In Italia, l’idea di sedersi a tavola insieme ha ancora un certo peso — un gesto che, in molte famiglie, sfiora il sacro. Ma in gran parte del mondo moderno, i pasti stanno diventando momenti solitari, transazionali, facilmente sacrificabili agli dèi dell’efficienza e del tempo davanti agli schermi. Così, quando lo scorso marzo l’Università del Minnesota, con il sostegno del Gruppo Barilla, ha pubblicato The Power of Togetherness — uno studio che racconta come i pasti condivisi possano migliorare l’umore, ridurre i sintomi depressivi e rafforzare il senso di connessione tra le persone — non è stato esattamente uno shock. La vera sorpresa, forse, è stata accorgerci di quanto avessimo bisogno di uno studio per ricordarcelo.
I ricercatori hanno intervistato 1.000 adulti in ciascuno dei tre Paesi coinvolti: Italia, Stati Uniti e Germania. In cima alla classifica, l’Italia: il 74% degli adulti consuma pasti in compagnia almeno sei volte a settimana. Negli Stati Uniti, uno su dieci ha dichiarato di non condividere mai un pasto. È facile ridurre tutto a una statistica sulla salute mentale — più cene, meno tristezza — ma la vera storia potrebbe essere meno clinica. Potrebbe essere la conversazione. Perché quando le persone si siedono a tavola, tendono a parlare. Di cibo, certo. Ma anche di lavoro, politica, notizie, del taglio di capelli del vicino, dei pomodori quest’anno. In Italia e in Germania, a dominare sono i temi di attualità. Negli Stati Uniti, il cibo stesso diventa argomento centrale. E sempre, sotto tutto questo, c’è il mormorio silenzioso dell’essere visti, ascoltati. Dell’essere, per un attimo, al centro di un rito condiviso, quasi sacro. Non è solo una questione di benessere. È una questione culturale. Persino di resistenza. Cucinare per qualcuno, mangiare insieme, sparecchiare fianco a fianco — non sono atti dettati dalla comodità. Sono piccoli gesti ostinati contro un ordine sociale che mette al primo posto la velocità, la produttività e l’autonomia. Dicono: qui, ora, ci ritroviamo.
L’Italia, con i suoi pranzi della domenica e le tavole multigenerazionali, può sembrare un’eccezione romantica. Ma anche questa immagine si sta trasformando. Gli affitti nelle città crescono vertiginosamente. Gli orari si fanno sempre più frammentati. Il tempo, sempre di più, è un lusso. “Trovare il tempo per mangiare” suona ormai come una vacanza. Come qualcosa da pubblicare sui social, se solo si avesse il tempo. Eppure, la ricerca ci dice ciò che in fondo sappiamo già. Solo che abbiamo smesso di ascoltare. Che cucinare insieme, discutere di politica a tavola, imparare la pazienza davanti all’ultima fetta di pane — non sono abitudini banali. Sono il modo in cui impariamo a vivere insieme.