Sono bastati sei mesi per trasformare la bella Simonetta Lein in The Celebrity Wishmaker. Un anno fa, Simonetta, autrice, attrice, modella, conduttrice radiofonica, una delle top fashion influencer, arriva a Philadelphia per trasferirsi e portare con se il suo “albero dei desideri”. Ha appena 33 anni, ma nella sua vita ha vissuto diverse esperienze. Nasce a Pordenone e cresce in una comune, quella fondata dai genitori a Casarsa della Delizia, il paese di Pasolini. Mamma e papà la portano in giro per il mondo formandola in un contesto sempre multiculturale e creativo. Si laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Roma per poi specializzarsi in counselling. A New York studia e collabora con alcuni membri della Actor’s Studio. Autrice di Tutto ciò che si vuole (edizioni Sperling & Kupfer), un romanzo d’amore sul potere dei desideri, ha in uscita il suo secondo libro. È fondatrice di People Wish Tree, un movimento virtuale di raccolta dei desideri, un vero e proprio albero che dal suo blog, inizialmente Love Light Lein poi Desideriamo, ospitato anche su VanityFair.it, ha trovato la sua destinazione naturale nella Wishwall Foundation che lei stessa ha fondato sei mesi fa a Philadelphia.
Solare, affascinante e spirituale, e con oltre un milione di follower sui social media. Da anni pratica il buddismo e la meditazione. Crede nel potere dei desideri e ogni giorno lavora per aiutare gli altri a realizzare i propri sogni. A La Voce di New York, ha raccontato la sua vita da wishmaker e quali sono i suoi desideri.
Simonetta, da modella, attrice, scrittrice, a the celebrity wishmaker. Sei diventata la fatina dei desideri. Come nasce the Wishwall Foundation?
“Nasce con Desideriamo, un movimento, un’idea per dare concretezza ai desideri delle persone comuni. Da blog, ospitato anche su VanityFair.it e sulla loro web radio, inizialmente rivolto all’Italia e agli italiani, si è aperto al mondo con the Wishwall Foundation, la fondazione che ho creato: un muro dei desideri che io raccolgo, leggo, seleziono, basato sulla filosofia del passa il favore, di fare qualcosa per aiutare chi ha bisogno”.
Possiamo fare una mappa dei desideri?
“Ci sono tante storie e molto diverse. Dall’Italia mi sono arrivate molte storie di ragazzi o ragazze che vogliono incontrare Alessandra Amoroso o qualche calciatore famoso. Ma non solo quelle ovviamente. Dall’Africa ci sono storie che riguardano più le malattie. Mi ha molto colpito l’atteggiamento e la cultura, rispetto a questo “albero dei desideri” degli Stati Uniti. Ho notato che qui la gente ringrazia, è molto sensibile, c’è una spinta ad aiutarsi maggiore rispetto che altrove. Forse perché in America sono abituati sin da piccoli al fundraising o eventi di charity. È una mentalità diversa”.
Ma da “fatina dei desideri”, riesci a realizzarli tutti?
“Leggo tutte le storie che mi arrivano, le seleziono. Ascolto e rispondo a tutti. Metto in moto la mia macchina organizzativa e faccio di tutto, quando i desideri hanno un lato pratico, concreto, per realizzarli. Il desiderio deve essere di valore e la filosofia è quella del passa il favore”.
Il tuo ruolo in tutto questo?
“Alla fine io sono una storyteller. Ogni desiderio è una storia raccontata. Spetta a me il ruolo di “mettere in scena”, recitare, queste storie per fare arrivare la profondità del messaggio a tutti”.
Quali sono le storie più belle?
“Come dicevo prima, i desideri devono avere un valore e diventano spesso un pretesto per dare vita a specifiche campagne di sensibilizzazione. Come quella relativa al diritto all’oblio di chi ha avuto un passato nel mondo della pornografia. La storia che mi ha molto colpito è quella che un transgender ha voluto condividere con me”.
E il desiderio realizzato che più ti ha commosso?
“Non potrò mai dimenticare l’abbraccio della mamma della ragazza travolta in una strada di Philadelphia dopo che abbiamo dedicato quella stessa strada alla figlia. Quello era un desiderio di alto valore che ho realizzato grazie anche all’aiuto del comune di Philadelphia”.
Cosa significa guardare il mondo attraverso i desideri degli altri?
“Riuscire ad avere molta consapevolezza verso quello che si fa e verso gli altri. Guardare il mondo dentro e fuori da se stessi. I desideri sono fondamentali. Sono il motore che ci spinge a partire”.
Da chi dipende realizzare i nostri sogni, quando pensiamo che spesso non riusciamo da soli?
“Dipende solo da noi. Ognuno ha dei desideri che li mette fuori nel mondo per condividerli. Poi ci sono gli ostacoli, c’è il kharma, la sfiga. Ma quello che vogliamo, quello che possiamo vedere, lo sappiamo solo noi. Per questo bisogna lavorare molto su se stessi. Un lavoro duro, faticoso, ma essenziale”.
