Per chi vive a New York e si sente per metà americano e per metà italiano, questa settimana è stata una grande festa, iniziata lunedì 30 maggio col Memorial Day e proseguita giovedì 2 giugno con la celebrazione della Festa della Repubblica.
Nel giorno dei 70 anni della nostra Repubblica, il sole ha illuminato le bandiere tricolore all’ingresso degli uffici di rappresentanza nell’Upper East Side. Consolato Italiano, Italian Trade Commission e Istituto Italiano di Cultura hanno dato vita a una serie di iniziative che hanno colorato di bianco, rosso e verde la giornata: presentazioni, degustazioni, consegne di onorificenze, momenti di solidarietà e soprattutto tante chiacchiere (o come lo chiamiamo qui a New York “networking”).
Che cosa significa essere italiani oggi? Che cosa significa esserlo negli Stati Uniti? Il 2 giugno è stato un’occasione per le istituzioni italiane presenti a New York per ricordare, esplorare e celebrare tanti e diversi aspetti dell’italianità, a partire da quelli spesso più apprezzati come il buon cibo per arrivare alla cultura, al design e alla tecnologia.
È stata una delle tante occasioni in cui le istituzioni italiane presenti a New York si sono dimostrate unite come ha fatto presente il Console Francesco Genuardi: “La nostra è una comunità unita nelle istituzioni e nei rapporti umani tra le persone. In questa giornata abbiamo visto tanti e diversi modi di interpretare lo spirito italiano, il minimo comune denominatore è l’amore per New York. Un amore decisamente ricambiato”.

Proprio per offrire una vivace testimonianza della presenza italiana a New York, il Consolato si è messo al centro di un percorso artistico e tecnologico, la cui icona è la copertina di The New Yorker disegnata nel 2010 da Lorenzo Mattotti. Un percorso dall’identità incentrata sulla vocazione per il bello che è iniziato con un tricolore di Ferrari parcheggiate di fronte al Consolato, passando poi per le meraviglie di Salvatore Ferragamo, che oltre a rappresentare il meglio del made in Italy è anche un esempio di una grandiosa storia di immigrazione. La meraviglia a cui porta l’integrazione tra la cultura italiana e il tessuto newyorchese è quello che emerge chiaramente dalle opere di Francesco Clemente in cui non è chiaro dove inizi e dove finisca la presenza della cultura e dell’iconografia italiana nell’abbraccio vero e proprio con la città di New York. Quando si parla di arte e design a New York non si può ovviamente prescindere dal Maestro Gaetano Pesce, presente con uno dei suo vasi della serie Albero. Il percorso culminava con uno sguardo al futuro, attraverso le Digital Cities del designer Antonio Pio Saracino sui tappeti luminosi Rubelli: la mappa di Roma e la mappa di New York, finemente realizzate da un grande designer italiano con una tecnica che guarda al futuro.

Uno sguardo al futuro, dunque, ma senza mai perdere di vista le radici. È questo il senso della proiezione del documentario Nonni e nipoti nell’America Italiana a cura di i-Italy, con la partecipazione di Matilda Cuomo. In fondo, la verità più autentica di tante storie di immigrazione sta nel microcosmo della famiglia e in quei tesori di sapere e esperienza che sono i nonni. Il documentario ruota proprio attorno a alcune emblematiche conversazioni tra nonni immigrati e nipoti americani di seconda generazione.
Ha puntato invece su un classico, l’ICE: forti della loro missione di promuovere le eccellenze del Bel Paese, gli uffici dell’ICE si sono trasformati in un variopinto mercato allo slogan di Authentic Italian Food. Ad allietare i palati, tanti prodotti italiani, le cui qualità sono state illustrate dai produttori stessi o dagli importatori. Partendo da un aperitivo con un bicchiere di vino o un cocktail a base di Amaretto di Saronno, spizzicando tra pasta fredda, affettati e formaggi, conditi con olio extra vergine d’oliva e aceto balsamico di Modena, i partecipanti hanno poi assaltato assaggi di risotto al tartufo e di un delizioso “bacalà alla Vicentina”, per concludere con cioccolato, dolci e caffè. Nella sala, oltre al cibo, meravigliose motociclette e l’immancabile Vespa.

Il direttore dell’ICE Maurizio Forte ha presentato degnamente i suoi ospiti che hanno spiegato come degustare l’olio, come preparare un ottimo risotto e come aprire il cuore alla causa delle malattie rare grazie a Telethon che da anni vive della solidarietà dei privati e permette di vivere a tanti bambini in tutto il mondo attraverso una innovativa terapia genica. Il cibo è stato declinato in tante sfaccettature, non ultima quella dell’arte cinematografica grazie al video Movie’ n Food – Sapore di Cinema con le scene di tanti film importanti che celebrano la nostra cucina.

