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May 29, 2017
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Ascoltare non è una capacità ma un’arte che bisogna imparare

Sentire, udire, e ascoltare, tre verbi con significati diversi

Filomena Fuduli SorrentinobyFilomena Fuduli Sorrentino
Ascoltare non è una capacità ma un’arte che bisogna imparare

Heather Artinian il giorno della sua laurea dalla Georgetown University

Time: 7 mins read

Con l’avvicinarsi delle prove di fine anno scelgo sempre la pratica della lettura dando molto importanza all’ascolto. La settimana scorsa ho preparato due lezioni di lettura sull’udito, uno dei 5 sensi che ci permette di comprendere il mondo che ci circonda e di cui facciamo parte tramite i rapporti sociali. La prima lezione includeva una lista di nuovi termini, in italiano e in inglese, per aiutare gli studenti con l’attività della lettura. Gli studenti, a turno, hanno iniziato a leggere l’esercizio rispondendo a domande incluse nel compito. La lezione era sulla comprensione ma il tema era il sistema uditivo: sentire, udire, e ascoltare, tre verbi con significati diversi. Ho posto una domanda per stimolare la lezione e la discussione in classe: Qual è la differenza tra sentire e ascoltare? (to hear and to listen). Non sono stati molti gli studenti a rispondere a questa domanda, e alcuni hanno risposto senza spiegare correttamente il significato di entrambi termini, ma una studentessa li ha chiariti benissimo, sorprendendo me i suoi compagni di classe (naturalmente la spiegazione l’ha fatto in inglese).

Udire si riferisce al senso dell’udito e ha lo stesso significato di percepire con le orecchie. Il termine udito è anche il participio passato del verbo udire, ma è un verbo poco usato nel parlato. Sentire invece fa riferimento all’azione di percepire non con le orecchie, ma anche con il naso, il tatto, o il corpo. Sentire è un verbo generico e si può usare descrivere sensazioni come caldo, freddo, odori, sentimenti, emozioni, e stati di animo o del corpo, o riferirsi al senso del tatto; un verbo che si usa spesso al posto di udire. Come nel sentire un rumore, dei passi lontani, ma anche sentire un odore, la morbidezza di una stoffa, una carezza, un brivido, il freddo, il caldo, un’emozione, un sentimento, o il profumo dei fiori. Chi sente potrebbe non capire e chi ascolta potrebbe percepire anche ciò che non è stato detto dall’interlocutore.

Ascoltare significa prestare attenzione, pensare, e ragionare, ed è un processo attivo-cognitivo, basato sull’interesse e la concentrazione. Per esempio: ascoltare un suono per riconoscerlo, ascoltare intenzionalmente e con molta attenzione le parole di una canzone per capirne il significato, voler capire chi parla e i suoi discorsi, ascoltare il sibilo del vento, gli uccelli che cantano, o il battito del cuore. In altre parole, ascoltare è l’azione del verbo udire fatta con volontà e consapevolezza. L’ascolto è la prima e più importante azione da imparare a migliorare per avere una capacità comunicativa e dei ottimi relazioni con il prossimo. Senza ascolto non ci può essere una comunicazione tra esseri umani. È facile sentire o udire ma è difficile ascoltare perché l’abilità va coltivata con passione e nel tempo.

“Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”, dice un proverbio, in questo caso il sordo ode perfettamente, non è affetto da sordità, ma non ascolta nessuno e nessun consiglio. Oppure sente le parole ma non chi gli stia parlando, e in questi casi non solo è un’offesa per il parlante ma significa che non capisce niente di ciò che è detto. Questo è un problema molto comune tra gli adulti; non è una questione di comprensione ma è anche una dimostrazione di fiducia, o mancanza, nella persona che sta parlando. E’ molto importante ascoltare le opinioni diverse e/o consigli degli altri per migliorare la propria vita. Perciò, ascoltare implica l’azione cognitiva ed emotiva.

