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Siria e lo stop a Ginevra: serve il miracolo di San Staffan de Mistura

Il punto sul negoziato di pace siriano condotto dall'inviato ONU Staffan de Mistura

Laura LoguerciobyLaura Loguercio
de Mistura

L'inviato speciale ONU per la Siria Staffan de Mistura aggiorna i giornalisti a Ginevra sullo stato dei colloqui di pace (Ph. ONU/Jean-Marc Ferré)

Time: 5 mins read

L’ultimo round di negoziati di pace per la Siria erano ufficialmente iniziati il 1 febbraio a Ginevra sotto la guida dell’inviato speciale del segretario generale dell’ONU Staffan de Mistura. Lo scopo ufficiale delle riunioni era il raggiungimento di una effettiva riduzione della violenza in Siria, il rilascio dei detenuti e la gestione della crisi umanitaria nella zona. La situazione si è subito rivelata estremamente tesa dato che de Mistura ha dovuto mediare tra i due principali contendenti della scena politica siriana, cioè il Governo di Damasco e l’Alto Commissariato per i Negoziati. Le conferenze, programmate per durare da qui a sei mesi, sono state interrotte il 3 febbraio (due soli giorni dopo il loro inizio) a causa delle visioni inconciliabili sostenute dalle due fazioni. Il fallimento dei negoziati ha scatenato una bufera diplomatica tra le principali potenze in gioco tra cui Russia, Turchia e Arabia Saudita che si sono scambiate pesanti accuse. Nel frattempo, il conflitto armato in territorio siriano non accenna a fermarsi.

Ecco cosa sta succedendo in questi ultimi giorni.

I negoziati

 

Le trattative hanno preso avvio con l’incontro tra de Mistura e i rappresentanti dell’Alto Commissariato siriano per i Negoziati (HNC), il principale blocco di avversari al Governo. De Mistura ha presto dichiarato alla stampa di “rispettare molto la loro visione del conflitto poiché l’HNC rappresenta la voce delle persone siriane che chiedono di portare a termine qualcosa di reale e concreto nei loro confronti”.

Il 2 febbraio de Mistura incontra i rappresentanti del Governo siriano (un confronto diretto tra i due blocchi contendenti non è ancora stato approvato ed essi continuano a sedere in due stanze separate). Il mediatore invita inoltre al tavolo di Ginevra le rappresentanti del Comitato delle Donne siriane Indipendenti, considerate una parte della società civile che non può essere ignorata nello stilare un contratto di pace, e afferma: “Sia le donne che la società civile possono fornire idee fondamentali per le trattative, presentando il punto di vista dei cittadini afflitti dalla guerra”.

I negoziati vengono interrotti al terzo giorno di dibattito a causa delle differenze emerse tra le proposte avanzate dal Governo e dal HNC. Mentre i primi hanno preferito focalizzarsi sugli accordi formali, i secondi hanno da subito dato priorità agli effettivi aiuti umanitari dai quali la popolazione avrebbe potuto trarre vantaggio, visione appoggiata anche da de Mistura che considera “inammissibile anteporre pure trattative procedurali ai bisogni delle persone”. Il delegato ONU ha riconosciuto fin da subito la difficoltà dell’obiettivo dei Negoziati di Ginevra mirati a porre finalmente fine a una guerra che ha visto la morte di oltre 250 000 persone, causato 4 milioni di profughi e messo 13.5 milioni di persone in una situazione di crisi umanitaria. “Non sono frustrato, non sono deluso. Lavoro nella diplomazia abbastanza a lungo da sapere che quando tenti di chiudere una guerra che dura ormai da cinque anni è assolutamente necessario dimostrarsi determinati e allo stesso tempo realisti” ha affermato de Mistura dopo lo stop ai negoziati.