Quello che ci hanno offerto le Istituzioni italiane il 2 Giugno, è stato un viaggio attraverso i tantissimi aspetti dello spirito italiano. Il nostro è un paese piccolo, è vero, ma che cosa sarebbe il mondo senza il contributo dell’ingegno italiano? È questo che ha voluto ricordare Maurizio Forte, direttore dell’Italian Trade Commission con una barzelletta. Una barzelletta, sì, perché noi italiani siamo anche questo: siamo spiritosi, autoironici e ci piace non prenderci mai troppo sul serio. È triste, grigio e meno efficiente il mondo senza l’Italia delineato da Forte nel raccontare la storiella di Pierino che si sveglia una mattina per scoprire che l’Italia è stata cancellata. Non solo si perderebbero l’espresso, la pizza e tantissime opere d’arte, ma anche la radio, la plastica, le batterie, il microchip per il computer e il lettore MP3. La lista di oggetti di origine Italiana è lunghissima. Per fortuna l’Italia c’è, è viva e vegeta, è orgogliosa e vuole farsi sentire.
E lo fa con il sorriso. Nella simpatica investitura della Confraternita del Bacalà alla vicentina, il gran cerimoniere Claudio Cegalin, dopo aver consacrato il concittadino Alberto Zamperla, il re del divertimento di Coney Island, è passato ad onorare il console generale Francesco Genuardi. In ginocchio, con la solennità di tutte le cerimonie che si rispettano, il console è diventato Nobile Cavaliere Onorario della Confraternita dopo essere stato toccato con un bacalà al posto della tradizionale spada: “Da oggi la diplomazia Italiana ha un’arma in più”, ha commentato scherzosamente.
Il 2 giugno è stata un’occasione per celebrare tante e diverse eccellenze italiane, senza però dimenticare il motivo principale per cui festeggiare: il settantesimo compleanno della Repubblica. Il senatore Claudio Micheloni, presidente del Comitato per le questioni degli italiani all’estero, ha condiviso a questo proposito una importante riflessione sul significato della Repubblica Italiana e su come il 2 giugno rappresenti quello che 70 anni fa, fu un nuovo grandioso inizio per la storia del nostro paese. Un inizio che è stato possibile grazie alla Resistenza civile e militare e grazie all’appoggio delle nazioni democratiche e antifasciste, con gli Stati Uniti in prima linea. Micheloni ha dedicato un pensiero anche a tutte le donne e a tutti gli uomini che continuano a morire nel Mediterraneo, spingendosi alla ricerca disperata di un futuro.
Quella del 2 giugno è stata anche e soprattutto una giornata all’insegna dell’apertura e dell’integrazione culturale. Non è un caso che la protagonista del momento istituzionalmente più intenso sia stata la scrittrice Jhumpa Lahiri che, prima di leggere i 12 articoli fondamentali della Costituzione Italiana, ci ha tenuto a premettere: “Ho passato tutta la vita alla ricerca di una Patria e questo mi ha provocato spesso una forte angoscia. Nei primi tre decenni della mia vita mi sono ritrovata ad avere tre passaporti diversi, eppure per me erano solo pezzi di carta. Quando mi sono trasferita a Roma con mio marito, per la prima volta ho provato un forte senso di appartenenza. È stata la prima volta che mi sono sentita veramente a casa ed è stato senza dubbio il periodo più felice della mia vita. Potete immaginare la mia emozione quando ho ricevuto la nazionalità italiana”. No, non possiamo immaginare la sua emozione, ma chi era presente può testimoniare quanto possa renderci orgogliosi del nostro Paese l’idea che lo abbia riconosciuto come sua Patria un’intellettuale così raffinata e brillante, vincitrice di un Premio Pulitzer e ora scrittrice in italiano. Siamo un grande Paese, pieno di sfumature meravigliose e siamo fieri di portare il nostro spirito in maniera così luminosa in giro per il mondo.
La giornata si è conclusa con un piacevole concerto jazz offerto dall’Istituto Italiano di Cultura. Rossano Sportiello ha aperto il concerto intonando al pianoforte Fratelli d’Italia, poi il suo trio composto dalla contrabbassista Nicky Parrott e dal batterista Marion Felder, ha dato vita ha una performance divertente ed estremamente coinvolgente, ripercorrendo le note di alcuni grandi compositori e musicisti, prevalentemente italiani, anche quelli il cui nome d’arte può ingannare come Harry Warren. In pochi sanno che il vero nome del grande compositore di alcune colonne sonore che hanno fatto la storia di Hollywood fosse Salvatore Antonio Guaragna.

Aveva ragione Maurizio Forte quando si chiedeva che cosa sarebbe il mondo senza il contributo dell’ingegno italiano. Sarebbe certamente un mondo meno divertente, colorato ed istrionico e sarebbe un mondo senza “quell’enorme patrimonio culturale e quella naturale propensione al bello che abbiamo nel DNA” di cui ha parlato il Console Francesco Genuardi.
La comunità italiana si è dimostrata unita e vivace. Ed è importante sapere che ci sono così tante persone, istituzioni, aziende, artisti e creativi che portano avanti i nostri valori, perché questi possano essere preservati, coltivati e trasmessi, anche da questa parte dell’Atlantico.
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