La formula è di quelle perfette: l'appeal del vino, la bellezza mozzafiato di un castello adagiato su un lago dell'Hudson Valley, e incontri con voci autorevoli del mondo enogastronomico, da Lydia Bastianich a Anthony Giglio. Il Wine & Food Festival di New Paltz (140 chilometri da New York) ha debuttato nel weekend scorso, abbracciando in tutto 90 produttori – tra italiani, francesi ma anche croati, sloveni, macedoni – molti di fresca presenza sul mercato USA.

Lidia Bastianich, Foto: Matt Petricone
Ai vini di Piera Martellozzo, dell'azienda Pratello, Tenuta Collosorbo e Banfi, solo per citarne alcuni, si sono alternati tartufi e formaggi, con un Lou Di Palo, della famosa gastronomia di Little Italy, instancabile a tagliare cubetti di Asiago, Grana e Piave, in un banchetto trionfante di sapori.
Veri protagonisti dell'evento sono stati la ricerca di alternative all'Italia e le aspettative nei confronti di un mercato nuovo, quello americano, che non smette di amare il nostro cibo.
L'evento si incornicia nel programma di manifestazioni a cui l'ICE ha dato il suo appoggio: "Stiamo tracciando i flussi di persone più abbienti e i luoghi chiave in cui l'Italia abbia una presenza con il cibo ma anche con i prodotti del lusso", spiega il direttore Pier Paolo Celeste che adesso guarda al Texas per le prossime partnership.
Il vino italiano fa comunque da apripista. “In generale il mondo del vino è piacevole, romantico, sexy – dice Anthony Giglio, giornalista – Non mi stancherò mai di parlarne. Gli americani sono molto attratti dal vino italiano ed è abbastanza facile insegnar loro a conoscerlo. Una differenza fondamentale con il modo anglosassone di degustare è che quest'ultimo non associa mai l'alcol al cibo mentre io dico sempre che per capire il vino italiano fino in fondo bisogna mangiare; che sia un pezzo di pane o di formaggio, è la mia prima raccomandazione”.
Il festival, organizzato dal distributore di vini Sam Ramic, è stato ospitato nel resort di Mohonk Mountain House, un luogo da favola, di quelli che non si scordano: un'antica residenza di pietra e legno che si riverbera nel lago privato di Mohonk, appartenente alla famiglia Smiley dal 1869.
Unica, non trascurabile, pecca lamentata dagli stessi produttori, è stata una modesta presenza di pubblico, una mancanza a cui l'organizzatore Ramic dovrà l'anno prossimo porre rimedio per dare lunga vita al festival.
Infine un consiglio ai nostri produttori di vino arriva dall'esperto dei corsi di enologia Kevin Zraly: “Per affermarsi nel mercato USA bisogna esserci. Non dipendere da un importatore o da un negoziante. Il produttore deve essere presente in prima persona nei negozi e nei ristoranti per spiegare il proprio prodotto. Costa denaro, tempo e fatica ma premia in termini di risultati. Ricordiamoci che il consumatore americano beve prima di tutto vino americano e poi quello del resto del mondo, di cui l'Italia è, sì, primo importatore ma occupa sempre una piccola fetta di mercato. Come si dice in California: The wine needs to go on the road!"