“Il male assoluto del nostro tempo è di non credere nei valori. Non ha importanza che siano religiosi oppure laici. I giovani devono credere in qualcosa di positivo e la vita merita di essere vissuta solo se crediamo nei valori, perché questi rimangono anche dopo la nostra morte…” (Rita Levi Montalcini)
Nelle scuole è importante insegnare a rispettare la diversità, ogni cultura ha i suoi valori, i suoi costumi e le sue feste. Spesso gli insegnanti si trovano in difficoltà nell’insegnare il controverso tema delle feste religiose in una scuola multietnica, anche se in parte integrata. Tanto è vero che ultimamente sono riscoppiate le polemiche sulle feste, le celebrazioni religiose e i loro simboli nelle scuole pubbliche italiane.
Da docente di una scuola nello Stato di New York devo dire che le nostre feste sono un ottimo strumento didattico con obiettivi formativi che espongono gli studenti alla conoscenza del nostro patrimonio culturale. I nostri festeggiamenti fanno conoscere le tradizioni italiane e aiutano gli studenti a riflettere sulle differenze/similarità tra la cultura italiana e quella straniera, aiutano a migliorare le competenze cognitive e la riflessione critica, e a socializzare e cooperare in gruppo. Ogni festa viene accompagnata anche dai suoi cibi, e in Italia la gastronomia legata alle feste è particolarmente ricca, e varia da regione a regione. Perciò, nelle classi di italiano il tema delle feste dovrebbe essere un’opportunità per parlare di cibo, di piatti tradizionali e di abitudini culinarie del paese e non di funzioni religiose.
Una parte del curriculum di lingua e cultura italiane è dedicata al cibo, una nostra ricca tradizione culturale che non offende nessuno. Le attività didattiche legate al mangiare e alle feste aiutano sia il docente, a introdurre vocabolario in classe in maniera motivante e interessante, e sia gli studenti ad imparare lingua e cultura senza annoiarsi.
Comunque, come ho spiegato in un altro mio articolo, gli insegnanti devono fare molta attenzione a non confondere l’insegnamento delle feste religiose con la loro celebrazione. Infatti, in tutte le scuole pubbliche è consentito insegnare le feste ma non è concesso celebrarle; anche nella nostra Costituzione italiana è garantita la libertà di religione. Negli USA, l’articolo 38 della Corte Suprema degli Stati Uniti dichiara che il contenuto dell’insegnamento delle tradizioni religiose nelle scuole pubbliche deve favorire un programma di istruzione laico presentato senza forzare una religione, o inibirne un’altra. Cioè, l’istruzione non può concentrarsi su qualsiasi religione o sulla pratica religiosa, e deve essere presentata con istruzione neutrale, senza obbligare gli studenti a credere.
Tornando alle polemiche sulle feste e sul Natale, nelle scuole pubbliche bisogna seguire le regole del paese, la sua cultura, e rispettare la diversità delle culture nella scuola. Il Natale è la festa religiosa più grande nel mondo, e durante il periodo di Natale negli USA si celebrano Chanukkah, festa ebraica conosciuta anche con il nome di Festa delle Luci o Festa dei lumi, e Kwanzaa, una celebrazione che onora l’eredità africana nella cultura afro-americana. Nelle scuole pubbliche americane o si dispongono simboli di tutte le tre feste oppure di nessuna. Simboli come l’albero di Natale, il Presepe, (in Italia la scena del Presepe fu ricostruita per la prima volta nel 1223 da San Francesco d’Assisi ), e la Menorah di Hanukkah sono laici. Questi simboli hanno significati religiosi antichissimi e il mostrarli, durante il periodo festivo, all’interno di una scuola, è prevalentemente laico e non offende nessuno se non causano nuove preoccupazioni costituzionali.
Sono pure laici gli eventi musicali, l’arte, la letteratura e il dramma con temi religiosi, e anche questi possono essere inclusi facilmente nelle attività didattiche. Simboli religiosi come croci, menorah o presepe possono essere utilizzati in classe se usate come esempi culturali, o per aiuto visivo, ma nella corretta situazione e non come decorazioni religiose permanenti. Le figure religiose non devono dominare le attività scolastiche e non devono promuovere o denigrare una particolare religione, o diventare un forum per devozione religiosa. Pertanto gli insegnanti e i dirigenti scolastici devono essere prudenti nell’uso di simboli religiosi, perché la scuola è il luogo dove i bambini trascorrono la maggior parte della loro giornata.
Le tradizioni non offendono nessuno se l’istruzione è laica, e quando gli studenti conoscono i motivi della tradizione può diventare per loro una fonte di crescita e di apertura mentale. Ad esempio, può essere consentito di avere studenti recitare una commedia che contiene una scena in cui la famiglia apre i regali la mattina di Natale, ma una scena sulla nascita di Gesù sarebbe inammissibile perché affermerebbe una devozione religiosa. Tuttavia, le polemiche sulla religione sono in tutte le scuole, sia in Italia e sia negli USA. In caso di conflitti, i docenti e gli amministratori devono esercitare sensibilità e flessibilità trovando una risoluzione alla contrarietà creando ponti tra i popoli e le culture e non polemiche.
Nessun programma scolastico obbliga gli insegnanti a organizzare feste e recite per Natale o per altre festività religiose, anche se parecchi docenti organizzano feste per tradizione, impegnando il loro tempo libero. Il problema si crea in seguito, perché a volte ciò che si fa per buona volontà diviene un obbligo, o una pretesa. In Italia spesso non sono gli stranieri che non vogliono il Presepe, o quelli che richiedono togliere il Crocifisso dalle aule, ma sono gli stessi italiani laicisti che tirano in ballo queste polemiche. Il Crocifisso nelle aule scolastiche è presente anche in altri paesi
In conclusione, a scuola e in classe è importante che tutti gli studenti si sentano a proprio agio e accettati.