Film profondo, toccante che affronta tanti temi di estrema attualità, tutti insieme, tutti con delicatezza e precisione: l’amicizia, il rapporto fra madre e figlia, l’empatia, il riscaldamento del pianeta, la guerra, la malattia, la morte, l’eutanasia. Soprattutto l’eutanasia. L’ultimo film del maestro spagnolo Pedro Almodovar, The room next door, presentato in concorso alla 81esima Mostra del Cinema di Venezia, il suo primo film in inglese, ambientato a New York, che ha come protagoniste due attrici splendide come Tilda Swinton e Julianne Moore, affronta con determinazione il tema dell’eutanasia.
“Lo voglio dire forte e chiaro: questo è un film a favore dell’eutanasia. La protagonista decide che può liberarsi del cancro solo facendo la scelta che poi fa. Se io arrivo per prima, dice, il cancro non vincerà. Trova quindi un modo per raggiungere il suo obiettivo con l’aiuto di una amica, ma sono costrette a comportarsi come fossero dei criminali. Dobbiamo invece poter essere padroni della nostra esistenza. In Spagna abbiamo una legge sull’eutanasia (dal 2021 ndr), ma deve esistere in tutto il mondo, dovrebbe essere regolamentata e un dottore dovrebbe poter aiutare il paziente.”
In The Room Next Door Ingrid (Julianne Moore) è una scrittrice che per caso ritrova una vecchia amica, Martha (Tilda Swinton) divenuta una affermata reporter di guerra per il New York Times. Martha non scrive più non riesce neppure a leggere perché affaticata dal cancro all’ultimo stadio e dalle terapie sperimentali. Le due si ritrovano in una intimità da tempo perduta e Martha chiede a Ingrid il più grande favore: accompagnarla nel viaggio finale.
“Vediamo molto raramente al cinema un film sull’amicizia femminile fra donne mature – spiega Julianne Moore – e non so se ci siano cineasti al mondo capaci come Pedro di rappresentare così profondamente questo rapporto, se penso alle donne che ho conosciuto da cui ricevo e do sostegno, vedo quanto sia importante. Questo non è un film sulla morte, ma sulla vita. C’è una grande forza vitale, si parla di cosa significa essere vivi, avere amici, avere testimoni. Il mio personaggio aveva paura della morte ma stare vicina all’amica in fin di vita le dà il senso della vita.”
“Non posso dire che non mi comporterei come il mio personaggio se fossi in quella situazione – ha aggiunto Tilda Swinton – Non ho paura della morte, non l’ho mai avuta, penso che accettare il passaggio per certe persone sia difficile, ma per qualche motivo, per certe esperienze nella mia vita, ho preso coscienza della morte presto. So che sta venendo, la sento, la vedo. Ma il punto di questo film è l’autodeterminazione, la possibilità di decidere sulla propria vita e morte. E la storia d’amore fra queste due donne e quando dico amore lo dico perché in tutte le storie d’amore ci dovrebbe essere una grande amicizia di base.”
“Sono della Mancha una regione della Spagna dove esiste una cultura della morte – spiega Almodovar – ma è più femminile che maschile, quindi non sono io ad avere conoscenza della morte quanto mia sorella. Io mi sento più vicino al personaggio di Julianne perché questo passaggio mi fa paura, sono infantile, la morte ci circonda, basta guardare i giornali, le notizie tutti i giorni. E’ falso che io abbia 75 anni perché non me li sento, ogni giorno è uno che passa e io non ci penso. Ma quando abbiamo girato le scene nella casa nella foresta mi sono sentito molto vicino a loro, ai miei personaggi, a quello che vivevano e alla fine stavo meglio non comprendendo completamente cosa sia la morte ma avendo una maggiore apprezzamento della vita. Una lezione importante.”
Il film parla anche del pianeta: “Siamo in pericolo non dobbiamo negare queste manifestazioni negazioniste perché siamo in pericolo” dice Almodovar. Parla della guerra – l’unico modo per non pensarci è fare sesso spiega Martha all’amica, sono diventata molto promiscua. Parla del rapporto difficile fra una madre assente e la figlia:“Ho pensato al paradosso di una madre e una figlia identifica che non riescono ad avere un rapporto. Io non credo nella reincarnazione ma in questo film c’è una sorta di reincarnazione della madre nella figlia. Il fatto che Martha fosse una giornalista di guerra me la faceva immaginare come un blocco di marmo. Ma Martha riesce a creare un rapporto intimo con Ingrid e questa intimità passerà alla figlia.”
The Room Next Door sarà nelle sale il 20 dicembre