Fra i 23 Film in Concorso qui alla Mostra del Cinema oggi è stato il turno di ‘Un Couple’, film in lingua francese realizzato dal regista 92enne di Boston Frederick Wiseman con la collaborazione dell’attrice Nathalie Boutefeu.
Il film è un monologo della durata di 60 minuti interpretato dalla stessa Nathalie Boutefeu, durante il quale l’attrice ci illustra i contenuti del lungo epistolario tra Leo Tolstoj e sua moglie Sofia. Infatti la coppia, benché abbia vissuto sotto lo stesso tetto per 36 anni, faceva uso della scrittura per colmare i vuoti comunicativi, un modo inoltre per attenuare i toni fortemente irosi e conflittuali di cui il loro rapporto era caratterizzato.
Attraverso il monologo, Sofia ci propone non solo i contenuti delle sue lettere, ma sintetizza i messaggi di quelle del marito Leo. Ne esce il quadro di un uomo devoto alla sua arte di scrittura e ai suoi interessi proiettati al di fuori della famiglia, e di una moglie destinata ad accudire i suoi 9 figli sopravvissuti dei 13 nati. L’epistolario è un chiaro ‘J’accuse’ che Sofia rivolge a suo marito.
Una condizione, quella di Sofia, tipica delle donne della metà dell‘800, poste in una condizione di sudditanza, private della dignità di autonomia lavorativa e destinate solo a procreare e accudire la prole, soddisfando i bisogni del marito. Ma Sofia non si arrende a questo destino e nelle sue lettere avanza la richiesta di essere riconosciuta e apprezzata per il suo valore, per il suo duro e solitario lavoro di madre e per il supporto che lei ha sempre dato a Leo nella sua attività di scrittore, per la correzione, la trascrizione e la rilettura dei testi.
Non solo Leo non riesce ad apprezzare e a riconoscerle i suoi meriti, ma fa di Sofia un facile bersaglio su cui scaricare i suoi repentini cambiamenti di umore che destabilizzano profondamente la pace interiore di Sofia. “La tua forza mi ha distrutta“, scriverà Sofia, aggiungendo poi “ho capito che i tuoi demoni hanno un’altra origine, lontano da me”, riuscendo quindi a discolparsi dei malesseri interiori di cui Tolstoj era soggetto.

La donna continua a chiedersi con tormento nel corso dei tanti anni di matrimonio che cosa in realtà sia l’amore, dove sia, perché non possa essere lei a meritarlo, nonostante tutti i suoi sforzi. Non sentendosi amata si sente annullata; un sentimento che la indurrà più volte a tentare il suicidio, cui riesce a scampare confortata dalla presenza dei figli.
Leo ha un solo profondo amore: il suo lavoro, la sua arte e trova quasi innaturale dedicarsi ad altre forme di amore. Un assunto che la stessa Sofia fa fatica ad accettare. “Tu hai illuminato tutta la mia vita; io ho guardato la realtà attraverso i tuoi occhi“, scrive ancora Sofia, non comprendendo il motivo per cui lui la maltratti e non la consideri e non nutra per lei rispetto e amorevolezza, anzi umiliandola anche davanti agli amici. “Tu pensi solo a te stesso, mi chiedi come sto ma non aspetti la mia risposta. Non ti preoccupi di me come non ti preoccupi dei tuoi figli”. Al termine del film Sofia riesce a prendere atto dello stato delle cose e ad accettarlo, seppure non condividendolo.
Un film che mette in luce l’altra parte della medaglia della genialità e che rivela, in modo interessante, come lo scrittore di Anna Karenina nascondesse dentro di sé, in modo non troppo celato, una parte dell’arido animo di Vronskij, che con cinismo e mancanza di sensibilità indusse la stessa Karenina a porre fine alle sofferenze della sua vita.
Il film è stato girato in soli 23 giorni e ambientato sull’isola di Belle Ile in Francia.
Il monologo è accompagnato dalla colonna sonora procurata dal rumore delle acque oceaniche che si infrangono sulla costiera delle isola, a cui si unisce il fruscio dei venti che muovono la ricca vegetazione che circonda le parole della donna.