“Tutti a tavola e Buon appetito”: con queste parole Lidia Matticchio Bastianich ha concluso la presentazione del suo ultimo libro My American Dream – a life of love, family and food all’Istituto Italiano di Cultura di New York lo scorso 2 maggio. La sua è stata una celebrazione della genuina identità culinaria italiana, ma soprattutto un ritorno alle radici, il racconto di una vita nomade da Pola, in Istria prima che passasse alla Jugoslavia di Tito, alla fuga in quella giovane Italia che ti accetta ma non ti accoglie. Si intrecciano i ricordi, e quelli di Lidia ritornano a quando ripensa al coraggio dei suoi genitori che arrivarono in America con i bambini piccoli non sapendo la lingua. Il periodo in un ex campo di detenzione nazista e poi l’avventura al di là dell’Atlantico: entusiasmo ma anche fatica e pena per le radici strappate, prima di arrivare al successo. Questa è la Lidia che si racconta con nostalgia ma anche con tanta grinta, e svela a tutti noi presenti, come è entrata di “ricetta in ricetta” nelle case americane prima e in quelle internazionali poi, e racconta, con il tono familiare della vicina di casa , che la sua cucina ha il sapore della sua terra, dei fornelli della nonna, della zia e della mamma.

Per un attimo, mentre l’ascolto mi dimentico che mi trovo di fronte ad una celebrità che ha vinto due premi Emmy ( i premi della Televisione americana, di cui uno ad Aprile 2018), con il suo programma “Lidia’s Kitcken”; ma che è anche una imprenditrice di successo con 4 pluripremiati ristoranti a New York (Felidia, Becco, Esca e Del Posto,) Lidia’s a Pittsburgh e Lidia’s a Kansas City con sua figlia Tanya. E come non ricordare un altro suo successo imprenditoriale che associa il Made in Italy ad un luogo particolare: il mercato artigianale enogastronomico Eataly che Lidia ha aperto insieme al figlio Joe Bastianich e Oscar Farinetti, team di successo che ha aperto al Flatiron District e al World Trade Center a New York City, ma anche a Chicago, Sao Paolo, Los Angeles e a breve a Toronto .
Tuttavia, di Lidia non colpisce solo il suo bagaglio di esperienze e di successi alla televisione e quelli commerciali, ma piuttosto quel modo di raccontarsi, di descrivere le vicende di una vita vissuta tra fornelli (quelli di casa sua) e che dimostra che la passione, la dedizione e il grande amore per la propria cultura d’origine possono costituire una grande risorsa non solo per sè stesse, ma soprattutto per il Paese che ha saputo comprenderne la grande vitalità. “Sono la donna che ha fatto conoscere la fonduta agli americani” ricorda Lidia facendo sorridere il pubblico entusiasta che comprende la profondità della sua affermazione: “Sono felicissima di essere qui, perché la mia è una storia vera basata sulla cultura italiana, e io non ho mai smesso di essere italiana nel cuore, nel gusto, e quello che ho dato e venduto agli americani è la cucina italiana che ha tanto da dare».
La stessa grande cucina che durante la settimana si trasforma in studio televisivo, quella sala da pranzo dove si mangia e si coltiva il senso di appartenenza e dove si ritrova tutta la famiglia di Lidia sempre e spesso. E, nel retro della stessa casa, c’è ancora l’orto curato da nonna Erminia che a 93 anni, racconta Lidia, «esce a piantare il radicchio zuccherino e a legare le piante di pomodori».
Presa dall’euforia della serata e dal calore del ricordo, le chiedo “ma Lei, Lidia, cucina gli stessi piatti che offre ai clienti dei suoi ristoranti?” E Lidia con il sorriso negli occhi risponde «Gli ingredienti vengono dal nostro orto, ma la filosofia è quella: ingredienti semplici, di stagione, un tocco di personalità con le spezie giuste, ma senza la pretesa di inventare chissà cosa». Come ha conquistato questa superchef, il cuore degli americani? «Il cibo è rimasto la mia connessione – risponde – con le radici italiane. E all’America ho voluto trasmettere questa gioia” ed anche noi capiamo come la gioia di appartenere e di essere va oltre un semplice piatto e una tavola imbandita!