West Side? Best side!! Per anni, se non decenni, questo motto è stato tra i residenti dell’Upper West Side di Manhattan motivo di orgoglio residenziale e di stili di vita. Si traduceva in grandi istituzioni culturali dal Lincoln Center, al John Jay College alla Columbia University al Beacon Theatre al Museo di Storia Naturale e tante altre istituzioni culturali famose e meno famose. Senza trascurare la miriade di ristorante e bar famosi e meno famosi affollati ad ogni ora del giorno.
La pandemia arrivata con il Covid 19 non ha risparmiato queste istituzioni culturali del West Side e di New York. Teatri chiusi, università a servizio dimezzato. I residenti dei lussuosi appartamenti di Central Park West e Riverside Drive rimasti nelle loro ville estive nel Long Island o UpState New York. Il retail in grande crisi con tantissimi negozi chiusi. Dal Famoso Century 21 che garantiva brand di moda a buon mercato, ai tanti negozi di Broadway, alla mitica stazione televisiva ABC in procinto di trasferirsi dal suo attuale quartiere generale situato alla 66ma strada e Columbus Avenue. La dura legge del Covid 19 non ha risparmiato nessuno.
Eppure piccoli segnali di ripresa ci sono e si notano con stupore. Segno di una volontà di ritornare ai livelli di vita quasi normale. Parliamo dei ristoranti: pieni nei posti outdoor a ridosso del Lincoln Center. Rigorosamente con tavoli a distanza di sicurezza ed a volte con separé protettivi tra tavolo e tavolo. Qui almeno l’economia newyorkese inizia a tirare. I newyorkesi amano pranzare all’aperto e non si sottraggono alle misure precauzionali per proteggersi da possibile contagio del COVID 19.
Da residente dell’Upper West Side mi concedo frequentemente lunghe passeggiate esplorative per verificarne la vivacità e lo stato di un eventuale ritorno alla normalità. Senza soprassedere sui tanti senzatetto che si incrociano agli angoli della 72ma strada e Bway, della 79 e della 86ma e Broadway e senza calcare la mano sulla sporcizia di Riverside Park. Normale realtà urbana. Aggravata dalla crisi economica e sociale del Covid-19.

Central Park non può non sottrarsi alle mie passeggiate. Vi trovo meno podisti del solito. Cancellata ogni gara come pure le competizioni ciclistiche. Pochi i turisti. Qualche famiglia con bimbi in bicicletta. Ogni tanto una orchestrina jazz in cerca di visibilità e magari qualche cd da vendere. Nel rientrare alla mia abitazione decido di imboccare West 67 street, e con sorpresa noto una miriade di tavoli (ad occhio saranno una quarantina) disposti sul marciapiede, in strada ed a ridosso dello stabile allocato al numero 1 West 67. Ebbene questo palazzo è marcato historical landmark. E’ sopposto a leggi cittadine severe in merito a restauro e ritocchi architettonici. Lo stabile ospita uno dei più straordinari ristorante della Old New York. Un tempo Café des Artists. Ora The Leopard at des Artistes. Una gemma di ristorante, semi nascosto, con dipinti a muro in olio, di Howard Chandler Christy. Aperto per nel 1917 ha ospitato artisti del calibro di Marcel Duchamp, Isadora Duncan, Norman Rockwell e la star del cinema muto Rodolfo Valentino. Entravi ed era come fare un tuffo nel passato: la Old New York. Affascinante, elitista e con tanto talento artistico in mostra. Il Café des Artistes, malgrado il suo glamour raffinato e artistico fu costretto a chiudere nel 2009. Rilevato dopo diversi anni da Gianfranco Sorrentino, già manager e partner di Il Gattopardo e Mozzarella & Vino. Il ristorante nel corso della gestione Sorrentino ha continuato ad attrarre un pubblico selezionato e di VIP non senza soffrire la crisi dell’alta ristorazione pre Covid 19.
Situazione ribaltata all’apertura dopo il periodo di lockdown per i ristoranti. Tavoli solo all’aperto? Ristorante gremito. Numeri da record. Raramente fatti prima della pandemia. Mi fermo a parlarne con il nuovo chef Jordan Frosolone. Una lunga esperienza di training negli USA ed in Italia e già Chef di 10 Corso Como a South Street Seaport in New York City.

Come spieghi questo enorme successo del ristorante in un periodo difficile per la ristorazione newyorkese?
“Il mio arrivo alla guida delle cucine di The Leopard at des Artist (risata!!). In effetti sono stato assunto a gennaio del 2020. Manco il tempo di studiare un nuovo menù e nuove strategie per attrarre nuovi clienti e fu imposto il lockdown. In questo periodo fino alla riapertura ho lavorato ad un nuovo menù concentrandomi solo sulla qualità. Solo prodotti italiani e delle migliori aziende. Ed i risultati sono venuti subito. Devo anche aggiungere un’altra cosa…”
Prego.
“The Leopard at des Artist è situato nella lobby di un palazzo gentilizio. A volte è difficile notarlo dall’esterno. Nonostante sia segnalato. Poi il quartiere è composto da molti senior citizen che sono fuori per molti mesi l’anno. L’inverno in Florida, l’estate agli Hamptons. I tavoli fuori ci hanno dato una visibilità straordinaria. Permettendoci di attrarre un pubblico giovane. Parlo di quarantenni e tanti che prima non venivano con continuità. Tante famiglie reduci da una passeggiata a Central Park. Insomma malgrado il divieto di usare le sale interne (l’indoor dining sarà in vigore dal 30 settembre prossimo con una capienza ridotta al 25%) i risultati dell’outdoor dining sono ad oggi eccellenti. I clienti apprezzano la raffinatezza dell’allestimento e la tranquillità dell’isolato”.
Insomma la ristorazione outdoor ha funzionato in tempi di Covid-19?
“Non posso parlare per tutti i ristoranti. The Leopard at des Artistes si trova in un quartiere residenziale a ridosso di Central Park West ed in una strada con poco traffico. La nostra attenzione a ricreare all’esterno un ambiente sofisticato e rilassante ci ha dato ragione. Ci siamo riusciti. E’ un lavoro quotidiano che esperiamo con un team di collaboratori dai manager al personale di sala di notevole livello professionale. Ora più che mai l’attenzione al cliente è fondamentale. Per noi ogni cliente è un VIP. Posso aggiungere un’altra cosa?”
Faccia pure.
“In questo periodo siamo aperti ogni giorno a lunch e dinner. Prima a lunch eravamo aperti solo il fine settimana. Questo ci inorgoglisce molto”.
E questo successo come lo spiega?
“Credo che la gente abbia voglia di uscire. Tanti mesi in casa hanno lasciato un segno profondo sulle persone. Poi siamo nell’Upper West Side. Un tempo il Lincoln Center e gli altri centri culturali erano mete di attrazione. Ora tutto è fermo. Se ne riparla per riaprire nella primavera del 2021. La gente comunque ricerca qualità, servizio e cortesia. Penso che queste qualità hanno fatto di The Leopard at des Artistes una meta scelta da tante persone. Siamo un’oasi di pace, tranquillità e qualità in un quartiere che ha subito forte il colpo del Covid 19″.
Non resta che augurare buon lavoro. Riprendo la mia passeggiata verso casa. Due isolati più giù e la crisi morde. E si vede. Per fortuna l’ Upper West Side resiste anche grazie a The Leopard at des Artistes.
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