincere “facile”? Perché? Perché lo stadio di Torino è meraviglioso e in quello di Napoli ci piove dentro nella tribuna Stampa? Perché?
Cari napoletani,
non augurate il male a chi parte.
Augurate il bene a chi resta.
Fatelo perché il male non appartiene a questa città meravigliosa. Fatelo perché chi resta pur potendo partire, merita quel bene. Lo merita chi la città la difende tirando calci ad un pallone. Perché Napoli la si difende anche così. Napoli la si difende anche dimostrando in tutti gli stadi d’Italia e del Mondo che il razzismo calcistico non fa parte di questa gente. La si difende quando una città che piange ancora suo figlio Ciro Esposito morto perché voleva assistere alla finale di Coppa Italia, ha il coraggio di non chiedere vendetta ma giustizia. Napoli ha ancora bisogno di essere difesa e ogni dichiarazione d’Amore e legame a questa città le fa bene. Non chiamatelo “infame”, non augurategli un infortunio. Non fatelo, non sarebbe da voi. Chi non vi ama non vi merita. Ma voi non smettete di amare chi invece resta e combatte, per la squadra, per la vittoria, per la maglia e per la città. Non smettere di amare chi vi ama. Perché solo un napoletano sa amare e può capire che a Napoli il calcio non è mai solo calcio. Ma è amore vero e puro, incondizionato e totalizzante. Chi non vive all’ombra del Vesuvio, no, non può capire. Ma voi non odiate. Mai.
Cari napoletani,
Siate ottimisti. So che è difficile, come difficile, difficilissimo sarà questo campionato. Lo so. Ma voi siate positivi e pensate che ora se sbaglia un rigore, la settimana non inizia con l’intossico ma col sorriso stampato sul volto. E il caffè magari lo offrirete voi, da Signori quali siete. E ne lascerete pure uno sospeso, per un certo Gonzalo. Sempre che abbia la faccia di venire a berselo in questo splendore chiamato Napoli.
* Nunzia Marciano, napoletana, è una giornalista di Canale 8, Tv di Napoli.