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May 28, 2013
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May 28, 2013
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Prendi il coffee cup e scappa!

Maurita CardonebyMaurita Cardone
Time: 4 mins read

Tra le tante doti dei newyorchesi ce n'è una in particolare per cui nutro una profonda e sincera ammirazione. Parlo della capacità di muoversi nella folla urbana e compiere le proprie azioni quotidiane portandosi dietro un bicchierone di caffè bollente. Detta così può sembrare banale, ma – credetemi – se non avete questa abilità nel vostro DNA, il compito presenta non poche difficoltà. Dopo mesi di ustioni di terzo grado e vestiti impataccati, sto finalmente iniziando a fare qualche progresso. Sia chiaro, sono ancora lontana dalle prove di equilibrismo dei nativi, ma ho acquisito un certo know-how che mi sento di condividere con voi.

La questione merita di essere approfondita perché, da queste parti, il caffè è onnipresente, è ciò che tiene in vita questa città, è il suo carburante. Questa passione, va detto, non è una prerogativa newyorchese: tutta l'America impazzisce per questa bevanda. Gli americani sono i più grandi consumatori di caffè al mondo: di media, in una giornata, bevono 3.1 caffè per un totale di 450 milioni di tazze vendute ogni giorno. E per tazze si intende contenitori della capienza media di 8 once (circa 230 centilitri). Si capisce, quindi, che qui bere un caffè non è, come da noi, una cosa sbrigativa da due sorsi e via. E così la coffee cup finisce per accompagnare le attività e gli spostamenti quotidiani.

Ma, se nelle altre città statunitensi costruite per le automobili, l'americano medio ha una macchina dotata di un comodo porta-caffè, a New York, dove la maggior parte della gente si sposta con i mezzi pubblici, bisogna sviluppare una maestria particolare.

Il rito parte dal deli sotto casa (anche detto bodega, è il negozietto simile ai nostri alimentari, ma con una ben più ampia varietà di generi di prima necessità e di assoluta inutilità). Infatti, se è vero che sono sempre più diffuse le caffetterie alla moda che offrono varietà di caffè italiani, francesi e aromatizzati ad ogni genere di caramelloso gusto, è anche vero che la maggior parte dei newyorchesi continua a comprare regolarmente il proprio caffè nei deli. Qui, per prima cosa, il venditore vi chiede se volete latte e zucchero (lo zucchero viene versato a cucchiai, non cucchiaini, e generalmente non viene mescolato, ma si limita a depositarsi sul fondo. Da qui la necessità di usarne grosse quantità). Alla risposta “black” generalmente il venditore guarda il cliente con una punta di condiscendente e divertita compassione, come a dire: “Contento tu”. Non è raro che aggiunga un “ah, all'europea”. Pare, infatti, che l'abitudine di bere il caffè nero sia considerata una delle bizzarrie del vecchio continente. Il fatto è, sono arrivata a concludere, che gli americani non mettono il latte nel caffè per una questione di gusto, ma per raffreddare quella lava incandescente che altrimenti, per intiepidirsi, impiegherebbe lunghi minuti che nessun newyorchese è disposto a sprecare. Con un poco di latte si parte già avvantaggiati. Comunque il caffè resta bollente, il bicchiere resta di carta e colmo fino all'orlo. Vediamo allora come affrontare queste questioni.

Se le caffetterie più alla moda offrono ai propri clienti delle fascette di cartone in cui infilare il bicchiere di carta in modo da creare uno strato isolante salvadita, nei deli questa pratica non è ancora molto diffusa. Nei deli il venditore si limita a porgervi il bicchiere insieme a una piccola pila di tovagliolini di carta che possono essere usati allo stesso scopo ma che – attenzione! – se si bagnano diventano dei pericolosissimi conduttori di calore. Bisogna quindi, fin dal primo momento in cui si prende il bicchiere tra le mani, stare ben attenti a non fare passi falsi.

Il caffè dei deli viene generalmente servito nel classico bicchiere di carta blu, una vera e propria icona cittadina. Questo bicchiere decorato da motivi che ricordano l'antica Grecia e la scritta “We Are Happy to Serve You” si chiama Anthora (come potrebbe New York non avere un nome per i suoi bicchieri da caffè?), a riecheggiare la parola anfora, ed è stato disegnato esattamente 50 anni fa (mi stupisce che in città non abbiano organizzato una celebrazione per il cinquantenario del bicchiere).

L'Anthora, riempita fino all'orlo di caffè bollente, dicevamo, è tipicamente chiusa da un coperchio di plastica. Per sorseggiare il caffè bisogna sollevare un'apposita parte del coperchio, facendo attenzione a non causare la fuoriuscita del liquido e tirandosi dietro solo la porzione preposta ad aprirsi. Una volta sollevata, questa linguetta va incastrata a una sporgenza sul coperchio in modo che lasci aperta un'area sufficiente ad appoggiare le labbra. Ora il problema è innanzitutto che questa cosa della linguetta a incastro bisogna saperla, perché altrimenti non è così automatico che ci si arrivi. Secondo, la linguetta spesso si tira via parti del coperchio che invece dovrebbero restare dove sono. E se questo capita è molto probabile che, nel momento in cui andrete a bere, finirete per sbrodolarvi (il che è particolarmente spiacevole, considerata la temperatura del caffè). Infine, anche se ben incastrata, la sadica linguetta a volte si solleva, infilandovisi nel naso mentre state bevendo. Ovviamente questo ai newyorchesi non capita, ma per noi principianti le insidie sono sempre dietro l'angolo. Ammettiamo che tutto proceda bene con la linguetta e che quella se ne stia lì ben assicurata al tappo. A questo punto l'ultima delle difficoltà consiste nel camminare (a passo svelto, ovviamente) portandovi dietro la vostra bevanda ustionante, evitando che gli sbalzi la facciano fuoriuscire dall'apertura e finire su mani e vestiti.

Ma è proprio qui che si rivela il talento dei nativi. Il trucco è l'inclinazione. Il bicchiere va infatti trasportato inclinandolo leggermente (non troppo altrimenti finisce che il coperchio di plastica non regga alla pressione e si apra rovesciando tutto il caffè a terra). Per ottenere l'angolo perfetto, i più esperti e smaliziati sfoggiano una variante molto efficiente di questa tecnica che consiste nel porre il pollice sul coperchio, vicino all'apertura, mentre l'indice e il medio vanno alla base del bicchiere. Questa impugnatura, oltre a dare al contenitore una perfetta inclinazione, vi consente di camminare disinvoltamente tenendo il bicchiere accostato al corpo e proteggendolo da eventuali impatti. Con l'ulteriore vantaggio che, appoggiando le dita sul coperchio e sotto la base, eviterete di toccare le aree più calde del contenitore. Se così facendo riuscirete a bere il vostro caffè americano anche nella metropolitana stipata di gente, sarà valsa la pena di leggere questa rubrica. Provare per credere.

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Maurita Cardone

Maurita Cardone

Giornalista freelance, abruzzese di nascita e di carattere, eterna esploratrice, scrivo per passione e compulsione da quando ho memoria di me. Ho lavorato per Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Nuova Ecologia, QualEnergia, L'Indro, senza che mai mi sia capitato di incappare in un contratto stabile. Nel 2011 la vita da precaria mi ha aperto una porta, quella di New York: una città che nutre senza sosta la mia curiosità. Appassionata di temi ambientali e sociali, faccio questo mestiere perché penso che il mondo sia pieno di storie che meritano di essere raccontate e di lettori che meritano buone storie. Ma non ditelo ai venditori di notizie.

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