Ora che siamo giunti alla fine di novembre, un mese tumultuoso a 360 gradi, proponiamo una riflessione su questi avvenimenti in merito all’eredità linguistica e culturale del 2016. L’American Council for the Teaching of Foreign Language (ACTFL) ha ribadito che l’America dovrebbe essere nel futuro “una nazione in cui la diversità culturale e linguistica è considerata un bene prezioso che arricchisce la vita di tutti”. Se consideriamo la convinzione “English-only” degli USA, un paese in cui soltanto il 25% dichiara di parlare un’altra lingua, riconosciamo subito che c’è tanto da fare per rendere l’America “Great Again” al livello di diversità linguistica e culturale.
Come per tener a bada e contrappesare queste ostilità dell’ambiente nei confronti della diversità, un programma tempestivo della Inserra Chair per promuovere, difendere e tutelare la lingua e cultura italiana, e intitolato “Come sta l’italiano? The Present and Future of Italian Language and Culture Studies,” è avvenuto presso la Montclair State University il 15 novembre. Nella sala piena e entusiasta, con Teresa Fiore, titolare della Inserra Chair in Italian and Italian American Studies alla MSU, hanno assistito docenti, studenti, rappresentanti governativi e membri della comunità e ha visto la partecipazione del Console Generale d’Italia a New York, Francesco Genuardi, Dennis Looney della Modern Language Association, David Ward del Wellesley College e Lucia Pasqualini del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Nel mio ruolo di professore mi ritrovo davanti un importante investimento nell’eredità linguistica e culturale dell’italiano qui negli USA. Mi ritengo fortunata di essere in un ambiente che condivide l’obiettivo dell’ACTFL “di sostenere docenti e di assicurare che gli apprendenti di lingue straniere svilupperanno competenze linguistiche e culturali per avere successo nell’economia globale e sviluppare le capacità di relazionarsi con rispetto verso gli altri qui negli Stati Uniti e in tutto il mondo”. La comunicazione frequente e variabile tra persone a livello locale, nazionale e internazionale vuol dire che la lingua cambia il mondo e questa globalizzazione in effetti contribuisce continuamente alla natura dinamica della lingua. La globalizzazione ha anche implicazioni dell’apprendimento e insegnamento delle lingue straniere – si rinnova la motivazione degli studenti per ragioni economiche e per l’approfondimento culturale.
La globalizzazione agisce sulle società moderne di ogni nazione e in tutto il mondo perciò conoscere più di una lingua si valorizza come capitale linguistico. In qualche misura, i college e le università statunitensi investono in capitale linguistico con un requisito di lingua straniera per la laurea. Lo studio della lingua italiana è in buona salute. Questa notizia portata a conoscenza nei risultati del sondaggio del 2013 della Modern Language Association, un reportage triennale che ha il polso dell’apprendimento delle lingue straniere in America. “Ci sono 60.000 apprendenti circa nelle università con corsi di studio di 4 anni, – ha dichiarato Dennis Looney, ex-professore d’italiano alla University of Pittsburgh e attuale direttore della Association of Foreign Languages of the Modern Language Association – inoltre tra il 1960 e il 2013, lo studio della lingua italiana è cresciuto dal 543%. Significa che l’italiano finalmente viene riconosciuto quindi studiato e l’attenzione rivoltasi è ben meritata, altresì si stanno sviluppando percorsi di studio che nutrono gli apprendenti che vogliono studiarlo”.
Da questo stesso indagine, le statistiche indicano che agli studenti tuttavia non importa investire in questo capitale linguistico. Il tasso d’abbandono degli studi della lingua e cultura italiana è il più alto di tutte le lingue straniere – per ogni 11 studenti al livello elementare e intermedio, solo uno studente continua con gli studi avanzati (il cosiddetto Italian major). Insomma, come possiamo migliorare questa situazione? Per rispondere a questa domanda, abbiamo bisogno di capire meglio le ragioni intrinseche e strumentali che motivano gli studenti a studiare le lingue straniere. “I valori intrinseci comprendono la conoscenza storica, l’identità culturale, le competenze per comunicare attraverso le culture (il valore transculturale). – Looney ha spiegato – Le ragioni strumentali hanno applicabilità professionale (diplomatico, politico, segretaria, ecc.), così come ottenere un lavoro in una vasta gamma di settori: design, cibo, economia, scienza e tecnologia, e docenti di ogni livello, dall’asilo all’università, bensì anche l’industria linguistica. Di solito pensiamo alla traduzione oppure alla simultanea delle Nazioni Unite, invece dobbiamo riconoscere anche un nuovo ecosistema che genera offerte di lavoro che richiedono una lingua straniera, per esempio localizzatore o globalizzatore (localization o globalization engineer)”. Il valore economico di una laurea fornirà un ritorno sull’investimento discreto e contemporaneamente programmi di studio innovativi e attraenti.

