IntCatch – Development and application of Novel, Integrated Tools for monitoring and managing Catchments è un innovativo progetto per il monitoraggio dei bacini idrici, finanziato con 10 milioni di euro nell’ambito di Horizon2020, il più prestigioso programma di ricerca dell’Unione europea, supportato dal Ministero italiano per lo Sviluppo economico.
Punto focale di IntCatch è il lago di Garda, individuato come sito fisicamente ideale per la sua replicabilità e dunque, da qua al 2020, oggetto di analisi all’avanguardia, con l’obiettivo di ottimizzare, validare e ripetere a livello internazionale metodi e tecniche robotiche e biotecnologiche di monitoraggio e di gestione dei bacini idrografici.
Queste le tappe operative: nei primi sei mesi, a partire da giugno 2016, si procederà alla messa a punto dei sistemi di monitoraggio, alcuni molto complessi, come i droni acquatici o gli impianti di analisi che saranno sistemati nello sfioratore di villa Bagatta, a Lazise, e che combinano filtrazione dinamica ad assorbimento su carboni attivi e disinfezione UV. Nei secondi sei mesi saranno testati gli strumenti utilizzati. Nei due anni successivi si valideranno i risultati e la standardizzazione dei processi da applicare sul Tamigi e sui bacini iberici ed ellenici coinvolti. Il quarto e ultimo anno sarà dedicato all’analisi dei dati raccolti e alla loro applicazione, come modello per la corretta gestione dei bacini idrici europei.
Lo scorso 10 giugno i responsabili scientifici si sono riuniti a Bardolino, in provincia di Verona, affacciato sul Garda, per presentare la prima fase delle attività, affiancati dai partner italiani, tra cui l’Università di Verona (precisamente LabICAB, laboratorio di ingegneria chimica dell’ambiente e dei bioprocessi), Istituto superiore di Sanità, Azienda Gardesana Servizi (la società pubblica che gestisce il ciclo integrato dell’acqua nei 20 comuni del comprensorio gardesano e unica utility veronese a partecipare ad un progetto internazionale di innovazione), , Personal Genomics, Algorithmica ed altre aziende private, oltre ai sindaci gardesani, Ato Veronese, Confcommercio, Federalberghi, Legambiente e le associazioni del territorio. Nel quadro collaborativo rientrano, inoltre, sei università europee e quattordici enti. Ad inizio luglio, a Londra, si terrà l’analogo kick off meeting, con l’avvio del monitoraggio sul Tamigi e sul Ter.
La carta d’identità di IntCatch, con le sue ricadute a livello ambientale, tecnico, sociale, è stata descritta da Mark Scrimshaw, professore alla Brunel University di Londra – e coordinatore internazionale del progetto, con successivi approfondimenti da parte di Francesco Fatone, responsabile scientifico per l’Università di Verona, Sergio Ponsà Salas, responsabile del sito del fiume Ter (Catalogna), Simos Malamis, responsabile per il Politecnico di Atene (Spagna e Grecia vengono a ruota, per comprovare la possibilità di riproposizione dell’esperienza scientifica italiana: rispettivamente sul Ter, che dà acqua a Barcellona, e sul lago Yliki, che rifornisce Atene) e del responsabile ARPAV/Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto, Giorgio Franzini, che ha ricordato come sul Garda vengano già usate sonde oceaniche, data la sua vastità, profondità e potenza ondosa.
“Grazie all’utilizzo dei dati scientifici – spiega Fatone – sarà possibile scegliere i migliori strumenti per il trattamento delle acque. Ma non solo: un contributo fondamentale per la riuscita del progetto è il coinvolgimento della popolazione. La cosiddetta citizen science, cioè, la partecipazione attiva di chi lavora, vive, opera sul Garda, è uno dei pilastri su cui si basa questo progetto. Come nel modello inglese, è la comunità che deve impegnarsi a favore del proprio territorio e noi dovremo spingere perché questo avvenga”.
Intento condiviso pienamente da Scrimshaw: “Fare citizen science è imprescindibile, occorre allargare la base di conoscenza del progetto il più possibile, coinvolgendo la collettività, chi vive nelle zone interessate, chi le visita occasionalmente, chi, in generale, vuole essere parte attiva di una società attenta all’ambiente e interattiva col progresso”.
Concretamente, IntCatch persegue l’intento di migliorare la rimozione degli inquinanti convenzionali, dei metalli pesanti e dei contaminanti organici, presenti in bassissime concentrazioni (per l’anno 2016 la rete regionale ARPAV di monitoraggio della qualità delle acque dolci di balneazione consta di 65 punti di controllo nel lago di Garda, senza attuali allarmi), ma bioaccumulabili e a tossicità cronica.
Droni di nuova generazione acquisiranno dati per tenere sott’occhio lo stato di salute idrico e permetteranno una mappatura regolare, aggiornata, immediatamente fruibile e completa del bacino. Droni intelligenti: grazie a tecnologie di intelligenza artificiale, non avranno bisogno di essere costantemente teleguidati, ma potranno operare con un alto grado di autonomia, abbattendo costi e difficoltà.
Da parte delle aziende e delle categorie economiche è giunto il pieno sostegno al progetto, con la volontà di pubblicizzarne le modalità e i risultati ottenuti. L’Azienda Gardesana Servizi (AGS) collaborerà con gli scienziati dell’Università di VR per installare e gestire gli impianti dimostrativi di trattamento delle acque meteoriche e fungerà da ponte per le interazioni degli stakeholders del territorio, cittadini naturalmente compresi. “L’emergenza – sottolinea Alberto Tomei, presidente di AGS – non è il modello ideale per pianificare il futuro e la gestione delle nostre risorse idriche. È necessario definire un percorso innovativo per poter salvaguardare una risorsa preziosa com’è il lago di Garda e il suo territorio. Da questa esigenza e dalla volontà di dare un futuro condiviso a questo nostro territorio è nata la nostra partnership nel progetto IntCatch”.