I prodotti di lusso non mi hanno mai particolarmente attratta. Non ho mai speso più di trecento dollari per una borsa, un paio di scarpe, gioielli o capi d’abbigliamento.
Una volta ho ricevuto in regalo un certificato omaggio per Tiffany’s e ho cercato di venderlo su Craig’s List perché in quel negozio non c’era nulla che volessi.
Considerando un paese come l’Italia e la bellezza dei suoi paesaggi, della sua cultura, della sua gente e della sua cucina, è ovvio che anche i suoi articoli di lusso occupino un posto a sé.
Anche quando abbiamo deciso di comprare casa in Italia, abbiamo dato priorità al paesaggio e agli alberi di fico piuttosto che agli arredi lussuosi lasciando i prodotti di Buccellati a chi se li può premettere.
Ma allora che cosa mi ha spinto a comprare una borsa di Prada? Era la prima volta che mi trovavo nella nostra casa in Italia senza mio marito. C’ero andata con la mia amica Opal la quale, essendo temporaneamente senza lavoro, mi ha chiesto: “Ma tu non hai una casa in Italia? E non siamo entrambe senza lavoro per ora?”. Ed è così che abbiamo acquistato due biglietti aerei per una settimana agli inizi di dicembre, un periodo in cui le condizioni meteorologiche possono essere pessime ma durante il quale invece il tempo è stato insolitamente mite e piacevole. Sugli alberi erano ancora visibili foglie dai sgargianti colori autunnali, i campi erano ancora verdi, addirittura con fili d’erba appena spuntati dopo l’aratura.
Le giornate erano limpide e soleggiate. Il sole tramontava intorno alle cinque del pomeriggio ma i primi banchi di nebbia cominciavano a formarsi già intorno alle tre e mezza, quando l’aria iniziava a raffreddarsi. Abbiamo riempito le nostre giornate con visite ai paesi circostanti, passeggiate campestri e con un’escursione in spiaggia per un pranzo a base di spaghetti alle vongole. Due paesini vicini avevano allestito delle piste di pattinaggio nelle rispettive piazze malgrado la temperatura mite che avrà certamente reso difficile evitare lo scioglimento del ghiaccio.
Principessa per un giorno
La pioggia si è fatta vedere solo durante uno degli otto giorni della nostra permanenza, ed è sembrata l’occasione ideale per visitare i negozi della “zona industriale” di Casette d’Ete, non lontano dall’ingresso dell’autostrada. Ci siamo arrivate nel tardo pomeriggio, era già buio e le luci natalizie creavano una calda atmosfera festiva al Villaggio del Castagno, un piccolo e grazioso centro commerciale specializzato in vestiti e pellame con un negozio di Prada situato nel cortile centrale.
Posso dirvi che entrando in quel negozio di Prada ho provato una sensazione unica. L’unica volta in cui mi era capitato qualcosa di simile è stato prima delle nozze, quando ho provato per la prima volta un abito da sposa. In quel momento mi sono sentita come una principessa a cui mancava solo una bacchetta magica e una cerchia di fedeli servitori pronti ad esaudire ogni mio desiderio.
Allo stesso modo, in quel negozio di Prada sono rimasta di stucco di fronte alla sofisticata, classica raffinatezza e ai colori di quegli articoli in pelle. Con la sua lussuosa moquette e con ogni articolo finemente retro-illuminato, nel negozio prevaleva un’atmosfera calma, quasi da museo. Belle e snelle commesse in scarpe basse e abiti neri erano opportunamente piazzate presso l’entrata, pronte ad assistermi.
Con l’improvviso ritorno di quel senso di privilegio, ho sentito di nuovo delle piccole voci nella testa che mi dicevano che, dopo trentotto anni di duro lavoro, potevo avere tutto ciò che desideravo.
Alla fine ho ceduto. Non potevo farne a meno. La mia amica Opal non ha avuto nessun problema ad assecondare la mia tentazione con frasi come: “Ogni donna ha diritto ad una borsa di lusso. Anzi, a più d’una” e raccontandomi delle due borse di Luis Vuitton che aveva comprato alcuni anni addietro per il triplo del prezzo e che usava ancora.
