Troppo bianco per essere nero, troppo nero per essere bianco. Il destino da mulatto di Kweku Collins lo condanna per molti versi a essere considerato un “diverso” nella nuova scena hip hop di Chicago. La città dell’Illinois ha riscoperto una vibrante scena musicale rap, negli ultimi anni. Spesso si è parlato di chipmonk soul, per definire il sound degli eredi del sound di Kanye West come Lupe Fiasco, Vic Mensa e Chance The Rapper, che vi abbiamo già presentato nei mesi scorsi su queste pagine. Molto più frequentemente si è parlato di “drill”, la scena trap dei gansta-rapper nata nel cuore dei ghetti di Chicago Southside, da cui sono emersi fenomeni internazionali come Chief Keef, Lil Durk o Lil Reese. E che spesso si ricollega agli immaginari della cosiddetta Chiraq, il nuovo soprannome dato dai media a Chicago, da quando il numero delle vittime per colpi di arma da fuoco, ha superato quello delle morti delle forze speciali americane presenti in Iraq.
La Chicago di Chi-Raq, protagonista del film satirico realizzato nel 2015 da Spike Lee, non è la stessa Chicago di Kweku Collins. Giovane di buona famiglia, Collins è nato e cresciuto a Evanston, dalla parte opposta della metropoli dell’Illinois, appena sopra Chicago Northside, a una dozzina di miglia da downtown: una città tranquilla e a maggioranza bianca, senza grandi problemi di criminalità ed emarginazione. Si è diplomato proprio nel 2015, ma ha già capito che il suo futuro è nel mondo della musica e il suo LP d’esordio Nat Love ha tutte le carte in regola per lanciarlo come una dei talenti più interessanti della scena hip hop del Midwest. La famiglia non prende benissimo la sua decisione di non continuare gli studi al college, ma ha una sensibilità e una passione per la musica che non osteggia questa scelta. Stephan, padre di Kweku è un percussionista di world music e il figlio per forza di cose già all’età di quattro anni si mette alla prova con batteria e altre percussioni, tutto ciò che trova in casa e lo stimola nonostante la giovanissima età.
Le sue influenze, come si evince dalle sue prime produzioni, sono molto casuali ed eterogenee. Tra gli artisti che lo hanno ispirato nomina senza un particolare filo conduttore i Tame Impala, gli Electric Wizard, Jimi Hendrix, oltre a nomi hip hop e R&B come D’Angelo, Kendrick Lamar e J Cole, in parte tramandatagli sempre dal padre.
L’esordio ufficiale di Kweku risale sempre al 2015: Say It Here, While It’s Safe è un EP con ottimi spunti, tra ruvidi brani rap levigati da una voce stile Kid Cudi e brani tra soul e R&B molto ben arrangiati, e da lui stesso prodotti. Le atmosfere sono rassicuranti, i testi molto intimi e personali. Sul web fa subito il giro del mondo con un milione di streaming tra Soundcloud e Spotify. Incoraggiato dal sorprendente risultato dell’EP, il diciannovenne si mette subito al lavoro per il suo primo disco, Nat Love, uscito l’8 aprile, dal titolo dedicato allo storico schiavo afro-americano diventato cowboy ed eroe della Guerra Civile americana. In fase di registrazione coinvolge due guest molto rispettabili, come Taylor Bennett, fratello minore di Chance the Rapper, nella melliflua Vanilla Sky e Jamila Woods, poeta e vocalist di Chicago, già guest per lo stesso Chance the Rapper e per Macklemore & Ryan Lewis nel brano White Privilege II. La voce di Kweku cattura a primo ascolto, il suo flow convince anche nei momenti più ritmati, dove gli Outkast incontrano la vena melodica di John Legend.
C’è ancora speranza fuori da Chiraq.