Delle iniziative intraprese dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) a Roma e delle innovazioni nei corsi di laurea negli Stati Uniti potenzieranno lo studio dell’italiano con lo scopo di aumentare il numero d’iscritti a corsi avanzati. Il Console Generale d’Italia a New York, Francesco Genuardi, ha ribadito il suo impegno per l’insegnamento della lingua italiana: “Gli Stati Uniti e l’Italia sono alleati e amici, uniti da un rapporto stretto, al fulcro di cui sono valori condivisi, e uno di questi è la cultura, la lingua – ha confermato – Potenziare i nostri legami anche su una prospettiva culturale ci permetterà di fare un ottimo lavoro allo scopo di rafforzare questo nostro rapporto con gli Stati Uniti”.
La domanda quindi diventa come si fa a coinvolgere i nostri studenti a continuare con lo studio dell’italiano? Quali sono i percorsi di studio che aumenteranno il capitale linguistico in italiano? Pubblicato dal MAECI, il Libro bianco degli Stati Generali del 2014 propone delle strategie per esprimere delle potenzialità della lingua italiana per le diverse aree geografiche degli oltre 100 paesi in cui s’insegna l’italiano. In Cina, per esempio, l’ambito dell’insegnamento dell’italiano è per lo sviluppo dei rapporti economici e quelli culturali e creativi (made in Italy, musica, arte, moda) e lo sviluppo di settori tecnologici in cui l’Italia è leader (nanotecnologie, scienze dei materiali, economia verde, apparati biomedicali).
Quali sono allora le strategie delineate per gli Stati Uniti? L’italiano deve essere pubblicizzato oltre che come lingua di cultura, come lingua degli affari in vari ambiti: moda, alimentazione, design, arte, attività museali, musica lirica, restauro, artigianato, alta tecnologia, macchine utensili, terziario avanzato, ecc. L’italiano è la seconda lingua più visibile nei panorami linguistici commerciali del mondo, sinonimo di bellezza e eccellenza. I corsi di laurea negli USA sono pronti allo sviluppo e alla crescita di percorsi più interdisciplinari trainando l’insegnamento e l’apprendimento d’italiano. Bisognerà consolidare il legame tra l’amore che si ha per l’italianità e un percorso accademico attraverso invitanti e creative innovazioni curriculari.
Ciò dovrebbe avvenire attraverso l’italiano e non a danno della lingua, in quanto non vi è già un ampio apprezzamento della lingua italiana. Oltre alla italsimpatia che si ha per persone, prodotti e usanze italiane dappertutto nel mondo da italofili, non solo di oriundi italiani, “si nota anche ‘un respiro sovranazionale’ in italiano – ci spiega Elena di Giovanni, professore di ruolo di lingua e traduzione inglese alla Università di Macerata – Questo delicato fenomeno indica una grande tolleranza per l’italiano”. Non è insolito che un italiano all’estero conosca un locale che sa parlare l’italiano o cerca di comunicare in italiano. La lingua italiana attraversa facilmente i confini geografici e fornisce un rapporto di simpatia immediata tra un italiano all’estero e un locale, un rapporto senza pari nonostante la diffusione di altre lingue straniere.
A sottolineare questo Lucia Pasqualini, consigliere e responsabile della Promozione della lingua italiana all’estero (Maeci), raccontando dei suoi incarichi diplomatici in Russia, a Pechino e a New York City. Le sue interazioni quotidiane con dei cittadini così come nella sua veste ufficiale nella promozione della lingua italiana, le hanno fornito molti dati aneddotici: la lingua italiana è viva e vegeta, parlata dal tassista russo, dalla commessa pechinese, dai newyorkesi nella 5th Avenue. “I dati presentati dal professor Looney sono talmente sorprendenti. Il numero di studenti che studiano una lingua in università non rappresenta la realtà dei parlanti di lingua italiana. Quante persone effettivamente parlano la lingua? Sì, forse altre lingue vengono studiate di più, ma qual è la probabilità che durante la vostra routine quotidiana sentirete effettivamente quelle lingue parlate per le vie di New York”? Ancora una volta ribadiamo: Si dovrebbe consolidare un forte legame tra l’amore per tutto ciò che è italiano e lo studio universitario della lingua italiana.
L’italiano è la quarta lingua più studiata nel mondo e la quinta lingua straniera più studiata nelle università americane. In merito, la lingua italiana è pronta per una grande crescita nei corsi di laurea in italiano e dovremmo far leva sia sulle nuove esigenze del mercato globale sia sulle offerte di lavoro che richiedono delle abilità diverse e valorizzano il capitale linguistico del prospettivo candidato. Peraltro, i corsi di laurea in italiano dovrebbero capire cosa fare con il respiro sovranazionale per convertire la simpatia per l’italianità a uno strumento didattico che merita uno studio approfondito al livello universitario attraverso i valori fondamentali di innovazione, eccellenza e bellezza.
Guarda una video presentazione dell’evento (in inglese):