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January 31, 2017
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Quanto conta l’intelligenza personale in una classe d’italiano?

Intervista con John Mayer, autore di "Personal Intelligence: The Power of Personality and How It Shapes Our Lives"

Filomena Fuduli SorrentinobyFilomena Fuduli Sorrentino
john mayer

John "Jack" Mayer (Photo Lisa Nugent)

Time: 5 mins read

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Sull’intelligenza si può scrivere molto, ma nel modo più semplice si può considerare come un ampio insieme di tutte le facoltà di tipo cognitivo ed emotivo che collaborano d’accordo per affrontare e risolvere con successo situazioni e problemi nuovi. Secondo la teoria di John D. Mayer, l’intelligenza personale ci permette di ragionare sia su noi stessi e sia capire gli altri, e affrontare le sfide risolvendo problemi meglio di chi non ha un’elevata intelligenza personale.

Per capire meglio le diverse abilità degli studenti, La Voce di New York ha intervistato il dottor John Mayer , autore di Personal Intelligence: The Power of Personality and How It Shapes Our Lives, e professore di psicologia presso l’università del New Hampshire. Il dottor John Mayer ha pubblicato più di 120 articoli, libri, e test psicologici legati alla psicologia della personalità, all’intelligenza emotiva, su modelli integrativi alla personalità, e sugli effetti generali della personalità nella vita dell’individuo.

Nel 1990, John Mayer e Peter Salovey, presidente all’università Yale, svilupparono la teoria dell’intelligenza emotiva. In seguito, il loro famoso articolo, “Intelligenza Emotiva”, è servito da base per la ricerca sui principi che spiegano l’uso delle emozioni connesse al comportamento umano per ottenere i propri obiettivi; la capacità di capire e gestire i propri sentimenti e quelli altrui in modo positivo e vantaggioso; requisiti necessari per il corretto sviluppo delle nostre abilità intellettuale. Uno degli studiosi è Daniel Goleman, autore del libro Emotional Intelligence: Why It Can Matter More Than IQ. Nel suo libro Goleman spiega che l’emozione emotiva evidenzia come ognuno di noi può avere diverse capacità intellettuali, in conformità a come gestiamo le nostre gradazioni emotive, le quali possono influenzare il nostro pensiero, le nostre azioni, e quelli altrui. Entrambi professori, Mayer e Salovey, dopo quel famoso saggio, pubblicarono decine di opere sul tema d’intelligenza, tra questi il “Mayer-Salovey-Caruso Emotional Intelligence Test” (MSCEIT).

John Mayer collabora anche con lo Psychological Bulletin, il Social Psychology, lo Journal of Personality, ed è membro del Comitato al National Institute of Mental Health Postdoctoral Scholar all’università di Stanford. Durante gli ultimi anni il suo interesse si è concentrato sulla teoria dell’Intelligenza Personale (IP), un tipo di intelligenza che si caratterizza in base alle differenti personalità degli individui, aiutandoli nell’ambito del successo personale, accademico e professionale. Secondo Mayer le persone con IP comprendono sia il proprio mondo interiore, la propria personalità e sia gli altri, facilitando cosi la risoluzione dei propri problemi e con quelli che condividono la loro vita, sia sul lavoro che nella vita privata. L’intelligenza personale può essere definita: “La capacità di ragionare sulla personalità e di usare la personalità e le informazioni personali per migliorare i propri pensieri, piani e esperienza di vita” (Mayer, 2008, p. 209).

Professor John D. Mayer, cos’è l’intelligenza personale e come differisce dall’intelligenza emotiva e dall’intelligenza multipla?

“Nel nostro laboratorio pensiamo in termini fondati sull’intelligenza personale, con l’obiettivo focalizzato sulle persone e sulla loro capacità di capire se stessi, sulla loro empatia verso gli altri, in contrasto all’intelligenza che si concentra su cose attratte. L’intelligenza personale e quella emotiva sono entrambe intelligenze dirette sulle persone. L’intelligenza emotiva si concentra sul ragionamento di emozioni, invece l’intelligenza personale si concentra sul pensiero e sulla personalità in generale. Noi psicologhi definiamo la personalità come un’organizzazione di grandi stimoli psicologici, organizzati dalle emozioni dell’individuo: conoscenza, intelligenza, auto-gestione, e pianificazione delle proprie azioni.

Il termine ‘intelligenze multiple’ non è utilizzato, generalmente, dai ricercatori di intelligenza (pur riconoscendola come parte della teoria di H. Gardner ), alquanto gli psicologhi usano il termine di ‘intelligenza ampia’ per riferirsi ad un gruppo di aree equilibrate di capacità mentali che sono relative all’intelligenza generale”.

Nelle mie classi, noto le diverse personalità tra gli studenti, come pure le loro varie abilità di risolvere problemi. In che modo i docenti possono avere successo con l’intelligenza personale?

