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Palermo e il taglio degli alberi di Piazza Politeama, Nadia Spallitta: “Violata la legge”

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 5 mins read

Si complica la vicenda incredibile degli otto ficus di oltre sessant’anni tagliati a Palermo, nella centralissima Piazza Politeama per fare posto a una pensilina della futura stazione ferroviaria. L’impressione che si ricava, dopo la conferenza stampa convocata dagli amministratori del Comune (vice sindaco Emilio Arcuri e assessore al Verde, Francesco Maria Raimondo) è che in questa storia – come spesso accade nelle vicende del capoluogo della Sicilia – a prevalere siano le ombre sulle luci.

Da quello che si è capito, gli amministratori comunali hanno convocato la conferenza stampa non per fare chiarezza sulla vicenda, ma per fare un po’ di schiumazza (in siciliano significa per confondere le acque). Il Comune di Palermo – questo il ‘succo’ dell’incontro convocato qualche giorno fa – non era a conoscenza dei dettagli del progetto di RFI, sigla che sta per Rete Ferroviaria Italiana, che dovrebbe essere la stazione appaltante che ha affidato i lavori alla Tecnis, un gruppo imprenditoriale catanese che, a giudicare da quello che si legge sulla rete, è infilato in tante storie, una più ‘bella’ dell’altra. I lavori sono quelli dell’anello ferroviario in base ai quali la Tecnis ha tagliato gli alberi di Piazza Politeama (come potete leggere anche in questo articolo). 

La Tecnis spa è un’azienda catanese. Insomma, per eliminare gli alberi della Piazza più conosciuta di Palermo dovevano arrivare i catanesi. E una Giunta comunale fatta da un Sindaco e da assessori che dicono di cono conoscere un progetto che, a norma di legge, deve per forza di cosa essere stato approvato dagli uffici della pubblica amministrazione, in testa il Comune di Palermo.

Sempre a proposito di imprese cresciute all’ombra dell’Etna, va ricordato che nella primavera del 1982 il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, nominato superprefetto nella lotta alla mafia, si chiedeva cosa ci facessero a Palermo le imprese catanesi. Insomma, se erano arrivate nel capoluogo siciliano quando a comandare era la mafia, beh, dovevano essere state ‘invitate’ per forza di cose dalla stessa mafia. E oggi? Siccome in Sicilia oggi comandano i ‘Professionisti dell’Antimafia’, i signori della Tecnis debbono essere stati per forza di cose ‘invitati’ da questi ultimi. E, in effetti, Domenico Costanzo (che a Catania, soprattutto sotto il profilo imprenditoriale, è un cognome pesante, molto pesante per chi ha un po’ di memoria…), stando a quanto leggiamo su il sito argo cento occhi su Catania (come potete leggere qui), è stato, nei primi anni ’90 del secolo passato, assessore della Giunta comunale catanese di Enzo Bianco, allora nota per la sua antimafia.

Interessante risulta anche un’affermazione del vice sindaco di Palermo, Emilio Arcuri: “Bisogna chiedere a RFI una soluzione alternativa che però va trovata subito e cioè entro cinque o sei giorni, perché il cantiere non può essere fermato”. Ma le cose stanno proprio così? Molto più interessante è un comunicato della vice presidente del Consiglio comunale di Palermo, Nadia Spallitta, che nella vita non fa né il merico (come il vice sindaco Arcuri), né il botanico (come l’assessore al verde Raimondi), ma l’avvocato. Scrive Nadia Spallitta: “L’abbattimento di un albero deve essere comunicato almeno 20 giorni prima dell'inizio dei lavori: il Regolamento del verde è stato disatteso”. Il discorso è chiarissimo: in questa storia la legge (ovvero il Regolamento del verde approvato dal Consiglio comunale di Palermo) è stata violata. “Non è ben chiaro come ciò sia stato possibile. Tale regolamento, che risulta totalmente disatteso (agli articoli 5, 12, 31 e seguenti vengono disciplinati modalità e termini in caso di eventuale espianto e reimpianto delle alberature), impone che ogni abbattimento debba essere accompagnato da pareri e preceduto da una comunicazione all’Amministrazione 20 giorni prima dell’inizio dei lavori. Tutto ciò senza considerare che esistono tecniche diffuse il cui scopo è quello di evitare l'abbattimento di alberi che possono essere semplicemente espiantati e ripiantati in altro luogo”. I vertici della Tecnis hanno avvertito il Comune di Palermo come prevede la legge? Gli assessori comunali Arcuri e Raimondo non sono stati avvertiti? Chi è che sta mentendo?