Oltre a ciò, udire è un meccanismo innato, e l’atto dell’organo dell’udito che sente i suoni la voce ma capire cosa è stato detto si deve saper ascoltare. Se il meccanismo dell’udito è danneggiato non possiamo sentire. Tutto quello che diciamo e impariamo nasce nel meccanismo di autocontrollo cervello-orecchio, e la nostra capacità di comunicare in una o più lingue si evolve a pari passo con la nostra capacità di sentire e dal saper ascoltare. Per esempio, mia nuora è russa, quando lei parla il russo io sento chiaramente i suoni delle parole ma non percepisco il significato di quello che lei dice, per farlo dovrei porre molta attenzione e imparare la lingua russa. Bisogna coinvolgere la nostra mente per capire le nuove parole che vengono dette, quindi l’udito e le funzioni cognitive vengono coinvolti nell’azione di ascolto.

In ogni modo, tutti possiamo imparare ad ascoltare, o migliorare questa abilità, coltivando l’ascolto attivo, eliminando le distrazioni, guardando l’interlocutore mentre parla, e mantenendo il contatto visivo. Quando si ascolta attivamente si pongono domande, si scambiano opinioni diverse, si chiariscono i dubbi, e/o si riflette su quello che l’interlocutore ha appena detto. Ascoltare significa anche non interrompere, e non forzare la conclusione di un discorso con segni di impazienza ma capire fino in fondo il messaggio.

Durante la mia lezione ho posto altre domande: Perché non possiamo imparare senza ascoltare? I bambini che nascono sordi possono imparare a parlare? A queste domande tutti gli studenti hanno risposto correttamente, discutendo poi attivamente sull’apprendimento della lingua madre; molti dei miei studenti sono di madre lingua diversa. A quel punto della lezione mi son ricordata di due miei studenti con impianto cocleare che avevano frequentato le mie classi di italiano alcuni anni fa; una studentessa nel 2005 e uno studente nel 2012, entrambi nati sordi, e raccontai la storia ai miei studenti. Nel 2014 avevo scritto un articolo su come gli studenti non udenti possano imparano la lingua, ma non avevo mai usato la mia esperienza in classe come lezione con i miei studenti.

Nel 2005 insegnavo in una scuole media del Long Island, in Glen Cove, New York, e una mia studentessa, Heither Artinian, all’età di 5 anni è stata la protagonista del film “Sound and Fury”, un documentario di Josh Aronson  che raccontava la vita giornaliera nel mondo della sordità americana con e senza l’impianto cocleare. Il film ebbe un grande successo sia di pubblico e sia di critica al San Francisco Film Festival, al Saint Louis International, e al prestigioso Sundance Film Festival, dove pur non avendo vinto rimase tra i favoriti, ricevette la nomination all’Oscar come migliore documentario nel 2001. Il film venne rilasciato nel 2000 e aveva fatto discutere tutta l’America, perché Heither, nata sorda, aveva incominciato a parlare all’età di sei anni dopo esserle stato inserito l’impianto cocleare. In seguito Josh Aronson ha girato un secondo documentario dal titolo “Sound and Fury, Six Years Later” (Suono e furia sei anni dopo, vedi video sotto), per documentare il progresso linguistico ed emotivo fatto da Heather con l’impianto cocleare, e in quell’anno Josh Aronson venne nella mia classe a filmare Heather durante la lezione di italiano.

La storia di Heather ha affascinato i miei studenti e l’indomani ho fatto guardare il film in classe, nel quale c’ero anch’io da docente di italiano. In quel documentario di 30 minuti Josh Aronson raccontava la storia della famiglia Artinian, il mondo della sordità, e come l’impianto cocleare può cambiare la vita di chi nasce sordo/a. I mie alunni erano molto motivati a vedere me nel film e guardavano e ascoltavano l’intero documentario con molta attenzione. Alla fine della visione molti di loro erano emozionati sia per la storia di Heather e sia per i problemi che la comunità dei sordomuti affronta giornalmente. Un film che ha aiutato i miei studenti a imparare non solo sull’udito, sul sentire, e sull’ascolto, ma anche sul mondo della sordità e sulle difficoltà dei bambini con problemi di udito.

Dopo la visione la riflessione è stata stimolata da altre domande come: Che cosa è successo a Heather durante i sei anni? Cosa è successo alla famiglia dopo che la figlia ha incominciato a parlare? Heather si è allontanata dal mondo della sordità? Volete sapere com’è oggi Heather e cosa fa?

