Il volto di Marcello Mastroianni, icona senza tempo, sorride ancora nel cinema italiano e internazionale, un attore che, a cent’anni dalla nascita, continua a definire l’essenza stessa della settima arte. È lui, nella sua complessità e malinconia, il nume tutelare della diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma, in programma dal 16 al 27 ottobre 2024.
Ad aprire la kermesse con un evento speciale il 14 ottobre sarà Francis Ford Coppola con l’opera colossale Megalopolis, già presentato in concorso al Festival di Cannes. Il film, ritratto di un’America alla deriva, senza più futuro, sarà introdotto dallo stesso regista americano che torna a Cinecittà, in quegli stessi luoghi dove ha girato alcune scene de Il Padrino Parte III.
“Questo festival ha un’anima urbana, è una vera festa, un arazzo con tanti fili rossi”, ha detto Paola Malanga, direttrice artistica della Festa del Cinema di Roma, durante la conferenza stampa al Teatro Olimpico. “Si svolge in una grande metropoli, come direbbe Coppola, ed è naturale che offra una vasta gamma di proposte per promuovere il ritorno del pubblico al cinema, che rimane il luogo ideale per vivere il film”.
L’edizione, come di consueto, si articola in diverse sezioni, tra cui il Concorso Progressive Cinema, Freestyle, Grand Public, proiezioni speciali e molte altre iniziative. Il pubblico assegnerà il premio tra i 18 film provenienti da 29 Paesi diversi con coproduzioni anche inedite. Fra questi, il noir grottesco americano Greedy People di Potsy Ponciroli, un’opera che omaggia lo stile dei fratelli Coen. Ambientato a Providence, Rhode Island, racconta di un poliziotto alle prese con un omicidio e un milione di dollari che spunta dal nulla. Nel cast, grandi nomi come Joseph Gordon-Levitt, Lily James e Tim Blake Nelson.
Un altro film che attira l’attenzione è Bring Them Down di Christopher Andrews, una coproduzione internazionale che porta sul grande schermo un dramma rurale in un’Irlanda bucolica solo in apparenza. Con protagonisti Christopher Abbott e Barry Keoghan, il film esplora le tensioni familiari e i segreti del passato, in una storia che culmina in un finale violento e inaspettato.
Un’altra pellicola americana di grande richiamo è The Trainer di Tony Kaye, regista di culto noto per American History X. Questa commedia indie, dal tono surreale e grottesco, segue le vicende di Jack, un esperto di fitness in crisi, interpretato da Vito Schnabel, che lotta per il suo sogno americano in una Los Angeles frenetica e allucinata. Con un cast caleidoscopico che include Julia Fox, Lenny Kravitz e Paris Hilton, il film riflette in maniera provocatoria sulle ossessioni della cultura americana contemporanea.
Dall’Italia arriva L’albero di Sara Petraglia, un dramma contemporaneo che racconta la storia di Bianca, una ventenne alle prese con amori complicati, droghe e inquietudini esistenziali. La pellicola cattura le ansie di una generazione in cerca di utopie e speranze, in un mondo che sembra averle dimenticate.
A portare una ventata di leggerezza e riflessione è L’art d’être heureux di Stefan Liberski, una commedia che segue le vicende di un artista concettuale in crisi creativa. Trasferitosi in Normandia, il protagonista trova un nuovo modo di vedere la vita grazie all’incontro con un pittore locale. Sul fronte biografico, Berlinguer. La grande ambizione di Andrea Segre offre uno sguardo intimo e politico su Enrico Berlinguer, storico leader del Partito Comunista Italiano e una delle figure più amate della politica italiana.
Dalla Germania, Es geht um Luis di Lucia Chiarla affronta il delicato tema del bullismo, raccontando la crisi di una coppia che scopre che il figlio Luis ne è vittima. Tutto il film è girato in esterni, l’unico interno è quello del taxi; e di Luis sentiamo solo la voce.
Non solo concorso, però. Uno degli eventi più attesi di questa edizione è l’anteprima di The Dead Don’t Hurt, (I morti non feriscono), il secondo film diretto da Viggo Mortensen, dopo Falling – Storia di un padre del 2020. Si tratta di un western femminista ambientato durante la Guerra Civile americana, che narra la vicenda di Vivienne, una donna forte e indipendente, interpretata da Vicky Krieps, impegnata a sopravvivere in una cittadina corrotta. Mortensen, oltre a firmare la regia, veste i panni del compagno di Vivienne e riceverà il premio alla carriera. Sarà anche protagonista di una masterclass aperta al pubblico della Festa.
Ma se Mortensen porta a Roma il suo cinema d’autore, Johnny Depp si presenta con un progetto altrettanto ambizioso. Modì, il suo secondo film da regista, dopo l’esordio nel 1997 con Il coraggioso, è una biografia atipica che ci mostra le ultime 72 ore della vita del pittore Amedeo Modigliani. Un film, girato tra l’Italia e la Francia, che si allontana dalla biografia tradizionale per esplorare il tormento interiore di un genio incompreso. Riccardo Scamarcio veste i panni del pittore, mentre Al Pacino, tra i produttori del film, interpreta un collezionista d’arte in una performance attesissima.
Nella sezione Freestyle, uno spazio libero e sperimentale dedicato a opere che sfuggono alle definizioni tradizionali, troviamo Arsa dei MASBEDO, un film ambientato a Stromboli che indaga il mistero legato a una giovane donna. Ciao Bambino di Edgardo Pistone narra una storia d’amore in un quartiere difficile di Napoli. E poi il documentario Natale Fuori Orario di Gianfranco Firriolo, un viaggio tra finzione e realtà accompagnato dalla musica e dalla presenza di Vinicio Capossela. Dagli Stati Uniti arriva McVeigh di Mike Ott, una ricostruzione dell’attentato di Oklahoma City del 1995, il più devastante atto di terrorismo interno nella storia degli Stati Uniti, con 168 morti e oltre 600 feriti.
Tra gli altri film statunitensi presenti alla Festa del Cinema di Roma, Longles di Osgood Perkins, in concorso nella sezione Grand Public, racconta di un’agente dell’FBI impegnata a risolvere un vecchio caso di omicidi seriali, con un cast guidato da Nicolas Cage. Tra le Proiezioni speciali, spiccano invece Road Diary: Bruce Springsteen and The E Street Band di Thom Zimny, un documentario che segue il tour mondiale di Springsteen; Saturday Night di Jason Reitman, che ricostruisce i caotici momenti che precedono la prima puntata del Saturday Night Live nel 1975; e il restauro del film concerto Stop Making Sense di Jonathan Demme, che celebra i Talking Heads.
Sempre tra le proiezioni speciali, figurano Antidote di James Jones, alla ricerca delle tracce dei tentativi di avvelenamento da parte di agenti russi e il documentario Sabbath Queen di Sandi DuBowski, la storia di Amichai Lau-Lavie, erede di una dinastia di rabbini ortodossi, che ha trasformato la sua vita attraverso arte e religione. Infine nella sezione Best of 2024, che propone alcuni tra i migliori titoli della stagione provenienti da altri festival internazionali, da segnalare Anora, diretto da Sean Baker, è una commedia agrodolce ambientata tra New York, Brooklyn e Las Vegas, che racconta la storia di Ani, una giovane immigrata russa che lavora come lap dancer e preferisce farsi chiamare Ani per distanziarsi dalle sue origini.