Sono tantissime le aziende che hanno partecipato al Summer Fancy Food 2019.
Ancora una volta l’Italia spicca come colonna portante della tradizione culinaria, con lo sguardo rivolto al futuro e all’ innovazione.
Lunedì 24 giugno, in occasione della seconda giornata di Fancy Food, La Voce di New York è andata in giro per il padiglione Italia per raccontarvi più da vicino l’esperienza del salone.
Abbiamo riassaporato gusti che non assaggiavamo dai tempi dell’infanzia, abbiamo sognato attraverso progetti grandiosi portati avanti da aziende determinate e creative, ci siamo stupiti di fronte ad accostamenti inusuali ma del tutto azzeccati, abbiamo creduto nella forza delle tradizioni emozionandoci però di fronte all’ innovazione.
Un’esperienza unica e totalizzante che appaga non soltanto i sensi ma anche quella parte di anima legata allo stivale che a volte a New York rimane nell’ombra.
Un primissimo caloroso benvenuto ci è stato rivolto all’entrata dallo stand di ICE New York, agenzia diretta da Maurizio Forte, uno dei pilastri importanti del padiglione.
Quest’anno grandissima attenzione è stata data all’eco-sostenibilità.

Abbiamo visitato lo stand di Monini, l’azienda umbra da sempre produttore di olio di alta qualità, che ci ha detto che, secondo uno studio da loro condotto nel corso degli ultimi due anni hanno visto che fra un olio extra vergine di oliva convenzionale e un olio organico c’è una differenza di impatto sull’ ambiente a favore del biologico di 5 a 1. L’olio organico inquina un quinto rispetto a quello non organico. Zefferino Monini, presidente e amministratore delegato dell’azienda di famiglia nonché vicepresidente di Federolio ha affermato: “Noi ci crediamo e, siccome penso che siamo una famiglia sensibile molto attenta per il futuro intendiamo sviluppare progetti molto vicini ai prodotti organici.” (Pubblicheremo successivamente una intervista con Monini).

Una scelta non soltanto etica, ma anche salutare la loro.
Sull’utilizzo di prodotti integrali e organici anche De Cecco, il famoso pastificio abruzzese, sembra concordare. Secondo uno studio condotto dall’ università della Sapienza di Roma infatti, la linea di pasta integrale presenta residui assenti e un livello micotossine ottimo.

Anche Lauretana, l’azienda biellese produttrice dell’acqua più leggera d’ Europa (con un residuo fisso di 14) è attenta alla salvaguardia dell’ambiente. Anna Vietti, consigliera di amministrazione dell’azienda piemontese, ci ha svelato che stanno pensando nuovi design per le bottiglie di vetro, tenendoci comunque a confermare che sì, la plastica utilizzata per le loro bottigliette è reciclabile al 100%.
Un altro tema molto caro all’ Italia è da sempre quello della qualità del prodotto abbinata ad una ricerca meticolosa e alla scelta consapevole attenta delle materie prime.
È il caso del panettone di Fiasconaro, azienda dolciaria siciliana che nel 2017 ha ricevuto il premio “castagna d’oro” alla Mostra Mercato “La Castagna” di Venasca, per la valorizzazione che quest’azienda ha saputo dare al suo prodotto più rappresentativo. L’ultima creazione di Nicola Fiasconaro per Dolce e Gabbana è il Marron Noir, un panettone gusto marron glacé, che prevede l’utilizzo delle castagne di Venasca.

