È fine settimana e ho bisogno di fare la spesa, così appunto su un foglio:
- Pangrattato
- Panna
- Uova
- Prezzemolo
- Carote
- Melanzane
- Mozzarella
- Sale
- Salsa di pomodoro
- Maionese
- Biscotti
- Latte
- Cioccolato
- Mascarpone
Mi ritrovo tra i corridoi del supermercato vicino casa, alla ricerca del pangrattato; ovviamente lo vado a cercare vicino al pane, ma non lo trovo, così sono costretta a girare, girare, girare finché ad un certo punto scopro che il pangrattato si trova nell’ultimo posto in cui l’avrei mai cercato: vicino alle farine.
Perplessa, continuo la mia ricerca, ora mi serve la panna per fare un dolce, ma non trovo la panna da montare e invece trovo il latte, così come quando cerco il latte e trovo la panna acida che provo a bere credendo sia latte.
Il prezzemolo! O almeno quello che pensavo fosse prezzemolo ma, una volta tagliato, saprà di “cimici cresti” (termine dialettale pugliese che sta ad indicare le cosiddette “cimici verdi” – insetto maleodorante).
Mascarpone? Non pervenuto.
Biscotti “Chewy”, ovvero “gommosi” ma che, dopo il primo morso, io chiamerei semplicemente “stasciunati” o “riciuncati” che dir si voglia (ovvero mollicci, inumiditi come quando distrattamente si dimentica la confezione aperta).
Ora mi serve una semplice salsa di pomodoro, ma dai barattoli vengono fuori mostri marini dalla testa di: cipolla, aglio, olive, peperoni, carote e zucchine… ma si può avere una salsa di pomodoro semplice? La condisco io!
Dove mi trovo?! Ad un tratto mi accorgo di essere piccola piccola e, camminando all’indietro a testa in su tra carote e melanzane giganti, inciampo in una coca cola formato famiglia da 5 litri che, eruttando in un fiume di bollicine, mi trascina per le corsie del supermercato.
Tento invano di afferrare delle maniglie gialle che solo dopo mi accorgo essere delle mini bananine piccolissime.
Il mare di coca cola si abbassa e mi ritrovo seduta su una montagna di mozzarella grattugiata con isole di sale che non sala e uova che non puzzano di uova.
Un minuscolo vasetto di salsa di pomodoro accanto a me con su un biglietto che dice: “Aprimi”; lo apro, non accorgendomi trattarsi di un concentrato, e mi ritrovo fra onde di pomodoro che mi trasporta fino al reparto delle salse.
Ricordo improvvisamente di dover comprare la maionese ma non riesco proprio a trovarla sotterrata in scaffali e scaffali di barattoli.
Salsine sirenesche, esageratamente condite, cercano d’incantarmi: caraibica, barbecue, ketchup senza sale, ketchup piccante, tabasco buffalo, tabasco al peperoncino rosso o verde, salsa di prosciutto, salsa al gorgonzola, salsa greca all’aceto, salsa francese, salsa russa, mostarda piccante, mostarda al miele; finalmente intercetto la maionese ma ho un nuovo problema ora: maionese all’avocado, alle olive, con i cetriolini, i capperi, il cocomero, il prezzemolo, al salmone.
Ok, ci rinuncio e decido di proseguire il mio cammino, quando inizia una pioggia di wurstel dall’infinita varietà, forma e dimensione; cerco di ripararmi mantenendo sulla mia testa una patatina gigantesca che però si trasforma in un drago lanciafiamme all’aceto!
Gommoni di donuts coperti di glassa al cioccolato mi passano accanto, con un balzo ci salgo a bordo.
Tutto questo correre mi ha messo fame, così do un morso e scopro che in realtà non si tratta di cioccoloto ma di zucchero colorato avente solo le sembianze del cioccolato… ma perché?
Quasi non rendendomene conto, mi ritrovo aggrappata a cavoli, broccoli e ad un’ insalata romanella, abbraccioandoli come farei con un parente che non vedo da tempo.
La sveglia suona interrompendo il sogno.
Mi trovo nel mio letto disorientata, confusa e affamata, e afferro il telefono e dico: “Mamma prepara un pacco, mi servono:
- Pangrattato
- Panna
- Uova
- Prezzemolo
- Carote
- Melanzane
- Mozzarella
- Sale
- Salsa di pomodoro
- Maionese
- Biscotti
- Latte
- Cioccolato
- Mascarpone
E sai che ti dico? Già che ci sei, mandami anche delle scatolette di tonno!”.
Con ironia ho provato a spiegare l’esperienza dell’(affamato) emigrato-italiano-all’estero: come Edward Cullen in Twilight si ciba di animali per sopravvivere ma non ne è mai totalmente soddisfatto, così un italiano in America si aggira disorientato alla ricerca disperata di prodotti a lui familiari.
La realtà è che per vivere in un posto che non è il tuo, bisogna non solo imparare una lingua che non è la tua, ma anche sperimentare sapori nuovi, che non sono i tuoi, senza andare in cerca solo di ciò che ti é familiare.
Più facile a dirsi che a farsi, ma apriamo gli occhi e invece di cercare proviamo a guardare e scegliere qualcosa di nuovo; evitate però cubetti di spinaci surgelati, non ordinate l’insalata a domicilio e, per carità, non avvicinatevi alle scatolette di “spaghetti and meatballs” da cuocere nel microonde!
Detto questo, da salentina, devo dire comunque che “il pacco da giù” non si nega a nessuno.
E intanto la lasagna, il polpettone e le pittule non sono mancate nemmeno in questo mio Natale newyorkese.
Buone Feste e buon appetito a tutti!