Non era stata una vigilia facile. La gara contro la Svezia era già foriera di indizi inquietanti. Afa e caldo libeccioso spazzavano da giorni le coste italiane, soprattutto la Sicilia, come segnali funesti di presagi infernali.
La giornata del match si è svolta con rilassante noncuranza , il vento ha concesso una piccola tregua e come per incanto i tavolini dei bar all’aperto sono magicamente riapparsi in pubblico per la gioia dei benemeriti sudditi della pedata. Televisori al plasma ovunque e schermi più o meno giganti hanno fatto la loro figura nei locali di tutta Italia, tranne che in una parte della Sicilia, quella colpita dagli incendi, che aveva cose più importanti da risolvere. Il vento si è calmato quanto è bastato per sostituire le fibrillazioni dell’attesa in una vera e propria trance agonistica.
Avevamo vinto la partita dell’esordio, e questo ci poneva in una specie di limbo mediatico favorevole. Ma davanti avevamo la Svezia, anzi, la squadra di Ibra lo scorpione, il mercenario di mille squadre, il divo più antipatico della storia recente del calcio moderno. E poi sul piatto pesavano gli europei del 2004. Quella gara tra Italia e Svezia finita in parità per il gol di quel diavolo di Ibrahimovic, con la mossa ardita quanto stilisticamente grottesca dello scorpione. Un colpo di tacco piantato in faccia a Buffon che spedisce dritto la sfera sotto la traversa per il pareggio svedese inaspettato e rocambolesco. E poi il biscotto scandinavo, il match tra Danimarca e Svezia che decidono di accordarsi per il pareggio ed escludere l’Italia dai giochi creando un precedente illustre tra le sponde gelate delle coste scandinave rivisitando in versi runici uno dei detti più inflazionati del pianeta: Tutto il mondo è paese.
Tolosa, 17 Giugno 2016
I precedenti per rendere arroventato il clima dell’immediata vigilia e della gara contro la Svezia non mancavano di certo. Gli svedesi avevano un misero punto in bisaccia, guadagnato faticosamente contro l’Irlanda. Noi invece siamo usciti indenni e vincenti contro la squadra più forte d’Europa, il Belgio. Ma ogni partita ha una sua storia e nel gioco del calcio, in cui le variabili sono parti inossidabili, delle statistiche possiamo comodamente farne a meno. La Svezia non poteva perdere, l’Italia poteva anche non vincere. E questa equazione poi sarebbe costata cara in termini di spettacolo.
Solita Italia dal 3-5-2. La difesa è quella dell’esordio: Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini. A centrocampo i due esterni Candreva e Florenzi, quest’ultimo preferito a Darmian. Al centro De Rossi, centrale di riporto e all’occorrenza quarto uomo di difesa, Giaccherini e Parolo. Le due punte Pellè e Eder.
La Svezia si arcigna dietro un salomonico ed antiquato 4-4-2 che poi è di fatto un 4-5-1 con Slatan Ibrahimovic che nessuno a memoria d’uomo ha mai visto rientrare tra i ranghi a copertura del centrocampo.
L’inizio è soporifero. La Svezia prova a manovrare, gli azzurri osservano con diligenza. Il centrocampo svedese è preponderante sul campo come negli spalti, un muro di magliette gialle, simili a migliaia di Minion compatti e sorridenti sovrastano di gran lunga i nostri supporter tricolori. I francesi, neutrali sugli spalti fanno quello che devono fare, ovvero il tifo contro l’Italia.
I minuti passano lenti, inesorabili come la noia. Pellè è inguardabile, Conte invece lo osserva benissimo inviandogli di tanto in tanto frecciate di diniego. Nel primo tempo non accade praticamente nulla, la controra invade Tolosa come sommersa dalla siesta pomeridiana, utile a latitudini più nostrane che transalpine. Nel secondo tempo le due squadre non si scompongono più di tanto, invitando gli spettatori ad una dormita più che invogliarli a tifare. Florenzi batte tre corner di fila tutti sbagliati, o troppo corti o troppo lunghi. Conte si spazientisce per l’ennesima volta. al 60′ Zaza prende il posto di Pellè come lo sguardo di Conte durante il primo tempo aveva lasciato ampiamente presagire. al 75′ De Rossi lascia per Thiago Motta. Gli unici sussulti sono per le sostituzioni ed i calci d’angolo. Pochino per una gara di Europa 2016.