La grande scelta

Ho iniziato ad agitarmi: “Andiamo in un altro negozio – ho esordito – Magari troviamo qualcosa di meglio ad un prezzo migliore. O magari non troviamo nulla di meglio e posso comprare una di queste”.
In uno dei negozi accanto c’erano delle belle borse di Coccinelle. Molto chic, con bei colori e a metà del prezzo. Ma il mio cervello non ne voleva sapere. Dopo il nostro giro siamo tornate da Prada come mosche attratte dal miele. Ho preso la mia favorita (una specie di cartella da dottore con una pelle spessa e granulosa), ho attraversato il negozio per guardarmi allo specchio e, con questa borsa al braccio, il mio abbigliamento di jeans e stivali a zoccolo è stato immediatamente innalzato al grado di casual sofisticato.
La scelta del colore e della dimensione è stata un’agonia. La più piccola sembrava più pratica ma era anche più costosa. La nera era troppo prevedibile ma la blu sembrava troppo appariscente. Forse sarebbe stato meglio scegliere la via di mezzo con un marrone? E il beige si sarebbe sporcato troppo facilmente?
A questo punto, ho voluto sapere se si trattava effettivamente di un affare con una veloce ricerca in rete del modello per verificare il prezzo al dettaglio. Tre volte tanto! Era giunto il momento di rompere gli indugi. Ho chiesto alla commessa di prendere quella blu dagli scaffali e lei, congratulandosi con me per aver scelto questo colore, ha aggiunto: “Signora, questo colore è molto più interessante degli altri… e il prezzo è veramente buono”. Vedendomi tentennare a questo punto, la ragazza ha tirato fuori l’arma segreta: il rimborso IVA. Io avevo già sentito parlare di questo rimborso IVA ma non sapevo veramente cosa fosse perché non avevo mai comprato nulla di veramente costoso. Dodici per cento! Rimborsato all’aeroporto! Uno sconto che rendeva il prezzo ancora più interessante. “È come comprare due o tre paia di scarpe. Dov’è il problema?”, ha sentenziato la mia amica Opal?
Ho guardato la commessa e lo ho chiesto: “Ma con la crisi economica noi stranieri non dovremmo pagare le tasse nel vostro paese?”. Lei mi ha guardato con un sorriso vagamente ironico e si è limitata ad un’alzata di spalle.
Retropensiero
La mia Prada prescelta è arrivata dal retro, in una gigantesca scatola e portata alla cassa dove è iniziata la preparazione dei documenti di trasporto piegati ed inseriti in grosse buste bianche. Ma nel frattempo io ero in preda ad una nuova crisi sul colore della borsa. Dopo aver scelto quella blu elettrico infatti, ho temuto che sarebbe stata troppo vivace, giovanile e che me ne sarei stancata dopo sei mesi. Tornata in sala per paragonare un’altra volta la blu e la marrone ho preso a camminare per il negozio guardandomi allo specchio con entrambe le borse sulla spalla, al braccio e in mano. La commessa, mi ha consigliato con un sorriso paziente, di prendere la blu. La mia amica Opal, nel frattempo, dopo aver scosso la testa con incredulità, se ne è andata a guardare i portafogli.
Alla fine mi sono portata a casa la blu mentre Opal ha finito per non comprare nulla pur avendomi esortato per tutto il tempo a non badare a spese.
Quella notte non sono riuscita a dormire. Ho temuto di non riuscire ad ottenere il rimborso IVA; che mio marito si sarebbe arrabbiato per l’acquisto; che la borsa fosse troppo grande; di non riuscire ad immaginare un’occasione per usarla; che sarebbe stata rubata e che il marchio Prada fosse troppo vistoso.
Ma la storia ha un lieto fine. Quando ho detto loro del mio stravagante acquisto, tutte le mie amiche italiane si sono congratulate con me come se avessi completato un importante rito di iniziazione mentre i loro mariti mi guardavano con un sorriso complice.
L’ufficio per il rimborso IVA era all’aeroporto di Roma convenientemente situato in cima alla scala mobile che conduce alla zona imbarchi da dove partono tutti i voli destinati alle Americhe, alla Russia e all’Asia e i loro passeggeri carichi di pacchi.
La mia borsa mi piace molto. È davvero bella. Non so ancora dove e quanto la userò ma sono sicura che questo acquisto sarà uno di quelli che si fanno una volta nella vita.