La situazione in Siria

 

Mentre de Mistura e i rappresentanti di Governo e Opposizione discutevano a Ginevra la situazione in Siria non accennava a migliorare. I raid aerei compiuti dalle forze dell’asse Mosca-Damasco hanno causato negli ultimi giorni la fuga di 40.000 civili verso il confine con la Turchia (chiuso ormai da mesi). Sherif Elsayed-Ali, vicedirettore del programma Temi globali di Amnesty International, preme perché Ankara assicuri a queste persone un trattamento umanitario rapido e sicuro ricordando alla comunità internazionale che “i profughi sono scampati ad attacchi aerei e a duri combattimenti e con ogni probabilità sono traumatizzati ed esausti. La Turchia deve consentire loro di entrare e la comunità internazionale deve fare tutto il possibile per dare adeguato sostegno al paese”. Il presidente turco Erdoğan ha affermato che il paese aprirà le frontiere solo se non ci sarà altra scelta. Le forze russo-governative hanno guadagnato terreno anche nella regione di Daraa, presso il confine con la Giordania.

L’arena diplomatica

 

Le grandi potenze non hanno tardato nel far sentire la propria voce, ampliando così il conflitto al piano diplomatico e influenzando senza dubbio le trattative di Ginevra. mentre Stati Uniti e Francia rimproverano alla Russia di voler affossare gli accordi di pace. Ghennadi Gatiov, vice ministro degli Esteri di Mosca, risponde affermando che “I tentativi di far deragliare il processo negoziale, con il pretesto che la Russia continua a svolgere un’operazione militare in Siria, sono assolutamente inaccettabili” e conferma che i russi continueranno ad appoggiare il regime di Assad nella “lotta contro il terrorismo” indipendentemente dalle decisioni di Ginevra. Anche Salim al-Muslet, portavoce dell’Alto Commissariato per i Negoziati siriani, ha accusato esplicitamente la Russia di aver messo a repentaglio l’intero processo di pace: “la situazione corrente dimostra che il regime e i suoi alleati, in particolare la Russia, sono determinati a rigettare gli sforzi dell’Onu di applicare il diritto internazionale”. L’attacco anti-russo è sostenuto anche dalla Turchia che interpreta le dichiarazioni del governo Putin come un chiaro “favoreggiamento del terrorismo islamico”. Gatiov coglie ancora una volta l’occasione per criticare le iniziative di Ankara riguardo alla situazione siriana ribadendo che “gli sviluppi della situazione presso il confine turco-siriano fanno pensare che Ankara stia preparando un’invasione militare in Siria. Stiamo registrando un incremento nei segnali che indicano movimenti segreti delle forze armate turche finalizzati a operazioni attive nel territorio siriano”.

L’Arabia Saudita, forte dell’alleanza con Washington, si dichiara nel frattempo pronta ad un attacco anti-jihadista via terra contro il governo di Assad. il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Moallem, ha ribattuto che ogni soldato straniero che entrerà in Siria verrà rimandato in patria in una bara di legno.

Una situazione sempre più complessa

 

In seguito all’interruzione delle trattative di Ginevra i capi di Stato e di governo si sono riuniti in data 4 febbraio a Londra per un meeting sulla situazione siriana. Ban Ki-moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha colto l’occasione per ribadire i tre principali obiettivi che l’organizzazione ha nei confronti del conflitto: investire 7 miliardi di dollari in aiuti umanitari immediati; organizzare un programma di supporto a lungo termine tra i membri della comunità internazionale e proteggere i civili. Ban Ki-moon ha inoltre invitato i governi mondiali a spingere i partiti verso un impegno serio nelle negoziazioni di pace, affermando: “Non possiamo permetterci che l’attenzione per le persone venga persa tra i procedimenti burocratici”.

Staffan de Mistura si trova quindi a dover affrontare una situazione molto complessa e con infinite sfaccettature. Il 25 febbraio, alla ripresa dei negoziati, vedremo se tra le parti in causa emergerà la possibilità per un ancora possibile ed equo compromesso.

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Laura Loguercio

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