“Per esempio, nelle lezioni di inglese (nella lettura), gli insegnanti possono fare domande sulle personalità dei personaggi dei testi, aiutando gli studenti ad affrontare discussione in classe sui diversi protagonisti della lettura: domandare se sono realistici, come la personalità influenza il loro comportamento, e connetterle poi alla vita degli alunni, con quesiti sul comportamento delle persone che conoscono, domandando loro come agiscono e se lo fanno allo stesso modo o diversamente”.

Se gli istruttori dessero più attenzione alla sensibilità degli alunni aumenterebbe l’apprendimento in classe?

“Ci sono molti suggerimenti utili per il curriculum che si possono trovare sul sito del Consorzio per l’apprendimento sociale ed emotivo (CASEL.org). Un gran numero di questi programmi insegna sulle emozioni, la personalità (spesso usano la parola “self” al posto di personalità), e sulle interazioni sociali. Nel sito CASEL, si possono trovare anche informazioni e ricerche sui programmi scolastici”.

Sappiamo che la motivazione è fondamentale per l’apprendimento. Secondo lei, come si possono incoraggiare gli studenti a prestare attenzione durante la lezione e motivarli? E che tipo di attività consiglia per potenziare il pensiero degli studenti in una classe universale?
 
“Filomena, io non sono un esperto su questo campo. Naturalmente, da docente anch’io mi trovo di fronte a simili quesiti, ma non ho studiato in questo settore”.

Qual è il modo migliore per insegnare ai propri studenti di concentrarsi sull’intelligenza emotiva?

“Non sono sicuro se dovremmo insegnare agli studenti di concentrarsi su questo. Sarebbe più vantaggioso insegnare agli alunni di concentrarsi sulla loro personalità, che prevede un equilibrio di pensiero, sentimento, motivazione, e altre qualità umane. Detto ciò, molte persone, in alcuni casi se fossero interessate trarrebbero beneficio da un particolare impegno verso l’apprendimento emotivo, se non hanno avuto l’opportunità di impararlo prima”.

Le scuole di tutto il mondo affrontano la sfida del bullismo  e del cyperbullismo. Nel suo libro Personal Intelligence ha incluso studi che descrivono come le persone giudicano gli altri. Quale capacità o conoscenza specialistica manca ai docenti oggi per risolvere il problema delle ingiustizie evidente in tutte le aule?

“Credo che la gente spesso abbia fretta nel giudicarsi uno con l’altro, e a volte, basterebbe fermarsi e riflettere ‘su cosa mi sto basando per giudicare il comportamento di costui’ e chiedere alla persona che ha commesso ‘atto fastidioso’ perchè l’abbia fatto. Così si può continuare a considerare gli altri applicando regole equilibrate”.

Le prestazioni degli alunni, e il risultato dei loro esami, sono legati alla valutazione del docente. Secondo la sua teoria di intelligenza personale, le scuole dovrebbero utilizzare un metodo diverso per misurare il rapporto di promozione, dei 65 punti minimi per gli esami inglesi e di matematica, ma per i quali ogni docente è ritenuto responsabile nel NYS?

“Come specialista nella misurazione psicologica, e come una persona che studia intelligenze, in generale, a parte il mio lavoro in intelligenza emotiva e personale, credo che qualsiasi collegamento tra le valutazioni delle prestazioni e insegnante di prova studente deve essere fatto con attenzione, e che tali collegamenti non sono sempre fatto in modo ragionevole”.

I docenti in Italia insegnano a molti bambini rifugiati e/o figli di immigrati, i cui arrivano in migliaia tutti i giorni dalla Siria, e altri paesi in crisi. Che cosa possono fare questi docenti, che affrontano enormi sfide emotive, per migliorare sia il loro insegnamento e sia l’apprendimento degli studenti?

“Questa è una domanda molto importante alla quale, ancora una volta, devo chiedere dall’essere esonerato di rispondere, non essendo un esperto, e non avendo molta esperienza in questo settore”.

 

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Filomena Fuduli Sorrentino

Filomena Fuduli Sorrentino

Calabrese e appassionata per l’insegnamento delle lingue, dal 1983 vivo nel Long Island, NY. Laureata alla SUNY con un AAS e in lingue alla NYU con un BS e un MA, sono abilitata dallo Stato di New York all’insegnamento K-12 in italiano, ESL e spagnolo. Insegno dal 2003 lingua e cultura italiane nelle università come adjunct professor e come docente di ruolo in una scuola media del Newburgh ECSD. Nel mio tempo libero amo scrivere, leggere, cucinare, ascoltare musica, viaggiare, visitare i centri storici (soprattuto italiani) e creare cose nuove. Tra le mie passioni ci sono la moda, il mare e la natura.

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