“La presenza di aree verdi sul territorio – ricorda ancora Nadia Spallitta – assolve a una pluralità di funzioni indispensabili per garantire la salute e la qualità della vita. Ci si riferisce ai parchi, al verde storico, al verde attrezzato e di arredo e a quello delle aree speciali, che hanno complessivamente una funzione ecologico-ambientale: rimuovono gli inquinanti atmosferici, incidono sul microclima, difendono il suolo e garantiscono la biodiversità. Assolvono altresì a funzioni igienico-sanitarie, protettive, sociali e ricreative, culturali e didattiche, estetiche ed economiche”.
“Per queste ragioni – prosegue il vice presidente del Consiglio comunale di Palermo – il legislatore individua, in primo luogo, strumenti per effettuare il censimento del verde e altri istituti di pianificazione specifici sia a livello regionale che locale (come il Piano e il Regolamento del verde) a tutela delle aree di verde e introduce standard urbanistici inderogabili che impongono precise percentuali sul territorio. Il decreto ministeriale 1444/1968, in particolare, impone 18 metri quadrati per abitante di servizi (di cui 9 metri quadrati di verde) e altri 15 metri quadrati pro capite di aree destinate a parco. L’osservanza di questi parametri è indispensabile per garantire il benessere e la salute dei cittadini, poiché in mancanza si incentiva, come indicato da alcuni studi recenti, il degrado di una città”.

Nadia Spallitta cita anche un lavoro scientifico che riguarda Palermo: “Secondo i dati pubblicati nel 2013 dal Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali e Statistiche dell'Università degli studi di Palermo, si registra un indice di degrado pari al 209,9%, con picchi pari al 551% a San Filippo Neri, Monte di Pietà, Palazzo Reale e Ciaculli. Nel capoluogo gli standard urbanistici sono stati sistematicamente violati e infatti, su una superficie di 160 chilometri quadrati, solo 5 chilometri quadrati (poco più del 3%) sono ancora destinati a verde e il processo di cementificazione non sembra arrestarsi, come anche l’inaccettabile vicenda relativa all’abbattimento di alberi in piazza Castelnuovo dimostra” (a Palermo le due Piazza del centro cittadino – Piazza Ruggero Settimo e Piazza Castelnuovo vengono ‘riunificate’ e chiamate con un unico nome: Piazza Politeama).
A questo punto la ‘stiletatta finale: “Ritengo – conclude Nadia Spallitta – che sia necessario agire tempestivamente per accertare le responsabilità e l’eventuale danno provocato al decoro e all’ambiente e adottare tutti gli opportuni provvedimenti impedendo ogni ulteriore atto che deturpi il nostro territorio. Credo sia indispensabile attivare un processo partecipativo virtuoso che consenta all'Amministrazione di fare delle scelte ponderate e condivise in materia di ambiente e territorio (come indicato da Legambiente), permettendo di svolgere la necessaria funzione di controllo.

Il consigliere comunale di Italia dei Valori è ancora più esplicito: “Sono pronto a presentare, insieme ai cittadini che lo stanno predisponendo, un esposto al Procuratore della Repubblica di Palermo per accertare eventuali reati contro l’ambiente e i monumenti della città nell'ambito del progetto dell'anello ferroviario”.

“Anche se questa amministrazione sembra essersi trovata travolta da questa vicenda – conclude Occhipinti – deve in ogni modo trovare una soluzione per rendersi di nuovo credibile agli occhi dei palermitani. Piazza Politeama è troppo importante per non tentare tutte le strade possibili".

 

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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