Dopo 44 anni il Fancy Food Show si conferma l’appuntamento più importante per chi lavora nel settore delle specialità alimentari, un business che muove circa 250 miliardi di dollari, come ci ricorda il presidente della Specialty Food Association, Phil Kafarakis. Fra formaggi al whisky, all’Espresso e al Merlot, miele di Sparta in confezioni che sembrano creme di bellezza, candele fatte di cioccolato, sale di Ibiza, erbe tedesche “contro la stupidità,” mochi nipponici e altre chicche internazionali e americane, l’Italia risulta sempre vincente con oltre 50 aziende a rappresentare “ The Extraordinary Italian Taste”.
L’inaugurazione del padiglione italiano è avvenuta alla presenza dell’Ambasciatore d’Italia in U.S.A. Armando Varricchio, che ha tagliato il nastro davanti al Console Generale di San Francisco Lorenzo Ortona, Maurizio Forte, direttore ICE a New York , Phil Kafarakis, presidente della Specialty Food Association, Donato Cinelli, AD di Universal Marketing e Nicola Levoni di Assica.
L’Italia, ci ricorda Maurizio Forte, rimane sempre leader nel settore agroalimentare come esportatore di olio d’oliva, pasta, formaggi, aceto balsamico ed acqua minerale.
Il padiglione Italia è sicuramente uno dei più visitati e curati dal punto di vista estetico con un punto di ristorazione organizzato dalla bravissima chef Viola Buitoni e l’angolo caffè, che attirano visitatori da ogni parte della fiera. Un’altra meta per assaggiare prelibatezze è lo spazio dedicato alle piadine di Gianni Succi, nell’area dedicata al marchio Belgioioso, dove Gianni ha preparato le sue piadine con stracchino fresco, rucola e prosciutto per la gioia di tanti italiani e stranieri.

Tradizione e innovazione sono anche i fili conduttori delle più interessanti scoperte della fiera. Ad esempio parlando con Paolo Montanari, presidente di TartufLanghe, azienda specializzata in tartufo bianco di Alba, ci vengono mostrate delle strane scatolette che contengono cibo disidratato, fra cui una mozzarella di bufala e una scatola di tartufo bianco senza H2O. Montanari infatti produce cibo per l’ESA, l’European Space Agency, in particolare per la nostra Samantha Cristoforetti che, grazie a lui, durante i lunghi mesi in viaggio nello spazio può assaggiare i sapori della nostra cucina. La mozzarella disidratata, come anche altri alimenti, ci spiega, viene utilizzata anche dai ristoratori, magari grattugiata su alcune pietanze. Data la sua leggerezza può essere spedita con meno spese e non scade che dopo 4 anni. Il suo gusto?

Ne mettiamo in bocca un pezzo e si scioglie subito, rilasciando un sapore molto piacevole di mozzarella di bufala. Ci sono anche scatoline di semi di olive essiccati, ricchi di polifenoli, perle di olio al tartufo, perle di tartufo nero che sembra caviale. Gli chiediamo quale è stato il suo percorso di studi e ci racconta di essersi laureato in Scienze e tecnologie alimentari alla Cattolica di Milano, un indirizzo che forma nuovi esperti del settore agroalimentare e agroindustriale con attenzione particolare alla sostenibilità, eco-compatibilità e innovazione.

Un ritorno al futuro avviene con i mulini di pietra dell’azienda Molini del Ponte, il cui proprietario Filippo Drago di Castelvetrano (Trapani) è un giovane pieno di entusiasmo e passione per ciò che fa. Ci mostra foto della sua immacolata azienda, che usa sia antichi molini di pietra che macchinari ultra moderni, un articolo del New York Times dedicato alle loro antiche farine e alcuni video di una nota trasmissione culinaria giapponese e della TV brasiliana Globo che parlano della sua azienda. La scorsa estate, ci racconta, è arrivato un giapponese direttamente nella sua azienda a Castelvetrano solo per comprare gli spaghetti fatti con le sue farine, mentre lo scorso febbraio un’intera troupe televisiva è arrivata dal Giappone per parlare della sua azienda. Così i Molini del Ponte sono diventati un piccolo caso nel panorama alimentare nipponico, da sempre attento all’originalità e alla qualità. Le loro farine vengono usate anche da chef stellati come come Pino Cuttaia del ristorante La Madia di Licata, Ciccio Sultano del ristorante Duomo a Ragusa Ibla, da Retrobottega a Roma e molti altri ristoranti. Filippo è stato anche chiamato da un noto quotidiano il “cacciatore di mulini”, perché fin da piccolo andava per le campagne a cercare antichi mulini, magari buttati via, per collezionarli. Insieme all’azienda Agricola Filippone di Petralia Sottana ( Palermo) i Molini del Ponte offrono al mercato estero l’antica tradizione italiana unita ad uno spirito imprenditoriale dinamico e giovane.