Due lampi poi… la luce.
Al minuto 82 dopo una gara intera, o quasi, di noia mortale l’Italia decide di regalare un brivido di gioia ai propri tifosi ed uno glaciale agli svedesi. Giaccherini dalla sinistra crossa la sfera in area, Parolo in acrobazia prende il tempo a Granqvist e di testa stampa il pallone sulla traversa. Di colpo la gara si infiamma. Basta una scintilla per incendiare una prateria. Il tappeto erboso dello stadio di Tolosa trattiene il fiato per evitare di bruciarsi gli steli. All’88 il capolavoro. Rimessa laterale lunga di Chiellini per Zaza che rilancia di testa ed innesca la corsa di Eder che si lancia verso la porta attaccato al pallone. Con la sfera sul destro si fa largo tra quattro avversari, ne supera un paio di slancio, finta il tiro mandando Granqvist per le terre, alza lo sguardo, segue il movimento del portiere e con un perfetto tiro a giro lo supera alla sua sinistra. Il pallone si infila nell’angolo, il guantone di Isaksson arriva dopo un quarto d’ora. Eder corre verso la panchina, Conte esulta in fotocopia come contro il Belgio e rischia di giocarsi anche il labbro inferiore. Si abbracciano tutti, i tifosi italiani esultano in coro, il resto dello stadio ammutolisce. I due minuti che restano più i tre di recupero servono a dimostrare all’Europa che l’Italia sa soffrire senza scomporsi, e che ora siamo primi nel girone con due vittorie. Il resto non conta.
Antonio Conte non è completamente soddisfatto della prova dei suoi. “Ho notato un pizzico di ansia nei ragazzi” glissa il tecnico. Noi invece abbiamo notato un dodicesimo uomo giocare con loro, dimenarsi, abbattersi e riprendersi, immolarsi e ferirsi. Abbiamo ritrovato un condottiero che ha portato la sua squadra agli ottavi di finale con una settimana di anticipo scacciando i fantasmi dell’ultimo Mondiale, in cui l’italietta era uscita già nella fase a gironi. Il caldo torrido si è placato, la furia degli incendi è stata quasi domata. L’Italia prosegue il suo cammino in Europa. Con una storia in più da raccontare.
Tolosa: 17 Giugno 2016
Italia – Svezia 1-0
Vedo, prevedo e stravedo… (Le pagelle degli azzurri)
Buffon 6. Se durante la gara fosse andato a prendersi un caffè non se ne sarebbe accorto nessuno. Inoperoso ma sai che ci puoi contare.
La Difesa (Barzagli- Chiellini e Bonucci) 6,5 – Granitica ed impenetrabile praticamente non ha concesso nulla alla Svezia
Candreva 6. Meno efficace del solito ma diligente
De Rossi 6,5. Un muro che qualche volta fa male e infatti si fa ammonire. Sostituito dal ’75 da Thiago Motta (6)
Parolo 6. Se la traversa si fosse trasformata in gol magari un sette l’avrebbe pure preso…
Florenzi 6. Corsa e polmoni da vendere. La qualità può attendere
Pellè 5. Mai in partita, ha il solo merito di far infuriare Conte.
Zaza (dal 60′) 6,5 . Volenteroso, ritaglia un assist decisivo per il suo compagno di squadra Eder .
Giaccherini 6. Pensa più a difendere che ad offendere. Mai contraddire gli ordini di scuderia.
Eder 7,5. Un Gol capolavoro, un lampo nel buio di Tolosa.
Prossima gara: Lille 22 giugno 2016 ore 21 (NYC ore 3 pm) Irlanda – Italia