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December 6, 2023
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La nuova calata degli Hyksos: “God Bless the U.S.A.”

A un anno dal voto, l'elettorato americano è un sonnambulo che cammina verso la tirannide

Valter VecelliobyValter Vecellio
Trump in tribunale a New York urla contro il giudice e rischia grosso

A person wears an American flag necklace over a Trump t-shirt outside the California GOP convention in Anaheim, California, USA, 29 September 2023. ANSA/EPA/ALLISON DINNER

Time: 3 mins read

Caro direttore,

gli interrogativi sono rivolti a te, che sei “americano” da tempo, e da tempo vivi e conosci gli Stati Uniti; ma li estendo anche ai giornalisti “americani” di lungo corso; chissà che da qualcuno di voi giunga qualche lume che aiuti noi con mentalità europea a capire.

Comincio con l’osservazione che il presidente Joe Biden viene giudicato da molti vecchio, inadeguato fisicamente e anche carente mentalmente: ha 80 anni. A dirlo sono spesso sostenitori di Bernie Sanders, che di anni ne ha 81; in occasione del giuramento presidenziale si è presentato come una sorta di pupazzo di neve. Altri invece sono pronti a dare fiducia nuovamente a Donald Trump, che è un “giovanotto” di 77 anni, e lui certo dimostra di avercela la testa sulle spalle…Infine c’è Robert Kennedy jr, un giovanotto che ha una settantina d’anni, portavoce e interprete di teorie “terrapiattiste”: lui sì che è lucido…

Insomma, quanto basta per essere inquieti: quello che accade negli Stati Uniti non è solo “affare” di chi vive in quel Paese. E’ “affare” che riguarda inevitabilmente tutti noi.

US President Joe Biden – ANSA/EPA/JIM LO SCALZO

Per scoprire completamente le mie carte, dirò che considero Trump vincitore di un assai invidiabile primato: quello d’esser stato il peggiore tra 46 presidenti alla Casa Bianca. Colpevole d’essere l’ispiratore/mandante di quello che tecnicamente considero un tentato un “golpe”: Capitol Hill; ritengo abbia infranto il giuramento di difendere da ogni nemico interno ed esterno le istituzioni del suo Paese, essendo stato lui il “nemico”. Insomma: un traditore.

Sfacciatamente, arrogantemente, Trump delinea il suo “programma” di governo: militari nelle strade per garantire l’ordine, dipartimento alla Giustizia mobilitato per punire i dissidenti politici, un organismo centralizzato con l’incarico di dare le licenze per l’insegnamento solo ai professori che dimostrano di avere ideali patriottici.

Tutto nero su bianco, raccontato nei dettagli da Wall Street Journal, Washington Post, New York Times. Al punto che non una “estremista” come può essere la democratica Alexandria Ocasio Cortez, o un “socialista” come Sanders, ma una solida repubblicana con una solidissima tradizione nel Grand Old Party, l’ex numero tre del Partito alla Camera Liz Cheney (figlia dell’ex vice presidente Dick), lancia l’allarme e alla Cbs dice: “Una delle cose a cui assistiamo oggi è una sorta di sonnambulismo verso la dittatura negli Stati Uniti“. Usa questa espressione: “Sleepwalking into dictatorship“.

Trump annuncia di essere pronto a far uso già il giorno dell’eventuale suo giuramento dell’Insurrection Act: il potere di schierare i militari nelle strade degli Stati Uniti per svolgere i compiti di sicurezza che la legge ordinaria assegna alle forze di polizia. Durante un comizio in Iowa si è lamentato del fatto che durante il primo mandato gli hanno impedito di usare i militari per contrastare criminalità e violenza in città democratiche come New York e Chicago: “La prossima volta, non aspetterò. Una delle cose che ho fatto è stata lasciare che gli altri gestissero queste situazioni. Dimostreremo che pessimo lavoro hanno fanno. Non dobbiamo più aspettare“.

Migrants gathered in front of the Roosevelt Hotel in midtown Manhattan (photo by Terry W. Sanders)

Il programma di governo trumpiano prevede tra le varie cose raid, campi di detenzione per gli illegali, voli per ricacciarli subito indietro. Trump vuole creare un organismo che dia le licenze per l’insegnamento solo ai professori che “abbracciano i valori patriottici e il modello di vita americano“. Vuole fondare università pubbliche, probabilmente online, una “American Academy” per contrastare gli insegnamenti “woke” di quelle private ormai in mano ai liberal. Per finanziarle, tasserà o multerà proprio “gli atenei di sinistra” che intende colpire: “Non saranno permessi la wokeness di sinistra o il jihadismo“. Vieterà ai medici di prestare assistenza ai giovani transgender che intendono ricevere trattamenti per cambiare sesso. Fonderà le “freedom cities”, città della libertà, imponendo alla polizia l’adozione di misure più severe per garantire l’ordine. Annuncia che smantellerà quello che definisce “il deep state”, eliminando agenzie e cancellando regole, e licenzierà i funzionari che dissentono. Il dipartimento alla Giustizia verrà arruolato per investigare e punire gli oppositori.

La preoccupazione, l’inquietudine consiste nel fatto che metà o forse più dell’elettorato sembra cedere alle sirene irresponsabili di questo personaggio pericoloso e di cui è lecito dubitare per quel che riguarda la stabilità mentale, qualcosa assai più grave di una “normale” megalomania. Preoccupa, inquieta che la più grande democrazia del pianeta non abbia saputo trovare in questi quattro anni di presidenza Biden gli anticorpi necessari per guarire dalla “peste” che Trump incarna e rappresenta.

Preoccupa, inquieta che ci sia una consistente parte di elettorato che non è preda dei deliri di Trump, ma si mostra incapace di comprendere che Biden (unica espressione che il Partito Democratico ha saputo, purtroppo, mettere in campo) è l’unica vera e possibile alternativa a Trump e allo “Sleepwalking into dictatorship” denunciato da Liz Cheeney. Preoccupa e inquieta che tanti si mostrino estranei e indifferenti a quello che accade. Proprio nel tempo della massima offensiva di potenti e determinanti nemici della democrazia e della libertà (i Putin, i Xi, i fanatici fondamentalisti islamici) contro i nostri valori, i nostri principi, i fondamenti della nostra stessa civiltà. Questa nuova annunciata invasione degli Hyksos si annuncia assai più di altre precedenti, più pericolosa, insinuante, velenosa, letale. Credo ci si debba interrogare come tutto ciò sia potuto accadere e accada.

Buon lavoro a tutti voi; come s’usa dire: “God Bless the USA”.

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Valter Vecellio

Valter Vecellio

Nato a Tripoli di Libia, di cui ho vago ricordo e nessun rimpianto, da sempre ho voluto cercare storie e sono stato fortunato: da quarant'anni mi pagano per incontrare persone, ascoltarle, raccontare quello che vedo e imparo. Doppiamente fortunato: in Rai (sono vice-caporedattore Tg2) e sui giornali, ho sempre detto e scritto quello che volevo dire e scrivere. Di molte cose sono orgoglioso: l'amicizia con Leonardo Sciascia, l'esser radicale da quando avevo i calzoni corti e aver qualche merito nella conquista di molti diritti civili; di amare il cinema al punto da sorbirmi indigeribili "polpettoni"; delle mie collezioni di fumetti; di aver diretto il settimanale satirico Il Male e per questo esser finito in galera... Avrò scritto diecimila articoli, una decina di libri, un migliaio di servizi TV. Non ne rinnego nessuno e ancora non mi sono stancato. Ve l'ho detto: sono fortunato.

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