Dopo aver lasciato alle spalle una lunga stagione calcistica all’insegna dei trionfi dei vincenti ed alle delusioni dei perdenti, l’attenzione del popolo del pallone si trascina rapido verso le coste transalpine, teatro della quindicesima edizione degli Europei di Calcio. Un filo sottile lungo quattro anni ci riporta dolorosamente all’ultima edizione degli europei, nelle lande desolate della terra ucraina in cui gli iberici pretendenti al trono dei mondiali si presero pure lo scettro del’Europa rifilando quattro schiaffi alla Nazionale di Cesare Prandelli, che pure era partita benino arrivando addirittura in finale. Un flop amaro che poi ha raggiunto l’apice in Brasile dove la prandelliana nazionale non è andata oltre la fase a gironi.
La Francia ospita questa edizione degli Europei ferita nel profondo dopo gli attentati che l’hanno devastata nell’animo, ma che secondo una consuetudine tutta tricolore ha tratto dai suoi tormenti un sentimento patriottico notevole, unico nel suo genere. Lo “Stade de France”, bersaglio preferito dalle temibili schiere dell’ISIS che dispensano terrore è parso solido ed impenetrabile, lo spirito dei Francesi è apparso indomito e la serata inaugurale tra Francia e Romania si è svolta nel migliore dei modi. Gli spalti erano colmi di persone che non mostravano timore alcuno, la gara è stata corretta proprio come i tifosi sulle gradinate. Il grande spettacolo degli Europei è cominciato, le paure si sono progressivamente allontanate ed i timori quasi definitivamente accantonati.
L’Europa e il calcio alla guerra
Gli europei tornano in Patria, ed è proprio il caso di dirlo. Infatti la prima edizione della manifestazione si è svolta proprio in Francia in piena guerra fredda. L’idea è venuta ad un francese a cavallo tra le due guerre mondiali. Il merito è tutto di Henry Delaunay, segretario della Federazione transalpina dell’epoca ed ex calciatore, il DeCoubertin del calcio per indenderci. Una visione costante ed entusiasmante che è stata portata avanti dal francese con profuso entusiasmo e nobiltà d’animo, un gentiluomo che si è donato anima e corpo e che per poco non ci rimetteva le penne a causa di una pallonata in pieno volto così violenta che gli fece ingoiare il fischietto d’ordinanza quasi soffocandolo. Nel 1960 anno dei primi europei, Delaunay era morto da tempo ma la sua visione di un Europa unita nei colori del Calcio ha continuato incessante fino ad ora. La coppa che alzeranno i prodi vincitori del trofeo è intitolata proprio a lui.
Quella prima edizione fu vinta dai sovietici che in una finale tra paesi oltre cortina sconfissero la Jugoslavia dopo un drammatico scontro finito ai tempi supplementari e perso con deferente sottomissione dagli jugoslavi che in questo modo evitarono una invasione di carri armati russi per le vie di Belgrado. In quella edizione del 1960 l’Italia non partecipò per manifesta inferiorità. I dirigenti del tempo non reputarono la squadra all’altezza della competizione. Altri tempi ed altro modo di vedere il calcio.
L’Italia e l’Europa
Dalla prima edizione degli europei sono passati oltre cinquant’anni. Da quel giorno dell’ultima finale a Kiev ne sono passati appena quattro e molta acqua sotto i ponti. Tumultuosa e insopprimibile. Ora la guida della Nazionale dalle belle speranze è affidata ad Antonio Conte che con una compagine mediocre, forse quella meno appariscente di tutte, tenterà di fare bene senza però accollarsi meriti e nemmeno demeriti. Abbiamo un CT praticamente separato in casa, già allenatore del Chelsea, che siede sulla panchina dell’Italia per l’ultimo giro di boa, senza pressioni e senza alcun timore del fallimento. Una squadra messa insieme con i cocci della disfatta in Brasile ed alcune aggiunte oriunde da Amarcord calcistico. Ma come siamo arrivati a questo punto? Tutto merito di una cultura tutta italiana che non finisce mai di sorprenderci.
Le belle speranze
“La mia non è una selezione ma una squadra, quindi niente improvvisazioni” testo di Antonio Conte su musica della Federazione. Parole dettate dalla strategia ed anche dalla sfiga. Infatti Conte dovrà fare a meno dei due centrali di centrocampo Marchisio e Verratti vittime di infortuni abbastanza seri tanto da pregiudicare loro la presenza in Francia. Senza i due perni centrali, il tecnico ex Juve dovrà inventarsi un modulo adatto alla bisogna, sostituire il collaudato ma poco incisivo 4-4-3 con uno di ripiego, il 3-5-2.
Blocco difensivo tutto bianconero, Buffon, Barzagli, Chiellini e Bonucci . Un centrocampo folto e dinamico capace di far scendere a copertura De Rossi come quarto difensore e far salire Parolo in fase di ripartenza. Gli esterni agili e veloci, Candreva e Giaccherini, dovrebbero mettere in difficoltà le difese straniere con la fantomatica “manovra avvolgente” di annibalica memoria. In avanti i due “delanteros” Eder e Pellè che cercheranno di fare più male possibile .
Da questa formazione tipo ruoteranno gli altri componenti la spedizione transalpina, Ogbonna , Darmian e De Sciglio in difesa. Florenzi, Sturaro ed El Sharaawi a centrocampo e tra le punte Immobile, Insigne e Zaza.
Una formazione a tratti paradossale ma sotto certi aspetti affascinante. L’eterogenia di maglie azzurre si combina a meraviglia con lo spirito di un gruppo costruito in fretta, senza allori ne vittorie, ma con una certa dose di volontà di vincere e di fare bene. Se a Conte resterà un pizzico di amore patrio prima di cedere alle sirene inglesi, forse questo gruppo saprà farsi valere. Il condottiero deve in ogni modo dare il suo esempio altrimenti senza il collante della determinazione e dello spirito nazionalistico che pur c’entra in competizioni di questo livello, la Nazionale sarà inevitabilmente preda dei propri tormenti che a strascico si porta dietro da due anni.
L’esordio ed il dubbio
La prima gara vedrà la Nazionale al cospetto del Belgio, una delle migliori selezioni degli ultimi tempi. Già in Brasile era vista come un outsider capace di fare bene. In questi europei le sue credenziali sono aumentate tanto da dare per scontato il prossimo risultato, la gara contro l’Italia. La partita si giocherà a Lione il 13 Giugno e la febbre in Italia sale piano ma inesorabile. Noi ci crediamo sempre, l’azzurro che si muove sul tappeto verde catalizza le attenzioni di tutti gli italiani in Patria ed anche fuori dai confini. L’avventura sta per iniziare, il termometro ormai non accenna a far scendere il mercurio. Il piano inclinato fa scorrere la biglia con un inerzia tale da non poter essere fermata.
La Francia ha vinto la sua prima partita contro la Romania in una bella gara tirata e corretta. Lunedì toccherà a noi. Mentre il tempo scorre nell’attesa dell’esordio un dubbio atroce ci assale tra la colazione ed il pranzo, avvolti dal vento di ponente che spazza la costa adriatica. Se nel 1960 i dirigenti avrebbero deciso diversamente e lasciato l’Italia in balia degli eventi, forse quegli europei li avremmo vinti noi…
Calendario delle gare degli Azzurri:
Lione, 13 Giugno 2016 ore 21 (New York ore 3:00 pm)
Belgio – Italia
Tolosa , 17 Giugno 2016 ore 15 ( New York ore 9 am)
Italia – Svezia
Lilla , 22 Giugno 2016 ore 21 ( New York ore 3 pm)
Italia – Irlanda