Da questo punto di vista è molto interessante anche il progetto di Edoardo Peduto di Vinitaly International, una costola della famosissima Vinitaly di Verona, che forma Ambasciatori ed Esperti di vini italiani in tutto il mondo. Sono giunti alla 10ma edizione, di cui 4 sono state ospitate a Verona e 6 fra Cina e Stati Uniti. La selezione è durissima, su 450 partecipanti solo 170 hanno ottenuto la certificazione, il prossimo appuntamento della Vinitaly Academy sarà a febbraio a Los Angeles.

Tradizione e innovazione sono anche il motto del Caseificio La Contadina, di Grazzanise (Caserta), si incontrano nelle meravigliose confezioni anni ’30 della torroneria e cioccolateria D. Barbero di Asti e nelle speciali confezioni della pasta Di Martino, con base a NY City, disegnate da Dolce e Gabbana. Anche gli gnocchi Master, offrono un binomio tradizione-innovazione con il nuovo look biologico e vegano Mamma Emma: gnocchi con “il taglio” e a strisce, che replicano quelli della nonna, offerti anche in versione integrale, con spirulina, con farina di farro, con spinaci. Tutto volge al bio, all’ ”organic”, come anche gli oli al tartufo di Sabatini. Due fra i maggiori distributori locali di prodotti italiani Richard Armanino e Dino Lettieri mostrano nuovi prodotti dove sia la confezione che il catalogo parlano di tradizione italiana, di storia, del passato, della riscoperta della lentezza ( oltre che slow food anche slow coffee, come ci ricorda l’azienda Morettino). Anche marchi come Rustichella d’Abruzzo offrono pasta biologica senza glutine ai piselli o alle lenticchie. Tanto amore per la natura e la genuinità si trova anche nelle colorate confezioni di Fiordelisi, una nuova azienda che si affaccia per la prima volta sulla costa ovest degli Usa da Stornarella (Foggia). Antonio, il direttore commerciale, spiega che “from Field to Fork” è davvero ciò che accade quando si apre una delle buste “Open and Eat” che contengono snack ai peperoni, pomodori, melanzane, carciofi, zucchini. Anche in versione “bio” questi snack sono perfetti per chi va di fretta ma vuole nutrirsi bene e per avvicinare i bambini ad una sana alimentazione.

Molti i formaggi come il consorzio del Pecorino sardo, il Pecorino Toscano che insieme al Prosciutto toscano han portato i sapori della Maremma in fiera, molti i big come Grana Padano, Prosciutto di Parma, olio Monini, olio Colavita.
Monini lancia la linea D.O.P. con oli da diverse regioni, dall’Umbria alla Puglia, oltre all’olio della linea Bio (Organic) agli aceti speciali (anche al sapore di fichi) e ad un olio perfetto per la frittura e le alte temperature, a base di semi di uva.

L’olio Colavita festeggerà i suoi primi 40 anni negli Stati Uniti il prossimo luglio: un’ azienda nata oltre 70 anni fa da un piccolo frantoio familiare in un paesino del Molise e poi diventata leader del settore in tutto il mondo. I suoi headquarters sono a Pomezia (Roma) e sono il secondo impianto in Italia per capacità produttiva. Il “ Colavita Centre for Food & Wine” nel Culinary Institute di New York è ad oggi una realtà unica al mondo, dove si offrono lezioni di cucina, dove si trovano un ottimo ristorante aperto al pubblico, una cucina e anche una biblioteca. Nel 2015 Colavita ha aperto uno stabilimento anche in California per distribuire meglio su tutto il territorio USA.
Innovazione, tecnologia, tradizione e soprattutto tanta passione, queste sono le caratteristiche che rendono le aziende che lavorano nell’agroalimentare italiane competitive e vincenti all’estero.