Gli studenti hanno risposto le domande molto bene e ho fatto vedere loro clip di video diversi che informano che Heather si era laureata dalla Georgetown University nel 2015 in studi sul Government and minoring in Justice & Peace. In seguito Heather è stata accettata alla Harvard University Law School, con l’obiettivo di diventare un avvocato di legge costituzionale. Heather aspira ad arrivare alla Corte Suprema. Nel 2016 Heather è stata invitata alla New York University dal ASL Club per il workshop intitolato “Sound and Fury: Meet Heather Artinian: A Deaf Woman Navigating the Hearing World”. Al workshop ha raccontato come la sua vita sia cambiata dopo aver ricevuto due impianti cocleari, e come ha affrontato le sfide arrivata alla Harvard University nella facoltà di giurisprudenza. Molti dei suoi coetanei non avevano mai incontrato, né interagito, con una persona sorda, fisicamente o culturalmente, e non erano sicuri come comunicare con lei. Durante le prime settimane alla Harvard University, Heather si era impegnava a presentarsi e a spiegare ai suoi compagni che lei poteva sentire con i suoi impianti cocleari.

Josh Aronson

Josh Aronson si è Laureato in cinema alla New York University e ha intrapreso la carriera di regista e produttore. In più di 20 anni di carriera ha creato centinaia di spot pubblicitari, video musicali MTV, spettacoli televisivi e altri documentari, tra questi uno speciale sui valori familiari che sono stati trasmessi in 48 reti via cable. Aronson è conosciuto per i suoi film documentari su temi provocatori, dalle operazioni per il cambio di sesso al dibattito intorno agli impianti cocleari, i dispositivi elettronici che ripristinano l’udito parziale ai sordi. Sound and Fury, ha ricevuto una candidatura all’Oscar per il miglior documentario nel 2001. Il film ha seguito una famiglia mentre i genitori lottavano per decidere se i loro due bambini sordi avessero dovuto subire una chirurgia cocleare, un’operazione controversa, secondo la critica della comunità sorda, che sostenevano che gli impianti provocano la scomparsa della lingua dei segni. “Ho ricevuto ottimi commenti e feedback a conferenze in tutta l’America, anche da insegnanti delle lingua dei segni. Con chiunque io abbia parlato, mi hanno detto che non avevano mai capito la prospettiva del mondo della sordità prima di aver visto Suono e Furia. Sono fiero di questo risultato” -Ha detto Aronson in un’intervista con Docurama- “Quello che ho sempre voluto in Suono e Furia era di dare un motivo per accettare la scelta fatta. Il diritto e l’obbligo di tutti i genitori è quello di fare scelte come questa per i loro figli. Prego che il film incoraggi i genitori ad istruirsi su tutte le possibilità prima di prendere la decisione di impiantare il proprio figlio con un meccanismo cocleare”.

Consiglio a tutti i docenti di incorporare questo video nelle lezioni di lingua di qualsiasi livello perché è un’ispirazione per studenti e docenti, e anche per istruire sul mondo della sordità ancora sconosciuto nella società moderna (Heather in the video “Building your door”).

Uno psicologo statunitense, Albert Mehrabian, ha dimostrato che il significato nella comunicazione è il 7% dalle parole, il 38% dal tono della voce, e il 55% dai movimenti del corpo. Perciò, come ho scritto in altri miei articoli, il nostro corpo esprime più delle parole.

Per concludere, tutto nasce dall’orecchio. Per questo motivo “Gli Dei hanno dato agli uomini due orecchie e una bocca per poter ascoltare il doppio e parlare la metà” (Talète, filosofo Greco, 624 a.c.)

 

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Filomena Fuduli Sorrentino

Filomena Fuduli Sorrentino

Calabrese e appassionata per l’insegnamento delle lingue, dal 1983 vivo nel Long Island, NY. Laureata alla SUNY con un AAS e in lingue alla NYU con un BS e un MA, sono abilitata dallo Stato di New York all’insegnamento K-12 in italiano, ESL e spagnolo. Insegno dal 2003 lingua e cultura italiane nelle università come adjunct professor e come docente di ruolo in una scuola media del Newburgh ECSD. Nel mio tempo libero amo scrivere, leggere, cucinare, ascoltare musica, viaggiare, visitare i centri storici (soprattuto italiani) e creare cose nuove. Tra le mie passioni ci sono la moda, il mare e la natura.

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