Il 13 settembre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha ufficialmente approvato la Risoluzione 2307 riguardante il conflitto, ormai concluso, tra il governo colombiano e le milizie delle FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia) che per circa cinquant’anni ha lacerato il paese causando innumerevoli morti e feriti e obbligando migliaia di persone a fuggire abbandonando le loro case.
L’Accordo di Pace ufficiale è stato firmato a La Havana, Cuba, il 24 agosto tra il Primo Ministro colombiano Juán Manuel Santos e il leader dei ribelli Rodrigo Londoño e sarà sottoposto ad un referendum popolare il 2 ottobre. L’esito, però, si prospetta vincente: stando agli ultimi sondaggi la maggior parte della popolazione risulta infatti essere favorevole all’implementazione dell’accordo che si basa su cinque punti fondamentali: una riforma rurale che mira a ridistribuire le terre in maniera più equa; il raggiungimento di una maggiore partecipazione politica per la popolazione; un patto sul narcotraffico e l’avvio di politiche finalizzate a ridurne e prevenirne la produzione e terminare il riciclaggio dei proventi illeciti, un accordo che renda finalmente giustizia alle vittime della guerra e migliori la ricerca dei desaparecidos e, infine, la definitiva cessazione dell’uso della violenza e il disarmo — graduale ma totale — delle FARC, monitorato attivamente dalle Nazioni Unite secondo un programma operativo tripartito.
Il ruolo di primo piano dell’ONU nel nascente processo di transizione colombiana è stato ufficializzato con la Risoluzione 2307. Come si legge nel comunicato rilasciato dalla viceambasciatrice americana per le Nazioni Unite Michele J. Sison, infatti: “Attraverso questa Risoluzione, il Consiglio di Sicurezza si schiera dalla parte del popolo colombiano nel processo di implementazione dell’Accordo di Pace. La Risoluzione assicura che la Missione di Monitoraggio e Controllo delle Nazioni Unite in Colombia è pronta ad impegnarsi aggiornando i suoi compiti, […] controllando e verificando che il processo di cessate il fuoco bilaterale avvenga correttamente portando, come previsto, alla fine delle ostilità e al disarmo”. Anche l’ambasciatrice americana Samantha Power ha rilasciato un comunicato stampa in cui afferma: “Con questa Risoluzione le Nazioni Unite sono ora in grado di completare i propri piani operazionali e di adempiere al proprio ruolo di monitoraggio e verifica; punti cruciali per la riuscita dell’Accordo di Pace. L’ONU e la Colombia hanno oggi rafforzato la reciproca collaborazione nella strada verso la pace”.
Il contenuto completo della Risoluzione non è stato ancora reso pubblico, ma una spiegazione dei suoi punti salienti è stata offerta ai giornalisti dall’ambasciatore francese François Delattre che, prima di entrare nella sala del Consiglio di Sicurezza per l’approvazione definitiva, ha dichiarato: “La Risoluzione che stiamo per adottare rappresenta una pietra miliare nel processo che porterà la pace in Colombia. Ciò significa principalmente che quando il cessate il fuoco deciso in giugno diventerà effettivo, le Nazioni Unite saranno presenti e attive sul posto, pronte a monitorare la situazione ed assicurarsi che l’Accordo venga pienamente rispettato. Inoltre — ha proseguito Delattre — la Risoluzione dimostra che il Consiglio di Sicurezza è in grado di collaborare in modo forte ed effettivo quando si tratta di pace e sicurezza. Questa è una lezione molto importante”.
Sempre durante la mattinata del 13 settembre, il Consiglio ha inoltre approvato la proposta presentata il 18 agosto dal Segretario Generale Ban Ki-moon riguardante dimensioni, aspetti operazionali e mandato della della Missione ONU in Colombia. Il piano prevede l’invio di 450 osservatori disarmati nel paese (divisi tra 40 supervisori a livello nazionale, 90 a livello regionale e 320 a livello locale) e la preparazione di punti operativi in 40 località selezionate tra le quali vi sarà un Quartier Generale nazionale e otto basi regionali.
Nel report Ban Ki-moon afferma inoltre che “la Missione ONU condividerà i costi dell’operazione con il Governo colombiano”.
Il programma monitorato attivamente dalle Nazioni Unite in Colombia a supporto dell’Accordo di Pace si divide in tre fasi. Di queste, la prima mira a stabilire una sede delle Nazioni Unite a Bogotà in modo da preparare il terreno per le otto successive basi regionali; la seconda preparerà la Missione per operare a livello locale in collaborazione con il Governo e le FARC e l’ultima fase dispiegherà appieno gli osservatori ONU e i meccanismi di monitoraggio e verifica.
Il raggiungimento di un programma definitivo che metta fine al conflitto con le milizie ribelli in Colombia è il risultato di un processo lungo e travagliato. La speranza, ora, è che la popolazione possa risentire al più presto possibile dei benefici offerti anche a livello pratico, raggiungendo migliori condizioni di vita e di sicurezza.