E tu come sei arrivata a questa consapevolezza e anche a questo lavoro, con un background poliedrico e diverso, da attrice a modella e scrittrice?
“Sono cresciuta in una comune fondata dai miei genitori, due persone meravigliose che mi hanno aperto al mondo e al bisogno di aiutare. Ho viaggiato tantissimo con loro e ho avuto la possibilità di vedere e conoscere posti bellissimi e unici da bambina. Mi hanno sempre supportato e continuano a farlo anche oggi. Volevo fare l’attrice ma è un lavoro difficilissimo in Italia. Il mio obiettivo è vivere di arte e diventare un’artista. Una parola, quella di artista, di cui si abusa molto oggi. Per me arte significa conoscenza, sapere. Scrivere è un mestiere che richiede studio e competenza. Non tutti possono farlo. Il lavoro di wishmaker insieme alla mia attività di giornalista per Huffington Post USA e ad altri miei impegni, è la sintesi e lo sbocco naturale delle mie esperienze e competenze acquisite.
Un passato da modella e anche nella redazione di Vanity Fair. Quanto ti ha aiutato e ti aiuta la bellezza?
“Per me la moda è sempre stata una cosa seria. Vengo da una formazione classica. Anche quando oggi scrivo di moda lo faccio per tirare fuori delle storie belle e dei lati meravigliosi delle personalità della moda. Sono stata nominata tra le top 100 fashion influencer, un riconoscimento che mi lusinga. Io cerco di trasmettere un messaggio etico, responsabile anche quando parlo di moda. Sono sempre vicino e a supporto della moda ecofriendly e sostenibile. La bellezza mi ha aiutato tanto, ma non come si potrebbe pensare perché non l’ho mai voluta “vendere”. So che è un ottimo biglietto da visita, ma ho sempre pensato che prima le persone dovessero apprezzarmi per quello che posso comunicare e forse, in piccolo, al mio contributo per portare un po’ di felicità. E l’ho fatto attraverso le parole. Chissà forse in un breve futuro mi godrò la pura bellezza? Ho bei progetti anche su quel fronte”.
Hai scelto Philadelphia a New York. Come mai?
“New York è bellissima, ma non potrei viverci. Amo gli spazi aperti, la natura. A Philadelphia trovo, nonostante questa sia una grande città, un forte senso di comunità”.
E hai lasciato l’Italia perché?
“Sono orgogliosa di essere italiana, ma il nostro paese sta vivendo un momento difficile. In Italia non è facile realizzare i sogni. Tutto ha un ritmo lento, c’è spesso pessimismo. In America le cose accadono, c’è entusiasmo. Io sono positiva e ottimista anche se al momento non voglio tornare in Italia. Resta il fatto indiscutibile che noi italiani abbiamo una marcia in più”.
Possiamo dire che tu sei allora figlia del sogno americano e della cultura della self-made woman?
“Per certi versi sì. Il mio progetto della Whishwall Foundation è decollato in sei mesi perché ha trovato supporto nell’entusiasmo della gente americana. Sono stata sempre una che si è fatta da sola, ha imparato e continua a imparare tanto e ogni giorno. Tanto lavoro, tenacia, passione e determinazione”.
Come il buddismo ha influenzato la tua vita?
“Tantissimo. Mi piace definirla una “religione laica” perché dà molto spazio al rispetto dell’individuo, ma anche alla dimensione collettiva e di aiuto al prossimo. Il buddismo ti aiuta a migliorarti, a lavorare su di te. Tutti noi abbiamo la buddità, bisogna tirarla fuori”.
Aspetti l’uscita del tuo secondo libro e nel frattempo è partito il progetto di aste e beneficenza. Di cosa si tratta?
“Il mio secondo libro parla di una storia vera, molto toccante. Anche qui, faccio da cantastorie, lego insieme storie che hanno una forte morale. E poi c’è questa bella iniziativa indetta dalla Wishwall Foundation USA insieme a Charitybuzz: si tratta di una speciale asta di beneficenza che, mettendo in palio esperienze uniche, permetterà a chi se le aggiudicherà di compiere un qualcosa di indimenticabile per se stesso e che ancor di più diventa prezioso. Aiuterà la fondazione a realizzare altri sogni di valore. Le aste in palio sono sei di cui anche due prestigiosissime in Italia. Ad esempio in palio c’è il fotoshooting con il famoso fotografo Giovanni Gastel, una master class di recitazion a Hollywood”.
Quali sono i desideri di Simonetta?
“Uno spirituale:prendermi la responsabilità della mia vita, provare ad essere felice dentro nonostante tutto quello che succede fuori. E uno più pratico: trasformare il mio blog, il mio progetto dell’albero dei desideri in un format televisivo. E poi sì, diventare mamma tra qualche anno”.