Il tema della ricerca è molto sentito anche dall’azienda Leone, che ha appena lanciato sul mercato una pastiglia leone gusto amarena Fabbri, in collaborazione con l’omonima azienda. Per loro la collaborazione con altre aziende italiane è molto importante, per creare prodotti unici e spiccare tutti insieme anche all’ estero. Stanno puntando molto anche sul cioccolato che, anche se non è molto risaputo, è uno dei primi prodotti Leone, con una ricetta che conta circa 500 anni di storia e un lancio sul mercato che risale a 15 anni fa. Senza lattosio, senza glutine e con ingredienti tutti naturali, a prima vista può sembrare simile a quello di modica, anche se, come ci spiega uno dei manager dell’azienda, la differenza sta nello zucchero utilizzato: se infatti in quello di Modica viene mescolato quello raffinato bianco, che il cioccolato in parte assorbe durante il corso della lavorazione, nella ricetta Leone si usa sempre lo zucchero di canna integrale, che essendo meno dolce e poroso si scioglie meno, oltre ad essere più salutare.
Nel “corridioio siciliano” al piano terra incontriamo invece Antonio Di Dio e Diana de Concini, i due creatori de “La Vucciria food concept”, consorzio spontaneo di eccellenze agro alimentari e culturali siciliane, nato nel 2017 a Palermo. Da come la racconta Antonio, questa è una storia d’amore da film: una relazione che nasce tra un siciliano e una bolzanina produttrice di mele in Val di Non innamorata dei mercati palermitani, e si estende poi a tantissimi prodotti siciliani, ad un’idea anacronistica e molto bella di comunità, ad un paese e molto altro. “Abbiamo pensato di aprire uno showroom all’ interno del mercato della Vucciria di Palermo, per valorizzare i prodotti all’ interno di uno spazio icona della città.” Ci spiega Antonio con lo sguardo pieno d’orgoglio. “La stidda, che è il nostro simbolo, (una specie di stella a 16 punte tutta colorata) è stata disegnata da Diana e dipinta da Roberto Cavallaro, un artista folk palermitano. Lì ogni colore rappresenta un diverso paese siciliano da cui provengono i prodotti che vendiamo e un diverso utilizzo dell’olio” (il loro prodotto principale). Continua Antonio indicando il simbolo che è in bella mostra su un cartellone, poi ci spiega i suoi prodotti nel dettaglio: “Abbiamo trasformato le vecchie ricette di famiglia nostre e le abbiamo portate sul mercato facendo collaborare diverse aziende” dice indicando la salsa di pomodoro siccagno, la marmellata di arance amare e la caponata di Don Nicola in onore del padre, senza pomodoro e peperone.
Sulla tavola imbandita non può mancare il pistacchio di Bronte, nelle versioni di un pesto leggermente salato e la crema dolce spalmabile, e la pasta tipica siciliana trafilata al bronzo, prodotta da una piccola cooperativa nata dalle ceneri di un antico pastificio, dove oggi mastri pastai di Corleone lavorano grani siciliani 100%.

Oltre ai prodotti culinari e ai due vini tipici della regione, il Nero d’Avola e il Grillo, lo stand espone anche ceramiche dell’artista palermitana Elisabetta Castagnetta e e le borse gioiello disegnate da Francesca Sant’ Angelo, che le crea partendo dalla palma nana e intrecciandola fino a passare poi alla lavorazione finale e al design creato anche con stoffe e bottoni. Ma l’ultima aggiunta a questa gamma già così ricca di prodotti è qualcosa di davvero particolare e autoctono: la linea di profumi ispirata alla Sicilia. C’è il classico profumo di zagara, che è il la fragranza emanata dai giardini mediterranei, il “Vento di Sicilia”, un’essenza che è un’unione di fiori siciliani al mattino, e “La sera” che, contrapponendosi al sopracitato, ricorda un tramonto estivo e piccoli boccioli di fiori che si chiudono lasciando dietro di loro un sentore di un qualcosa che c’è, sta andando via ma che ritornerà l’indomani mattina. Una menzione speciale merita invece il “Mistico”, un profumo nato dalla collaborazione con maestro Franco Battiato e che ha note speziate e forti.
Prima di andare poniamo ancora una domanda ad Antonio, legata al concetto di mentalità mafiosa siciliana e come viva lui questa situazione. “Noi abbiamo riunito 500 vivicoltori, aziende ittiche, aziende conserviere, mastri pastai e cantine abbattendo quelli che erano gli stereotipi del siciliano che non si fida, che non vuole unirsi. Noi siam la Vucciria market, siamo il nuovo che unisce e abbatte le barriere”. Non poteva trovare parole più giuste per trasmettere il messaggio del suo consorzio. Intanto La Voce ha anche incontrato al Fancy Food l’On. Girolamo Turano, l’Assessore alle Attività Produttive della Regione Sicilia e pubblicheremo l’intervista nei prossimi giorni.

Tornando verso padiglione Italia incrociamo Pasquale Cozzolino, un personaggio che non poteva certo mancare alla fiera. Cofondatore e Chef di Ribalta, la storica pizzeria Newyorkese, Cozzolino viene al Fancy Food in cerca di “Chicche”, di alimenti di esportazione di nicchia, che può utilizzare per i suoi piatti, e dice che quest’anno ne ha trovati molti e di altissima qualità.
Il giorno prima avevamo intervistato la celebre Chef Lidia Bastianich che ci aveva avvertito di alcune novità o “riscoperte”. E infatti, sul settore ittico, troviamo magnifici alici sottolio e insalate di polipo. Assaggiamo quelle di “Medusa”, buonissime, prodotte da una azienda veneta antichissima. Carlo Zetti, l’export manager, ci spiega come, pur molto orgogliosi del loro prodotto, sia sempre molto importante in queste fiere “intercettare” i consigli che possono venire dal gusto americano.
Un’esperienza particolare l’abbiamo invece vissuta assaggiando il latte Granarolo con i cereali, che ci ha fatto tornare immediatamente indietro nel tempo, alla nostra infanzia quando nella pubblicità il bimbo biondo leccandosi le labbra esclamava “è quello della Lola”!
Questo salone è quindi un’esperienza a tutto tondo, ben bilanciata tra tradizione e innovazione, ricerca e attenzione all’ ambiente. Ma il Fancy food non è soltanto italiano, e domani insieme esploreremo tutti gli altri paesi espositori!